Perché il rumore delle cicale rilassa (e cosa dice la neuroscienza)?
Tra i suoni della natura che hanno un effetto rilassante per il nostro cervello ci sono anche le cicale. Vediamo perché.
C’è chi lo ama, chi lo trova insistente, ma una cosa è certa: il canto delle cicale è uno dei suoni più iconici dell’estate.
Lo associamo al caldo, al sole alto, al silenzio del primo pomeriggio, al relax in campagna o al tempo che rallenta in vacanza.
Ma oltre al suo valore simbolico, il rumore delle cicale può avere reali effetti sul nostro cervello e sullo stato di benessere. A dircelo non è solo la tradizione o il buon senso: anche la neuroscienza comincia a confermarlo.
Indice
1 Il potere terapeutico dei suoni naturali
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato che i suoni della natura, come onde del mare, fruscii del vento, cinguettii… e sì, anche il canto delle cicale, hanno un effetto misurabile sul cervello umano.
Uno studio pubblicato su Scientific Reports ha evidenziato che ascoltare suoni naturali:
- riduce l’attività della corteccia prefrontale, cioè la parte del cervello coinvolta nel pensiero razionale, nel controllo e nella preoccupazione
- favorisce uno stato di riposo del sistema nervoso autonomo, diminuendo la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna
- aumenta l’attivazione delle reti cerebrali legate al rilassamento e alla rigenerazione mentale.
2 Perché proprio le cicale?
Il suono delle cicale è particolare: non è un canto melodico, ma un fruscio ritmico e costante, spesso percepito come uno sfondo sonoro omogeneo.
Questo lo rende simile a quello che in psicoacustica viene definito “rumore bianco naturale”: una vibrazione uniforme, senza picchi improvvisi, che aiuta il cervello a entrare in uno stato di quiete.
Tre motivi per cui il canto delle cicale ci rilassa
- È prevedibile e ripetitivo – Il cervello si “abbandona” quando non deve elaborare stimoli nuovi o improvvisi
- Si lega a contesti di tranquillità – Viene associato inconsciamente a momenti di riposo, natura, vacanza
- Maschera i rumori disturbanti – Come una coperta sonora, attenua altri suoni più invasivi o fastidiosi.
3 Cicale e ritmo cerebrale: una questione di frequenze?
Le cicale emettono suoni tra i 3 e i 10 kHz, a una frequenza spesso paragonabile a quella del frinire continuo o del vento tra le foglie.
Alcuni ricercatori ipotizzano che questo tipo di suono possa indurre nel cervello uno stato simile alle onde alfa, associate a rilassamento vigile, meditazione e introspezione.
Curiosità neuroscientifica: secondo studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI), i suoni naturali attivano anche il default mode network (DMN), una rete cerebrale coinvolta nei pensieri spontanei, nella memoria e nella creatività. Esattamente ciò che succede quando “ci perdiamo nei pensieri” in un pomeriggio d’estate.
4 I benefici psicologici del “frinire”
- Riduce l’ansia lieve e la tensione nervosa
- Favorisce il sonno e il rilassamento muscolare
- Stimola la connessione con l’ambiente naturale
- Aiuta la concentrazione in ambienti rumorosi (funzione simile al rumore bianco).
5 E se viviamo in città?
Se non hai la fortuna di stare in campagna o in mezzo agli alberi, oggi esistono app e playlist di “natura terapeutica”, alcune sviluppate in collaborazione con neuroscienziati e terapeuti. Anche pochi minuti al giorno di ascolto possono migliorare l’umore e la qualità del riposo.
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