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Dottore, perchè non rimango incinta?

Dottore, perchè non rimango incinta?

Vediamo quali sono le cause, gli accertamenti e le soluzioni per affrontare le difficoltà di concepimento e la pontenziale sterilità.

Ogni anno, l’Istat restituisce un quadro del nostro Paese a tinte sempre più fosche rispetto alla natalità: diminuisce il numero medio di figli per coppia e si alza l’età media del primo, spesso unico, parto. Talvolta, purtroppo, non è la coppia a scegliere di rimandare o rinunciare a un figlio ma è la gravidanza che tarda ad arrivare. E molto spesso, questo capita senza che la coppia avesse mai nemmeno ipotizzato di poter avere difficoltà a concepire.
 

Come mai non rimango incinta?

Le coppie a volte si stupiscono di avere problemi a concepire: in assenza di patologie note pregresse, non si aspettano di avere difficoltà. Ad esempio il peso dell’età, soprattutto femminile, nella ricerca della gravidanza è spesso molto sottovalutato. Certo, altre volte l’età non è il fattore determinante e i problemi sono da ricercare altrove.
 

Quanto tempo deve passare prima di preoccuparci e dover affrontare la potenziale sterilità?

Tecnicamente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’allarme dovrebbe scattare dopo 12-24 mesi di tentativi andati ‘a vuoto’. Naturalmente, ogni caso è diverso: se, ad esempio, si può supporre l'esistenza di un problema pregresso mai diagnosticato, o se l'età della partner femminile è superiore ai 37 anni, si può valutare come problematica l'assenza di concepimento anche prima dei 12 mesi. In questi casi, dopo 6-12 mesi di rapporti liberi non protetti, sarebbe opportuno dare avvio agli approfondimenti diagnostici.
 

Quali sono gli esami suggeriti per la donna?

Possono esserci molte possibili cause, per questo gli accertamenti coinvolgono tutto l'apparato riproduttivo. Inoltre, si analizza la condizione dal punto di vista ormonale per avere un quadro completo e definire il percorso possibile. Per la partner femminile, gli esami suggeriti sono: esami del sangue con dosaggio ormonale (AMH od ormone antimulleriano, FSH, ormone follicolo-stimolante ed estradiolo), tramite i quali si verifica la funzionalità ovarica; un'ecografia, se possibile 3D, per una valutazione accurata dell'utero ed eventualmente un' isterosalpingografia per verificare il corretto funzionamento delle tube di Falloppio.

E per il partner maschile?

Il primo test da eseguire è uno spermiogramma che permette allo specialista di capire, tra le altre cose, se il seme ha una motilità sufficiente. Complessivamente, l’iter diagnostico ci permetterà di capire se è opportuno dare avvio al percorso di fecondazione assistita.
 

Se i risultati confermano la presenza di criticità, cosa si può fare?

Le strade possibili sono molte: la medicina della riproduzione, negli ultimi anni, ha definito molti protocolli diversi che aiutano le coppie a stringere tra le braccia il loro bimbo: si va dall'inseminazione intrauterina (IUI) alla vera e propria fecondazione in vitro, con transfer dell’embrione formatosi in laboratorio, con l’aiuto della iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI) o senza (FIVET). Noi specialisti siamo al fianco delle coppie, per capire insieme quale sia la strada migliore per ogni situazione.

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