La fibromialgia (FM), o sindrome fibromialgica, è una sindrome cronica e sistemica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e affaticamento che colpisce muscoli, ossa, tendini e si accompagna anche ad altri sintomi. Colpisce una percentuale variabile tra l’1 e il 3% circa della popolazione mondiale, soprattutto di sesso femminile e le sue cause sono tutt’oggi in fase di studio. Non esistono, infatti, cure specifiche.
Il dolore cronico, inoltre, sembra presentarsi, in generale, molto più frequentemente nelle donne che negli uomini in quanto i meccanismi che regolano la trasmissione del dolore sono differenti nei due sessi. Nelle donne la fibromialgia ha un’incidenza 6 volte superiore che negli uomini.
In Italia si stima che ne siano affette 1,5 – 2 milioni di persone e non è ancora sufficientemente riconosciuta dal sistema sociosanitario tanto che non esistono farmaci con indicazione specifica per la sindrome fibromialgica, non esistono esenzioni e non è riconosciuta come patologia invalidante. Solo le Province Autonome di Trento e Bolzano e la Regione Toscana, attualmente, hanno delle normative ad hoc che danno indicazioni in merito.
Si tratta di una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli, descritto per la prima volta a metà dell’800, ma definito solamente nel 1976 (prima descrizione). Al momento è ancora una patologia non ben definita dalla letteratura internazionale.
La sindrome fibromialgica, dunque, è una patologia ancora misteriosa e chi ne soffre, apparendo sano esternamente, spesso non viene creduto e viene apostrofato come “malato immaginario”. La fibromialgia, proprio per questi motivi, rientra tra le malattie “invisibili”.
Andiamo ora a scoprire assieme quali sono i sintomi, le cause e le possibili cure per questa sindrome.
Indice
1 I sintomi caratteristici della fibromialgia
I sintomi della sindrome fibromialgica sono molteplici. Il principale, ovviamente, è il dolore agli arti (muscoli e ossa) diffuso in tutto il corpo. Tuttavia, ce ne sono anche tantissimi altri:
- Rigidità muscolare dovuta alla tensione dei muscoli
- Continuo senso di stanchezza
- Senso di affaticamento anche per sforzi minimi
- Disturbi del sonno
- Mal di testa o emicrania
- Turbe della sensibilità e della temperatura corporea, con formicolii agli arti o a metà corpo
- Fischi alle orecchie
- Vertigini
- Turbe dell’equilibrio, instabilità e sbandamento
- Deficit visivi
- Disturbi gastrointestinali
- Disturbi dell’apparato genitale ed urinario
- Stato di ansia
- Depressione e disturbi della sfera affettiva
- Perdita di memoria
- Difficoltà di concentrazione
- Rigidità mattutina
- Sensazione di impaccio
Spesso oltre alla fibromialgia sono presenti nel paziente affetto anche altre problematiche di salute.
2 Cause e fattori di rischio della fibromialgia
Le cause della sindrome fibromialgica, come accennato in precedenza, non sono note; tuttavia, ci sono alcuni fattori che possono scatenarla quali:
- Eventi stressanti come malattie e lutti famigliari
- Traumi fisici o psichici
- Affaticamento
- Alterazioni del sonno
- Fattori genetici
- Malattie ed infezioni pregresse quali malattia di Lyme (il germe che la origina è la Borrella Burgdorferi), infezioni di Mycoplasma (agente della Tubercolosi), parvovirus B19, Coxakievirus, HIV, virus dell’epatite B e C, virus HTLV-I e virus di Epstein-Barr (mononucleosi); in questi casi la fibromialgia ed il dolore cronico sono classificati tra i sintomi post infettivi che danno questi virus e le relative patologie
È improbabile che sia scatenata da un solo fattore o causa (molti pazienti non riescono a identificare un evento o un trauma preciso) e sembra sia provocata da un malfunzionamento, a livello del sistema nervoso centrale e periferico, del sistema di controllo del dolore che dovrebbe distinguere tra sollecitazioni dolorose e non dolorose. È, infatti, classificata tra le sindromi da dolore centrale.
In genere, la condizione clinica della sindrome fibriomialgica non peggiora con il tempo, tuttavia, possono entrare in gioco anche altre patologie che ne vanno ad aggravare i sintomi.
Gli eventi infettivi sopra citati, infatti, possono concorrere al peggioramento dei sintomi di una fibromialgia già esistente anche se non è ancora noto il ruolo dell’agente infettivo stesso nello scatenamento del dolore cronico fibromialgico.
Si ipotizza, inoltre, una correlazione tra l’insorgenza della fibromialgia ed i vaccini polivalenti, i quali danno una stimolazione particolarmente intensa al sistema immunitario. Ciò non è ancora stato validato dal punto di vista scientifico.
Al momento non esistono test di laboratorio o radiologici specifici in grado di individuarla pertanto la diagnosi effettuata dal reumatologo è su base differenziale rispetto ad altre patologie riscontrabili con test ed esami.
3 Terapie possibili: un approccio multimodale per i pazienti con fibromialgia
Trattare la fibromialgia e chi ne soffre è un impegno particolare sia per il medico che per il paziente. È necessario, infatti, che tra i due si instauri un clima di fiducia e collaborazione, un’alleanza terapeutica positiva:
- Il malato deve capire la sua malattia e comprendere al meglio la spiegazione fornita, considerato che si tratta di una patologia molto particolare per la quale non esistono cure specifiche
- Il medico deve cercare di superare le barriere e le paure del paziente con empatia facendo in modo che, attraverso il suo appoggio e le sue spiegazioni, il malato riesca a vivere al meglio la sua difficoltà
L’educazione e la conoscenza giocano, infatti, un ruolo importantissimo: più il paziente è informato, più accetterà la sua patologia e più la prognosi migliorerà con il tempo e con le cure indicate dal reumatologo.
Come viene effettuata la diagnosi di fibromialgia? Il medico reumatologo, escluse con esami clinici altre patologie, si basa su dei criteri classificativi elaborati dall’American College of Rheumatology nel 1990 che considerano, oltre al dolore diffuso, la presenza di 18 punti ben precisi sparsi sul corpo del paziente che, se sottoposti ad una modesta digitopressione, diventano dolorosi. Se 11 di questi punti (tender points) provocano dolore allora il medico può diagnosticare la sindrome fibromialgica.
Nella cura della fibromialgia è bene che non sia solo il reumatologo ad occuparsene ma che sia previsto un lavoro in team tra più figure, tra cui fisioterapisti per il recupero della motilità, personal trainer esperti per stabilire percorsi di allenamento ad hoc, psicoterapeuti che possano aiutare il paziente ad accettare la diagnosi con la maggior serenità possibile, e personale medico esperto in terapia antalgica (terapia del dolore). Si parla, quindi, di politerapia.
Al momento le opzioni terapeutiche, infatti, comprendono:
- Farmaci per far diminuire il dolore e migliorare la qualità del sonno
- Programmi di ginnastica leggera ed esercizi di stretching muscolare
- Tecniche di rilassamento ed altri metodi che riducono la tensione muscolare
- Terapia comportamentale per recuperare abitudini di vita, per educare e comprendere la malattia, e per accettarla imparando a conviverci
Ogni paziente dovrà avere il suo piano terapeutico dedicato e la terapia ideale dovrebbe togliere dolore e stanchezza, riportare a sonni riposanti e stabilizzare l’umore.
Entriamo ora nel dettaglio delle possibili terapie che entrano in gioco per aiutare i pazienti fibromialgici.
La cura farmacologica
Nel nostro Paese è possibile ricorrere solo a farmaci che in genere vengono prescritti per altre malattie e che hanno lo scopo di indurre rilassamento, riduzione del dolore e miglior qualità del sonno. Sono farmaci sintomatici, di tipo miorilassante che agiscono perifericamente sulla contrattura e la rigidità muscolare, e farmaci etiologici che, invece, agiscono a livello centrale ristabilendo l’equilibrio dei neurotrasmettitori.
Tra i farmaci prescritti per trattare la fibromialgia abbiamo dunque:
- Antidepressivi
- Antiepilettici ed antinevralgici
- Miorilassanti
- Analgesici per lenire temporaneamente il dolore
Qualora venga coinvolto anche l’algologo (esperto della terapia del dolore) si potrà ricorrere anche ad altre tecniche quali:
- Blocchi anestetici
- Infiltrazioni
- Agopuntura
- Ozonoterapia
La terapia comportamentale
Per trattare la fibromialgia il reumatologo propone anche un supporto psicoterapico basato sulla terapia cognitivo comportamentale da effettuare con psicoterapeuti esperti in modo che il paziente sia, non solo in grado di accettare la malattia, ma anche di adeguare i propri comportamenti.
Il malato deve, infatti, arrivare a disintossicarsi dal dolore, da condizionamenti psicologici e fisici indotti dalla malattia, costruendo attorno a sé un ambiente salutare, sereno, calmo e di supporto in modo da migliorare la sintomatologia.
Le indicazioni psicoterapiche comportamentali sono principalmente le seguenti:
- Evitare situazioni sedentarie, compulsive o ripetitive
- Svolgere con regolarità attività di svago
- Fare attività motoria leggera come ginnastica dolce (anche in acqua, meglio ancora se acqua termale), nuoto o cyclette
L’esercizio fisico
Alla terapia farmacologica ed al supporto psicologico, come abbiamo appena indicato, è importante aggiungere un’adeguata attività fisica.
Un recente studio condotto in Italia, che ha rielaborato precedenti studi effettuati tra il 1985 ed il 2010 ha indicato che, relativamente alla funzione fisica, c’è una buona correlazione di miglioramento della stessa data da esercizi a corpo libero, esercizio in acqua e rinforzo muscolare.
Per il dolore, tuttavia, la situazione è più complessa in quanto esso viene percepito in maniera diversa da ciascun paziente. In questo caso l’attività aerobica dà maggiori benefici rispetto al rinforzo muscolare.
Nonostante ciò, le indicazioni basilari relative all’esercizio fisico per la fibromialgia sono le seguenti:
- Effettuare attività motoria 2-3 volte la settimana
- Con intensità moderata e giorni di riposo per consentire il recupero fisico
- Con durata variabile da 30 a 60 minuti
- Con constanza per almeno 12 settimane consecutive
Tra le attività fisiche consigliate dai medici reumatologi rientra anche il nordic walking in quanto ridà equilibrio e coordinazione al movimento, che spesso nei pazienti con fibromialgia sono di molto compromessi. L’approccio deve essere leggero, dolce, progressivo, cadenzato nel tempo e condotto da un istruttore ben preparato.
La terapia del dolore personalizzata
Oltre ai trattamenti sopra indicati esistono anche altre tipologie di terapie che rientrano nella cosiddetta terapia rigenerativa-conservativa:
- Ossigeno-ozonoterapia
- Proloterapia
- Infiltrazioni di collagene
- Agopuntura
- Omeopatia
Basandosi su un approccio diverso rispetto a quello farmacologico, queste terapie non bloccano l’infiammazione ma vanno a rimodularla lasciando che sia il nostro corpo a rispondere al danno con la rigenerazione.
La proloterapia, ad esempio, consiste nell’iniettare glucosio e collagene nelle zone maggiormente infiammate per attivare la generazione tissutale (è utile per rigenerare tendini e legamenti lesi stabilizzando l’articolazione).
L’ozonoterapia, invece, è un mix di ossigeno e ozono che viene veicolato nel corpo in vari modi: intra o periarticolare, sottocutanea, topica, via endovenosa e via rettale (solo in caso di disturbi gastrointestinali).
L’agopuntura e l’omeopatia prevedono delle microiniezioni cutanee di farmaci omeopatici per indurre un effetto antalgico.
La terapia neurale per il trattamento del dolore
Inizialmente utilizzata (all’inizio del ‘900) per la cura dell’emicrania, la terapia neurale negli anni è stata estesa anche ad altre patologie, come il trattamento della sindrome fibromialgica ed il dolore cronico o acuto.
Si basa sul concetto che ogni organo del nostro corpo è direttamente controllato dal sistema nervoso autonomo e va ad agire per regolare la funzione dello stesso e limitare o controllare le sindromi infiammatorie. Secondo la terapia neurale, dunque, senza regolamentare il sistema nervoso autonomo nessun processo di guarigione è possibile.
Ma in cosa consiste questa terapia? In piccole iniezioni di anestetico locale nella sede che, in base alla percezione e alla storia del paziente, potrebbe essere l’elemento causale dell’insorgere della fibromialgia e dei dolori cronici.
La terapia neurale non dà reazioni avverse (se non in caso di allergie al farmaco non segnalate); possono comparire piccoli ematomi laddove vengono effettuate le punture; non può essere effettuata se il paziente è affetto da emofilia o se assume anticoagulanti.
Il trattamento con gel di testosterone
Un nuovo approccio medico al trattamento della fibromialgia potrebbe arrivare da uno studio condotto su 12 pazienti ai quali è stata applicata una dose al giorno, per 28 giorni, di gel transdermico al testosterone.
Il gel al testosterone, infatti, aumenterebbe in modo sicuro e significativo le concentrazioni medie di testosterone sierico da bassi livelli a livelli medio/alti normali, nei pazienti ai quali è stato applicato, agendo efficacemente sui sintomi di dolore ed affaticamento provocati dalla fibromialgia.