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Diabete mellito: diagnosi precoce e prevenzione

Diabete mellito: diagnosi precoce e prevenzione

Il diabete mellito, ovvero la forma classica dell’adulto, è una patologia in costante espansione.

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Secondo i dati ISTAT del 2020 si stima in Italia una prevalenza del diabete complessiva pari al 5,9% della popolazione, che corrisponde a oltre 3,5 milioni di persone, nel 2010 era del 4,9%. Questa aumenta al crescere dell’età fino a raggiungere il 21% tra le persone ultra 75enni.


Cosa significa avere il diabete mellito?

Avere il diabete mellito significa essere affetti da una patologia cronica caratterizzata nella maggior parte dei casi da una alterazione del metabolismo del glucosio e dell’insulina che ne regola i livelli nel sangue e nei tessuti. Si tratta di una patologia quasi sempre asintomatica nelle fasi iniziali e per questo talora non diagnosticata tempestivamente.


Quali persone devono prestare maggiormente attenzione o pre- occuparsi di questa patologia?

Sicuramente avere un familiare di primo grado diabetico aumenta la maggior predisposizione, specie per il diabete mellito tipo 2, così come la presenza di fattori di rischio quali sovrappeso o obesità (questa sempre più spesso presente fin dall’infanzia), ipertensione arteriosa, fumo, alterazioni del metabolismo del colesterolo. Vi è poi il grande capitolo della sedentarietà a cui molte persone spesso sono indotte per motivi lavorativi e socio-economici ma anche per una vera e propria disabitudine e disaffezione all’ attività fisica -o meglio sportiva- fin dalla giovane età. Lo svolgimento di una attività fisico-sportiva, anche non necessariamente agonistica, costituisce un forte deterrente allo sviluppo di malattie metaboliche, con un impatto decisamente vantaggioso dal punto di vista costo-beneficio individuale e sociale.


Quali sono i punti partenza per una adeguata prevenzione e gestione efficace della malattia?

Alimentazione e movimento: sono questi i punti di partenza in fase di prevenzione e successivamente alla manifestazione della malattia quando diventerà opportuna anche un’alleanza terapeutica tra Paziente, Endocrinologo-Diabetologo e altre figure professionali di medici specialisti.

Per quanto riguarda l’alimentazione, si deve prestare attenzione alla composizione dei pasti che devono essere sempre equilibrati e composti da tutti i macronutrienti: assumere regolarmente una porzione di verdura, poi un tipo di carboidrato complesso povero, o meglio, del tutto privo di zuccheri semplici, come una fetta di pane fresco integrale; una fonte proteica di origine animale o vegetale; una dose di grassi buoni, quali quelli della frutta secca oleosa; una piccola porzione di frutta di stagione. Meglio moderare sempre le quantità di cibo assunte. Per un programma personalizzato è opportuno che il paziente sia seguito anche da un Nutrizionista.

È importante, poi, un buon programma, sia pur moderato, di attività fisica che deve comprendere un lavoro di tipo aerobico e attività di muscolazione attraverso esercizi a corpo libero o contro resistenza. Il paziente diabetico è, per definizione, un paziente ad elevato rischio cardio-vascolare pertanto, lo sforzo fisico allenante deve essere attentamente valutato; per questo consiglio di farsi seguire anche da uno specialista di Medicina dello Sport.


Quali sono le strategie che si possono adottare per la diagnosi precoce?

Il diabete mellito tipo 2, nelle fasi iniziali che precedono anche di alcuni anni la diagnosi, è una patologia pressoché asintomatica e quindi il paziente può non avvertire l’esigenza di modificare il proprio stile di vita.

Proprio in questo periodo, in passato definito come “pre-diabete” ed oggi più correttamente “alterata glicemia a digiuno e/o ridotta tolleranza glucidica”, noi Diabetologi Endocrinologi dobbiamo essere maggiormente interventisti e “ambiziosi” nel controllo dei fattori di rischio e nella divulgazione delle informazioni per un corretto stile di vita e regime alimentare. Così facendo possiamo rallentare la progressione di malattia e in alcuni casi pressoché arrestarla.

Sicuramente nei pazienti a rischio il controllo periodico della glicemia con un semplice prelievo di sangue venoso a digiuno è un esame poco costoso e affidabile. In alcuni casi viene impiegato inoltre il dosaggio della emoglobina glicata sempre con prelievo di sangue venoso. In casi selezionati dal Medico di Medicina Generale o dallo Specialista Diabetologo può essere utile anche la cosiddetta curva da carico orale di glucosio (OGTT); consiste in un prelievo per glicemia a digiuno ed uno dopo due ore dall’assunzione orale di glucosio in soluzione acquosa.

Dott. Pierantonio Conton Dott. Pierantonio Conton
Dott.

Pierantonio Conton

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