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Quali sono le forme cancerogene che possono colpire la donna?

Quali sono le forme cancerogene che possono colpire la donna?

La prevenzione nella donna riguarda principalmente la sfera ormonale, ed in particolar modo le patologie relative agli organi genitali e sessuali dedicati alla funzione riproduttiva

Le patologie che possono colpire gli organi genitali femminili includono anche quelli esterni, a cui si aggiunge il tumore delle mammelle. Non va poi trascurata neppure la prevenzione per altre forme di patologia endocrinologica, come le turbe del ciclo mestruale, problemi legati alla difficoltà di procreazione ed altre che hanno ripercussioni metaboliche ed anche estetiche, come ad esempio l’irsutismo correlato alla sindrome dell’ovaio policistico.
 

Dottore, ci sono patologie tumorali che riguardano unicamente la donna?

Sì, si tratta principalmente del tumore del collo dell’utero e del tumore della mammella che, per fortuna, sono agevolmente prevedibili mediante uno screening sistematico.
 

Come si può prevenire il tumore del collo dell’utero?

Tramite la ricerca del DNA virale del papilloma virus nelle secrezioni genitali, eventualmente corredata dalla ricerca di cellule anomale provenienti dal collo dell’utero e, in seconda istanza ma non di minore importanza, dalla “colposcopia”, completata il più delle volte da un piccolo prelievo di tessuto del collo dell’utero per avere la conferma sulla natura dell’anomalia riscontrata dall’esame colposcopico.
 

E per quanto riguarda il tumore al seno?

Il suo screening avviene fondamentalmente attraverso indagini combinate radiologiche, dove la mammografia offre una sensibilità diagnostica ed un’efficacia complessiva tale che la sua storia clinica è molto cambiata nel corso degli ultimi 20-25 anni, con un netto incremento della diagnosi precoce, degli interventi meno invasivi ed un incremento della sopravvivenza nel tempo, accompagnata da un importante miglioramento della qualità di vita.
 

Cos’altro si può fare per prevenire queste due patologie?

Per coloro che presentano una storia familiare, oggi è disponibile anche l’analisi genetica di alcuni geni che predispongono in maniera molto importante allo sviluppo di queste forme tumorali.
 

Ci sono altre forme tumorali a cui bisogna prestare attenzione?

Sì, seppur più “rare”, non bisogna trascurare il cancro della vulva, che interessa le strutture più esterne con particolare riferimento alle grandi e piccole labbra ed al clitoride, il cancro dell’endometrio, con la sua incidenza del 5% nella popolazione femminile, ed il tumore dell’ovaio, la cui prevalenza si colloca tra l’1% ed il 2%. Quest’ultimo è estremamente complesso in quanto l’ovaio può dare origine a diversi tipi di forme tumorali, alcune benigne, a dispetto di dimensioni che possono raggiungere un piccolo melone, altre gravemente maligne fin dall’inizio, seppur con volumi che inizialmente possono essere minimi, ma che rapidamente dimostrano grandi capacità di crescita, espansione e metastatizzazione, fino a precludere ogni forma di terapia se non quella palliativa. Non bisogna poi trascurare il tumore della tiroide, la cui incidenza nella popolazione è all’incirca del 5%.
 

Qual è l’incidenza del carcinoma della vulva?

Si colloca tra il 3% ed il 5% dei tumori genitali femminili. Riguarda soprattutto donne anziane con più di 75 anni di età. Si tratta di un carcinoma “squamocellulare” nel 90% dei casi. I sintomi che inducono a sospettare la presenza di una tale malattia e che consigliano una pronta ed attenta consultazione sono costituiti dal prurito genitale, da sintomi e segni di irritazione, dolore, sanguinamento ed ulcerazione dei tessuti. La visita ginecologica, l’esame colposcopico e la biopsia consentono di raggiungere una diagnosi istologica di certezza.
 

Come può essere trattato?

Se la diagnosi è sufficientemente precoce, un primo intervento chirurgico può essere risolutivo. Nel caso invece di diagnosi tardiva, la terapia chirurgica risulta sempre molto impegnativa e spesso anche mutilante, mentre la prognosi rimane sempre incerta, come pure il tempo di sopravvivenza.
 

Chi colpisce principalmente il tumore dell’endometrio?

È la quarta forma di tumore nella donna dopo la mammella, il colon ed il polmone. Interessa le donne a partire dai 48 anni che non hanno avuto figli, coloro che hanno avuto una vita ormonale di lunga durata, con menarca precoce e menopausa tardiva, le donne affette da neoplasie della mammella ed in terapia con Tamoxifene. Si aggiunge anche chi ha presentato una lunga storia di cicli mestruali irregolari, specie se con assenza di ovulazione, includendo in questo gruppo anche le donne affette da sindrome dell’ovaio policistico, in sovrappeso o obesità, che seguono diete ipercaloriche ricche di grassi e che fanno poca attività fisica.
 

Quali possono essere i sintomi?

In primis, la comparsa di perdite ematiche genitali anomale oppure inattese, soprattutto in menopausa, ma anche in età fertile. Nel caso di malattia avanzata possono insorgere anche dolori pelvici, addominali, lombosacrali e tumefazioni ai linfonodi. In fase decisamente più avanzata, si possono riscontrare gonfiori alle gambe, alterazioni della funzione dell’intestino e difficoltà respiratorie.
 

In che modo può essere diagnosticato?

Uno screening istituzionale organizzato attualmente non esiste. Tuttavia, durante una consultazione ginecologica completa clinico strumentale, ossia costituita da una consulenza medica attenta e da un’ecografia transvaginale effettuata con perizia, pazienza e facendo uso di apparecchiature ecografiche avanzate dotate della funzione ColorDoppler, il medico può accorgersi dello sviluppo di tessuto tumorale a livello dell’endometrio e, pertanto, sospettare che si tratti di un polipo oppure di una neoplasia maligna. Ogni lesione sospetta viene sottoposta ad un prelievo al fine di ottenere il materiale biologico necessario per effettuare l’esame istologico: la biopsia si effettua tramite l’esame chiamato “isteroscopia”.
 

Infine, cosa può dirci del tumore dell’ovaio?

Stando ai dati riportati nel volume "I numeri del cancro in Italia", redatto dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall'Associazione Italiana Registro Tumori (Airtum), sono all’incirca 5200 i nuovi casi annui di malattia in Italia e circa trentamila le donne attualmente in trattamento. Il cancro ovarico occupa il decimo posto tra tutti i tumori nelle donne. Negli Stati Uniti, il carcinoma ovarico è il secondo tumore ginecologico più comune (colpisce circa 1/70 donne). È la quinta principale causa di decessi correlati al cancro nelle donne e, negli Stati Uniti, causerà 22.530 nuovi casi e 13.980 decessi nel 2019. L'incidenza è più alta nei Paesi sviluppati.


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