Innanzitutto va chiarito che l’iperplasia prostatica è una malattia benigna, il termine medico è infatti ipertrofia prostatica benigna (IPB). Con l’aumentare dell’età, probabilmente per i cambiamenti ormonali fisiologici (si abbassano i livelli di testosterone e aumentano invece l’idrotestosterone e gli estrogeni), la porzione centrale della ghiandola prostatica, che circonda il canale urinario, tende a svilupparsi in modo eccessivo,anche due e tre volte il volume normale, causando un ostacolo al deflusso di urina dalla vescica.
L’IPB colpisce il 50% degli uomini e ha un’incidenza variabile secondo l’età; di circa il 5-10% dopo i 30 anni, del 40% dopo i 40 e oltre il 90% superati i 95 anni di età. I principali sintomi sono la diminuzione del calibro e del getto urinario, il getto intermittente, il gocciolio post-minzionale, la sensazione di incompleto svuotamento vescicale, la necessità di dover urinare più spesso del normale soprattutto di notte; l’urgenza minzionale fino alla ritenzione urinaria col rischio di infezioni, calcoli ed insufficienza renale.
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