Credere alla fine del mondo? ?È eccitante
Perché aspettiamo con ansia il 21 dicembre 2012 e l'apocalisse delle profezie maya? E perché ci incantiamo su video e film di catastrofi naturali? Spiega lo psicologo: provare paura, anche se per finta, è un piacere
Inoltre, questo senso di «attivazione» è tutt'altro che fastidioso o sgradevole. Anzi, il fatto di sentirci all'erta, pur trovandoci al sicuro, è una sensazione che ricerchiamo con piacere. Per questo funzionano i romanzi del terrore, i film catastrofici, le teorie di Nostradamus e sull'Apocalisse e gli ottovolanti: provare paura, anche se per finta, è eccitante. Soprattutto per la certezza che, una volta terminati il film o la corsa, tutto tornerà come prima e la tensione potrà finalmente sciogliersi.
Non è solo una questione di divertimento, però. Chi si interessa a un vero disastro, segue in diretta gli effetti devastanti di uno tsunami, vuole capire come ha potuto inabissarsi il Titanic o attende con ansia il 21 dicembre 2012, lo fa anche per essere rassicurato. La mancanza di certezze crea angoscia e, dunque, documentarsi e informarsi su una catastrofe, per capire che cosa è andato storto e se quel che è successo si potrebbe mai ripetere, rappresenta un modo per esercitare una forma di controllo su eventi che sono in realtà incontrollabili. O per illuderci che si tratta di fatti eccezionali che non potranno più ripetersi.
Subito dopo queste considerazioni, quando ci rendiamo conto che quel dato evento ha provocato morte e sofferenza autentica, in persone come noi, scatta un altro meccanismo, quello dell'empatia. Pensiamo al dolore di chi è rimasto coinvolto, proviamo compassione e solidarietà per le vittime e per i sopravvissuti. Magari iniziamo a chiederci che cosa avremmo fatto noi in quelle circostanze, se ci saremmo comportati da eroi o da vigliacchi.
Domande difficili a cui si può tentare di dare risposta a mente fredda, nella sicurezza della propria casa, ma che in fondo al cuore ciascuno spera di non doversi mai trovare ad affrontare per davvero. E forse sta proprio qui, nella capacità che possiede l'essere umano di immedesimarsi nei suoi simili, di riconoscersi negli stessi timori e nelle medesime paure, la spiegazione del richiamo irresistibile e inestinguibile che le catastrofi riescono a scatenare in noi ogni volta che il loro racconto si rinnova.
Massimo Polidoro, psicologo dell'insolito e del mistero, cofondatore del Cicap, Comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale
fonte: www.ok-salute.it
Link fonte:www.ok-salute.it/sesso-psicologia/12_a_fine-del-mondo_2.shtml
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