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Rita Dalla Chiesa: Essere donna non è un privilegio

Rita Dalla Chiesa: Essere donna non è un privilegio

Intervistata da Medicina Moderna nel numero dedicato alla donna, la popolare conduttrice ci ha spiegato cosa significa per lei essere mamma e nonna.

«La famiglia? Per me è una priorità assoluta. Provate a chiedere a Giulia, mia figlia: secondo me, mi darebbe un voto alto» - ce la immaginiamo mentre sorride con gli occhi, Rita Dalla Chiesa, mentre ci spiega la sua visione sulla genitorialità, una prospettiva che siamo poco abituati a conoscere forse proprio a causa della sua estrema riservatezza.

Rita Dalla Chiesa è sicuramente una delle conduttrici più conosciute e amate della televisione italiana. In televisione ha debuttato nel 1983 con il programma pomeridiano "Vediamoci sul due", dopo un inizio di carriera da giornalista per Gioia. In molti la ricordano, però, principalmente per Forum che condusse dal 1988 al 1997 e poi dal 2003 al 2013. 

Una donna dalla vita professionale piena e soddisfacente, nota anche per l'impegno animalista e da sempre attenta alle tematiche sociali, che ha saputo mantenere nel tempo un'immagine di sé positiva e misurata.
 

Come ci è riuscita? È merito di un'educazione di altri tempi?

«Direi educazione e basta, poichè sono fermamente convinta che l'educazione non debba avere nè epoca nè età. Ciò che ci viene trasmesso dalla famiglia è la base del nostro carattere, dello sviluppo della nostra persona: per questo, devo ringraziare i miei genitori così come credo mia figlia dovrà ringraziare me e mio nipote di conseguenza. L'educazione è il fondamento del vivere civile, rappresenta il modo in cui interagiamo con il prossimo».


Dice che la famiglia è prioritaria, ma sappiamo che la sua vita professionale è sempre stata molto impegnativa. Come è riuscita a gestire tutto?

«Ho fatto come fanno le mamme: ci ho messo molta forza di volontà e sacrificio. Ho dovuto crescere mia figlia Giulia da sola, ma non mi sono lasciata bloccare da questo e ho sempre creduto nelle mie possibilità. Dovevo lavorare non solo per scelta ma anche per poterla crescere nel migliore dei modi, e ho sempre fatto l'impossibile, pur di trascorrere più tempo possibile con lei: lavorando vicino a casa, rientrando appena possibile... Se mi guardo indietro, sono convinta di aver fatto un buon lavoro. E attenzione, non ho rinunciato al mio essere donna ma ho fatto in modo di trovare sempre un equilibrio. Quando ho conosciuto Fabrizio Frizzi, è stata Giulia a dirmi "Perché non gli chiedi di venire a vivere qui?". Aveva compreso l'importanza di quel rapporto per me, ma se lei non avesse approvato io non l'avrei mai portato a casa: è sempre stata lei ad avere la priorità su tutto».
 

Come vive invece, oggi, il ruolo di nonna?

«Con divertimento. Lorenzo (figlio della figlia Giulia, ndr) oggi ha 9 anni ed è un bambino davvero bravo, pensi che sa usare correttamente congiuntivo e condizionale! Pratica nuoto, tennis, calcio, ama la Roma e in particolare Francesco Totti. Ma a parte questo, è un bimbo divertente e allegro e io ne approfitto per giocare con lui. Sono una nonna "moderna" perché lavoro, viaggio, vivo nel mondo di oggi e gli racconto quello che vedo. Delle torte fatte in casa si occupa l'altra, bravissima nonna».


È vero che cambia il rapporto con i bimbi, quando si diventa nonni?

«Ma certo, si è molto meno severi e intransigenti. Lorenzo non ha l'abitudine di chiedere o fare i capricci, ma io gli leggo negli occhi e lo accontento: così, gli porto la pizza o il gelato di nascosto. Una volta, aveva circa 3 anni e i genitori lo avevano lasciato da me, l'ho portato in libreria in pigiama. Non vi sto neanche a dire quanto si sono arrabbiati i genitori».


Mamma, nonna, comunque donna. Cosa significa, per lei, femminilità?

«Viviamo in un'epoca che ci rende diverse dalle nostre madri e nonne. Oggi la donna esce di casa, lavora, ha impegni e priorità diversi dal passato ma io credo che l'identità della donna non sia realmente cambiata: la femminilità e il rispetto di noi stesse rimane immutato dentro di noi. Sono critica verso le donne che cercano di emulare gli uomini cercando di porsi allo stesso livello, praticando talvolta una forza e un'aggressività che non appartiene loro. Io penso che non esistano diversi livelli di "identità": le donne sono donne e gli uomini rimangono uomini, ma siamo comunque tutti individui, unici nella nostra diversità ma né migliori né peggiori».
 

Essere donna è un privilegio?

«No, affatto. Non ho mai fatto distinzione tra uomo e donna. La maggiore o minore sensibilità e responsabilità, a mio parere, non sono caratteristiche della donna in quanto tale, ma peculiarità che dipendono dall'essere un individuo unico e pensante.

L'unico “privilegio” che si può giustamente riconoscere a una donna è la possibilità di mettere al mondo dei figli, anche se comunque è una condizione che dipende dalla presenza di un uomo. E ciò che secondo me rende diversa una persona da un'altra è unicamente il suo modo di rapportarsi agli altri. Per me, chi pensa di essere superiore ha già perso in partenza».


Photo credits: Roberto Guberti

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