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Osteoporosi: a rischio anche l'uomo

Osteoporosi: a rischio anche l'uomo

È errore molto comune credere che l'osteoporosi colpisca solo le donne. In realtà questa patologia affligge anche milioni di uomini in tutto il mondo, con conseguenze spesso molto gravi.

Dott. Claudio Dotta

Dott. Dotta, che cos'è l'osteoporosi e con che sintomi si manifesta?

L’osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata da una diminuzione della massa ossea e da un'alterazione della microarchitettura dell’osso che comporta un aumento del rischio di frattura. Il tessuto osseo è un tessuto estremamente vitale in cui si alternano continuamente processi di distruzione e rigenerazione. L'osteoporosi è una malattia insidiosa, perché spesso non dà campanelli d'allarme o sintomi se non in fase avanzata quando, per un trauma anche minimo come una banale caduta, un osso si frattura. È una malattia sistemica, che interessa cioè tutto lo scheletro, ma le fratture si veri cano più frequentemente in vertebre, polso e femore.


Si tratta di una malattia che colpisce solo le donne?

È sempre stata ritenuta una patologia quasi esclusiva del sesso femminile perché la perdita di massa ossea viene accelerata dalla menopausa. Tuttavia, dati statistici recenti dimostrano che non vi è una differenza così marcata tra uomo e donna, soprattutto dopo i 70 anni. Inoltre, si è constatato che le fratture da osteoporosi hanno talvolta conseguenze molto più gravi negli uomini: la frattura del femore, ad esempio, registra un tasso di mortalità quasi doppio nei soggetti di sesso maschile (37% contro il 20% nelle donne).


Perché è importante diagnosticare l'osteoporosi il più presto possibile?

Circa la metà delle persone, sia uomini che donne, che hanno avuto una frattura da osteoporosi e non seguono una terapia corretta ne avranno sicuramente un'altra, e il rischio aumenta esponenzialmente ad ogni nuova frattura. Per questo, diagnosticare precocemente una perdita di massa ossea permette
di prescrivere una terapia in grado di prevenire la malattia, curarla se già in
atto e, soprattutto, ridurre l'incidenza delle fratture. Per quanto riguarda gli uomini, ci rivolgiamo in particolare a soggetti sopra i 65-70 anni o anche
prima in presenza di fattori di rischio tra cui: ipogonadismo, pregressa frattura, familiarità, consumo eccessivo di alcol, fumo, carenza di calcio o vitamina D,

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