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Finalmente corro, storia di straordinaria normalità

Finalmente corro, storia di straordinaria normalità

La testimonianza di Bernardo Bernardini raccontata in un libro

L’idea dopo l’incontro con l’amico e giornalista scientifico Enrico Orzes: “Serviva qualcuno che sapesse toccare le corde giuste. Ma anche l’esperienza per riguardare indietro con occhi nuovi”.

È uno strumento di una forza terribile per chi è invalido. lo sport ti dà quella sicurezza che ti permette di ricominciare di nuovo, misurare le tue possibilità e avere nuovi obiettivi.

Da giovane il suo sogno era quello di diventare pilota d’aereo, come il padre. Dopo un grave incidente, quello di tornare a camminare. In “Finalmente corro” ha raccontato come può cambiare all’improvviso la vita di un diciannovenne ma anche quali traguardi si possono comunque raggiungere grazie alle persone giuste e a tanta determinazione.

Come è nata l’idea di raccontare oggi la tua esperienza?
Da un’esperienza di formazione al master MIB a Trieste. Chiedevano di raccontare attraverso internet una storia particolare. Ho pensato alla mia. Dopo poco mi ha chiamato un vecchio amico dei tempi del liceo, Enrico Orzes, che non sentivo da tempo e che aveva letto di me proprio sul web. Con lui è stato più facile aprirmi.

È stato faticoso riaprire quei cassetti?
Molto faticoso. Erano ben chiusi e sigillati grazie ad anni in cui ero molto concentrato sui passi avanti da fare, anni di grande impegno e fatica. Riaprirli e riordinarli però mi è servito per riprendere in mano un vissuto forte e difficile. Avere 20 anni di più mi ha fatto fare questo passo con serenità.

Cosa significa per te lo sport?
È uno strumento potente per chi è invalido. Ti consente di rimetterti in gioco in un ambiente protetto, di riprendere confidenza con un corpo che non riconosci, che ti fa paura. Emotività e volontà vengono messe a dura prova. È lo sport a darti quella sicurezza che ti permette di ricominciare di nuovo, misurare le tue possibilità e darti nuovi obiettivi.

Rraccontare ti ha aiutato a superare il trauma?
Il trauma dell’incidente non lo superi mai. Puoi invece trasformare un vissuto negativo in qualcosa di più positivo e propositivo. Dai tempi dell’incidente ad oggi mi sento profondamente cambiato, più propenso a scoprire e voler superare i miei limiti. In questo lo sport ha avuto un fine terapeutico.

Per chiudere, qual è la medaglia più bella che ti sei guadagnato?
Per i campioni dello sport l’obiettivo è l’eccellenza, per me la normalità. Ma quando in gara gli altri atleti mi incitano e a volte anche mi abbracciano, non sanno il coraggio che mi danno! Sapere che anche altri hanno cominciato grazie al mio esempio è la mia vittoria più bella.


CHI È BERNARDO BERNARDINI
Bernardo Bernardini, classe 1977, è oggi un consulente con laurea in psicologia e master in business page30image53531104administration alla MIB di Trieste. Circa 20 anni fa è stato vittima di un gravissimo incidente di volo. Aveva appena 19 anni. Per sua stessa ammissione deve molto ai sui genitori, Tiziana e Fausto, alla sua terapista Ilva Baccini. Ma è indiscusso che ci ha messo molto del proprio se è arrivato addirittura a competere con i normodotati nel triatlon. Ha deciso di raccontarsi in un libro scritto con l’ex compagno di collegio e amico Enrico Orzes, giornalista scientifico, dal titolo “Finalmente corro”, disponibile su Amazon.

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