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Il caffè fa bene a te?

Il caffè fa bene a te?

Grazie alla nutrigenetica possiamo scoprire se siamo sensibili alla caffeina, ossia se può costituire un rischio per la nostra salute individuale.

In un recente articolo sui benefici del caffè, abbiamo esplorato una serie di effetti positivi della caffeina - contenuta anche in tè, cacao, Coca Cola, matè - sul nostro benessere generale e su alcuni aspetti specifici della nostra salute.

Per alcune persone, tuttavia, sarebbe bene limitarne il consumo. Quali sono i soggetti a rischio? Ce lo dice la nutrigenetica.


Caffè e genetica

Non tutti sanno che il metabolismo della caffeina è regolato quasi totalmente da un unico enzima, il Citocromo P450 1A2 e l’attività di questo enzima è influenzato da una variante genetica, che può ridurne l’attività enzimatica e quindi rallentare il metabolismo della caffeina. Così la caffeina rimane più a lungo in circolo e dosi successive si accumulano potenziandone gli effetti. Studi recenti hanno evidenziato che le persone che sono portatrici di questa variante genetica (rs762551) presentano un aumentato rischio di infarto miocardico correlato direttamente con la quantità di caffeina ingerita e inversamente correlato all’età (più si è giovani più il rischio aumenta).


I rischi della caffeina

E’ stato osservato che un consumo superiore a 200 mg di caffeina al giorno (circa un paio di tazzine) aumenta il rischio di infarto del 36%, che quasi raddoppia se si superano i tre caffè al giorno. Sotto i 50 anni, invece, sopra i 200 mg al giorno di caffeina il rischio di infarto aumenta del 143% e oltre i 300 mg di caffeina al giorno il rischio supera il 307%!

Ricordiamoci che la caffeina è contenuta, oltre che nel caffè, in altre bevande di uso comune come ad esempio: tè, Coca-Cola, Red Bull e Cacao.


Come scoprire se sei "sensibile" al caffè

Un semplice test genetico può permetterci di fare prevenzione e di conoscere la nostra sensibilità individuale a questa sostanza, assieme all’aumenta sensibilità al sale, all’intolleranza al lattosio ed alla predisposizione allo sviluppo della celiachia.

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Dott. Paolo Favretto Dott. Paolo Favretto
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