Andy Diaz Hernandez: pronto a vincere tutto con la maglia azzurra
Il triplista originario di Cuba racconta la sua storia la passione per l'atletica e i progetti per il futuro.
Nato a L’Avana il 25 dicembre 1995, Andy Diaz Hernandez è un triplista cubano naturalizzato italiano, secondo nella graduatoria mondiale del salto triplo e vincitore, l’estate scorsa, della Diamond League gareggiando per l’Atletica Libertas Unicusano di Livorno.
Da febbraio 2023 il Consiglio dei ministri ha conferito la cittadinanza italiana ad Andy che potrà gareggiare per l’Italia. Un sogno che si realizza quello dell’atleta, che con estremo coraggio ha deciso di venire in Italia per “vincere tutto con la maglia azzurra”, ma anche una bellissima storia di sport e solidarietà umana, perché Andy non avrebbe potuto realizzare il suo sogno senza il contributo dei “suoi due angeli”.
La storia di Andy Diaz: da Cuba all'Italia
“Sono nato pronto.” Così si presenta il campione del salto triplo Andy Diaz Hernandez, nato a l’Avana in Cuba, ha detto addio al suo paese per sempre nel 2021 e si è rifugiato in Italia per diventare un fuoriclasse dell’atletica leggera.
“Bisogna sapersi migliorare con umiltà, riconoscendo i propri limiti, i punti deboli, ovviamente i punti di forza, e adattare la tecnica di gara e gli allenamenti alle proprie caratteristiche”.
Dopo il trionfo alla Diamond League di atletica leggera nel 2022 dove ha battuto il suo record personale di 17.70 metri, Andy Diaz Hernandez può ora gareggiare con la maglia azzurra grazie all’ottenimento della cittadinanza italiana, conferitagli dopo un complesso iter burocratico che ha visto impegnati in prima linea anche i due coach del fuoriclasse: il campione del bronzo olimpico 2012 Fabrizio Donato e Andrea Matarazzo. Una scoperta del mondo dell’atletica leggera.
La storia di Andy rappresenta uno straordinario esempio d’integrazione sportiva e sociale. Niente per lui è stato facile, ma il forte supporto dei suoi due coach, l’agonismo, l’umiltà e la determinazione, oltre a caratteristiche e doti fisiche straordinarie, sono state la sua forza e il suo riscatto.
La passione per l’atletica nasce all’età di 8 anni. All’epoca Diaz viveva a Cuba con i genitori e la nonna. Un giorno la madre lo portò per la prima volta in un campo di atletica e lì capì che la corsa era il suo talento e ciò che lo avrebbe riscattato.
“Mi appassionai immediatamente a questo sport” commenta il campione “avevo un cugino che faceva atletica e mi spinse a perseguire questo mio sogno”. Purtroppo però il sistema atletico cubano è molto diverso da quello italiano, “se non sei un talento assoluto di questo sport, lo stato non scommette e investe su di te” prosegue Diaz “fino all’età di 19 anni vivevo all’interno di un college, dove studiavo, allenandomi per diventare un campione. Sapevo però che non sarei mai stato abbastanza per il mondo sportivo cubano e per questo, decisi di trovare la mia strada in Italia”.
Sicuramente, una scelta non facile, a volte rischiosa che può mettere di fronte a un grande bivio tra soddisfazione lavorativa e gli affetti. Grazie all’aiuto di Donato e Matarazzo, Diaz è riuscito a ottenere altissimi livelli di performance, mantenendo alta la disciplina, perché il minimo errore o distrazione può avere grosse ripercussioni in campo.
“L’alimentazione può avere un ruolo cruciale” - aggiunge Donato - “siamo passati da un atleta che mangiava riso e fagioli a prediligere la dieta mediterranea; attraverso l’aiuto di professionisti del settore siamo riusciti a far capire a Andy che la strada della prevenzione passa anche dall’alimentazione”.
Il cibo come benzina, infatti, grazie al nuovo regime alimentare, Diaz è riuscito a prevenire gli infortuni, specialmente in questa disciplina dove le articolazioni sono sotto pressione continua, in quanto l’atleta deve essere veloce, reattivo per rimbalzare e deve essere forte.
A questo proposito, gli allenatori hanno da subito interpellato un genetista che ha svolto il test del DNA su Diaz, permettendo di individuare la giusta strategia da adottare per evitare intolleranze alimentari, carenze vitaminiche, prevenire infortuni e l’insorgenza di eventuali malattie.
“Attraverso questo test, siamo riusciti a creare un allenamento su misura” - commenta Matarazzo, - “che tiene conto della struttura muscolo-scheletrica e tendinea di Andy, cercando così di individuare la migliore offerta di nutrienti per evitare gli infortuni”.
L’esame del DNA viene eseguito attraverso un tampone salivare, analizzato successivamente da un genetista, il quale traduce il risultato ottenuto ai tecnici responsabili nella creazione dell’allenamento da seguire dai vari atleti.
“Siamo orgogliosi di quello che abbiamo ottenuto grazie a un forte lavoro di squadra” - prosegue Donato - “abbiamo accanto persone che amano lo sport e che capiscono lo spirito dello sport.
Andy è il nostro pupillo” conclude.
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