Molto diffuso tra i giovani, nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni, si trasmette per via sessuale con il contatto tra cute, mucose e con i microtraumi generati durante i rapporti sessuali.
La circolazione delle malattie legate al papilloma virus è in costante crescita questo perché c’è poca informazione (ci si preoccupa solo dopo averlo contratto), imprudenza nei rapporti e un abbassamento dell’età media dei primi rapporti sessuali.
Può verificarsi un incremento della contagiosità nel periodo estivo in quanto si può contrarre facilmente in ambienti acquatici e ad alta frequentazione.
Indice
1 Cos’è il papilloma virus
L’infezione si manifesta principalmente a livello intimo con la comparsa di verruche e condilomi visibili, o con microtraumi interni riscontrabili con controlli effettuati da medici specializzati.
Piuttosto diffusa, l’infezione da HPV si risolve, in genere, spontaneamente; tuttavia nel 5-10% dei casi c’è un alto rischio di sviluppo di lesioni pretumorali: nella donna a livello del collo dell’utero e dell’ano, nell’uomo nel pene, nel distretto orofaringeo e nell’ano (in caso di omosessualità).
2 Le cause dell’infezione da Hpv
Il papilloma virus umano fa parte delle malattie sessualmente trasmissibili e si contrae prevalentemente attraverso i rapporti sessuali, ovvero, con il contatto con cute e mucose e tramite i microtraumi che avvengono durante i rapporti. L’utilizzo del profilattico limita il contagio, tuttavia il solo preservativo non è sufficiente in quanto il contatto potrebbe avvenire anche in zone non protette come il cavo orofaringeo (sesso orale) o l’ano (sesso anale). Inoltre, il contagio può avvenire anche per via indiretta attraverso l’utilizzo di asciugamani e biancheria intima.
Come abbiamo visto, questa infezione si presenta soprattutto in età giovanile, con un’incidenza piuttosto elevata in soggetti femminili e maschili tra i 20 e i 40 anni. Nella metà dei casi essa regredisce spontaneamente nell’arco di un anno, nell’80% in 2 anni.
Ha, inoltre, tre possibilità di evoluzione: regressione, persistenza e progressione. In genere (70-90% dei casi) il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno.
Purtroppo, però, il papilloma virus, qualora l’infezione si protragga nel tempo, può causare alcune patologie oncologiche sia nell’uomo che nella donna.
Si distinguono, infatti, due tipologie di ceppi:
- LR a basso rischio tumorale, ad esempio di tipo 6 ed 11, responsabili dei condilomi a livello del perineo e delle mucose della vulva e della vagina; in questo caso, nel primo anno dalla contrazione dell’infezione, le lesioni che si verificano sono lesioni lievi L-SIL citologiche o CIN I istologiche;
- HR ad alto rischio tumorale, detti anche oncogenici, sono la causa del carcinoma del collo dell’utero (tipi 16/18); il carcinoma si sviluppa in casi rari e le infezioni di questo tipo sono definite ad alto rischio H-SIL citologico o CIN II III istologico; questi ceppi, nell’uomo, posso causare neoplasie del pene, neoplasie orofaringee o neoplasie anali.
Inoltre, l’infezione da HPV ha un legame con i problemi di infertilità. I ceppi del virus si possono trovare nel liquido seminale; in tal caso causano una diminuzione della motilità degli spermatozoi.
Hpv e tumore del collo dell’utero
I ceppi più gravi di papilloma virus, sono una delle cause del tumore del collo dell’utero, una patologia grave che colpisce le giovani donne: qualora il virus non svanisca nell’arco di uno o due anni, esso è in grado di modificare il tessuto del collo dell’utero fino a trasformarne le cellule.
Seconda tra le neoplasie più frequenti tra le donne, il tumore del collo dell’utero, in Italia, colpisce in media 5,3 donne ogni centomila e ha un tasso di mortalità di 2,4 donne per centomila.
Al fine di prevenire la comparsa del tumore alla ervice uterina, dal 1974, in Italia sono stati avviati dei programmi di screening per le donne tra i 25 ed i 64 anni. I due test che si eseguono principalmente sono il pap test e la colposcopia.
3 Prevenzione e cura dell’infezione da papilloma virus
Cosa fare in caso di infezione? In realtà, non esiste una vera e propria cura farmacologica per l’HPV, le terapie più diffuse, attualmente, riescono ad eliminare le lesioni interne, ma non agiscono sull’infezione. Le lesioni precancerose, ad esempio, possono essere trattate solo chirurgicamente, condilomi e verruche, invece, con creme da applicare localmente.
L’arma più potente per sconfiggere il virus è, dunque, la prevenzione.
La prevenzione: pap test e colposcopia per le donne
Un ruolo fondamentale nella battaglia alla diffusione dell’infezione da HPV viene svolto dalla prevenzione che si distingue in:
- Prevenzione primaria (vaccino)
- Prevenzione secondaria (programmi di screening diagnostici)
Ogni donna viene invitata dalle Aziende Sanitarie Locali ad eseguire il pap test, un esame non invasivo che individua precocemente le lesioni precancerose e che consente di trattarle prima che un eventuale tumore si sviluppi.
I pap test vengono eseguiti con regolarità ogni 3 o 5 anni, su chiamata dell’ASL competente oppure privatamente. Per fare il pap test si usa lo speculum, un piccolo strumento in plastica, che consente di vedere il collo dell’utero; successivamente, grazie ad una piccola spatolina e ad uno spazzolino, si preleva una piccola quantità di secrezione della mucosa che viene disposta su un vetrino e fissata con un apposito spray. A valutare l’esame è un anatomopatologo che stila un referto di normalità o anormalità.
Nel caso di anormalità si procede ad effettuare una colposcopia. Il ginecologo, in questo caso, osserva, con una visita di 20-30 minuti, i tessuti genitali interni femminili con un colposcopio (uno strumento simile ad un binocolo con lenti di ingrandimento). Tramite questa visita, individua eventuali anomalie nelle cellule ed esegue, se necessario, dei prelievi di tessuto (biopsie) che vengono poi inviate in laboratorio per stabilire se sono cellule tumorali.
Oltre al pap test classico esistono altri metodi di valutazione come il thin prep o citologia su strato sottile. In questo caso, invece di strisciare le cellule prelevate dal collo dell’utero sul vetrino, ciò che si preleva viene inserito in un mezzo liquido che consente di eliminare i residui di muco e rendere la lettura successiva più attendibile.
Infine, è possibile effettuare il test per la ricerca HPV ad alto rischio che, se positivo, consente al ginecologo di valutare rapidamente i passi da compiere per prevenire la formazione del tumore al collo dell’utero.
La prevenzione e la cura dell’infezione da HPV negli uomini
Negli uomini, invece, si procede al trattamento e alla tipizzazione di tutti i condilomi evidenti in caso di sospetto di infezione da papilloma virus o nel caso in cui la/il partner siano affetti da infezione da HPV.
In genere, i medici propongono la penoscopia e la ricerca-tipizzazione HPV-DNA (più eventuale anoscopia) per accertare l’infezione: si tratta di una ricerca mirata con tamponi che vengono poi inviati ad un laboratorio di diagnostica molecolare.
Ad oggi non esistono farmaci antivirali che eliminino il virus, il quale nella maggior parte dei casi scompare da solo. Tuttavia, se non scompare, i condilomi che si sono formati nel pene vanno eliminati. Si può procedere, in questi casi, con laserterapia, diatermocoagulazione, crioterapia o con l’applicazione di sostanze chimiche.
Nonostante le cure è possibile il verificarsi di recidive e sono, dunque, fondamentali dei controlli periodici fino alla totale scomparsa del virus.
La vaccinazione contro l’HPV
Da 12 anni in Italia esiste il vaccino contro il papilloma virus, efficace contro l’HPV 16 e 18 (responsabili del 78% dei cervico-carcinomi), che consente di prevenire il tumore del collo dell’utero, le lesioni precancerose e i condilomi. Inizialmente il vaccino era previsto solo per le ragazze e veniva somministrato tra i 9 ed i 14 anni d’età.
Dal 2017, inoltre, esiste il vaccino 9-valente che copre anche il papilloma virus e viene somministrato anche ai ragazzi.
Grazie ai due vaccini disponibili si raggiungono risultati importanti in quanto si riducono drasticamente sia le lesioni intraepiteliali cervicali, sia le tipologie di HPV in circolazione (riduzione della prevalenza dei genotipi vaccinali), sia la condilomatosi genitale.
Il vaccino va somministrato prima di entrare in contatto con il virus per ottenere la massima protezione ed è, infatti, previsto in età preadolescenziale. Può essere utilizzato anche nella prevenzione delle recidive previo “consenso informato del paziente”.
Tuttavia, siccome la vaccinazione previene poco più del 70% dei tumori del collo dell’utero, si consiglia, anche per chi è stato vaccinato, di fare dei controlli periodici annuali per controllare l’insorgenza di altri ceppi di HPV.
Il vaccino, infine, assicura una buona persistenza dell’immunità specifica e l’induzione di una memoria immunitaria. Attualmente nel nostro Paese non è previsto il richiamo dopo un certo numero di anni. Non è escluso che in futuro si preveda la necessità della dose di richiamo per assicurare ulteriore copertura immunitaria.