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Omega-3

Omega-3

Un nuovo alleato per prevenire l’infarto miocardico

Alcuni ricercatori in Polonia hanno scoperto che combinando gli acidi grassi omega-3 a due farmaci anticoagulanti, aspirina e clopidogrel, cambiavano i processi di coagulazione del sangue, aiutando potenzialmente a ridurre il rischio di attacchi di cuore in pazienti con stent nelle arterie del cuore.

I risultati dello studio, che potrebbero portare a migliori metodi per proteggere i pazienti, sono stati pubblicati su Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology: Journal of the America Heart Association. 

Gli esperti riconoscono che gli alimenti ricchi di omega-3, come il salmone, hanno un ruolo centrale nel ridurre il rischio di problemi cardiaci in persone affette coronopatia. Ai fini dello studio, i ricercatori dell'Istituto di Cardiologia presso la Facoltà di Medicina dell'Università Jagellonica di Cracovia, Polonia, hanno somministrato gli omega-3 sotto forma di pillola ai soggetti e li hanno incoraggiati a mangiare più pesce grasso. 

Il professor Gajos e il suo team hanno esaminato i risultati di 54 pazienti (41 uomini e 13 donne, con una età media di 62,8 anni) con coronopatie stabili che erano stati sottoposti a una procedura di impianto di catetere per liberare le arterie del cuore e cui era stato impiantato uno stent per mantenere aperti i vasi.
Nello studio, il team ha messo 30 soggetti nel gruppo della cura e 24 nel gruppo di controllo prima degli interventi al cuore. Le stesse dosi giornaliere di aspirina e clopidogrel sono state somministrate a entrambi i gruppi per un periodo di quattro settimane dopo l'inserimento dello stent. Il gruppo sottoposto alla cura ha assunto 1000 milligrammi di omega-3 al giorno, mentre il gruppo di controllo riceveva ogni giorno un placebo. 

Sulla base dei risultati, il gruppo sottoposto alla cura produceva meno trombina, che è secondo gli esperti un fattore di coagulazione, e formava coaguli con una struttura alterata che ne facilitava la distruzione. Hanno scoperto anche un tempo di distruzione del coagulo più breve del 14,3% nel gruppo sottoposto alla cura rispetto al gruppo di controllo.
Il team ha anche scoperto che i pazienti del gruppo sottoposto alla cura avevano meno stresso ossidativo e non mostravano grandi cambiamenti del fibrinogeno, una proteina prodotta dal fegato e livelli del fattore di coagulazione.

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