Lesioni della spalla: trattamento conservativo delle lesioni della cuffia dei muscoli rotatori
È solo al sintomo del dolore che il paziente si rivolge allo specialista che solo dopo la diagnosi può individuare il trattamento più efficace
Con cuffia dei muscoli rotatori intendiamo anatomicamente il complesso muscolo-tendineo della spalla deputato alla stabilizzazione dell’articolazione gleno-omerale. Essa è composta da tre muscoli extrarotatori (sovraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo) e da un muscolo intrarotatore (sottoscapolare). L’azione sinergica di questi muscoli, oltre a stabilizzare la spalla, consente di sollevare e di ruotare l’arto superiore. In presenza di una lesione, sia essa di natura infiammatoria o anatomica, tale funzione risulta pesantemente limitata.
Come avviene la diagnosi di una lesione della cuffia dei muscoli rotatori?
Per la diagnosi è fondamentale l’esame obiettivo. Una visita accurata consente tramite la somministrazione di test specifici non solo di evidenziare un’eventuale rottura della cuffia, ma anche di individuare quali sono i tendini coinvolti. Naturalmente RX ed ecografia ci daranno maggiori informazioni. Infine la RMN fornirà un quadro più preciso circa livello ed entità della lesione.
Quali sono i trattamenti di elezione?
Il primo approccio dovrebbe essere sempre di tipo conservativo, poiché il riposo funzionale dell’arto interessato è fondamentale per il controllo della sintomatologia algica. Andrà sempre associata, compatibilmente con le condizioni generali del paziente, anche una terapia anti-infiammatoria ed antidolorifica.
In una fase successiva si potrà optare per la soluzione chirurgica ( nella grande maggioranza dei casi si utilizzerà la tecnica artroscopica ) oppure, quando è possibile, specie in presenza di lesioni di tipo infiammatorio o di lesioni parziali della cuffia, per un trattamento conservativo.
Quest’ultimo si avvarrà di esercizi di stretching e di mobilizzazione della spalla, di ripotenziamento dei cosiddetti muscoli depressori della testa dell’omero, vale a dire di quei muscoli che, se opportunamente tonificati, tendono ad abbassare la testa dell’ omero aumentando lo spazio sub-acromiale e migliorando quindi la possibilità di scorrimento dei tendini della cuffia stessa attraverso questo spazio virtuale.
Nel caso in cui non sia necessario l’intervento, quali sono i gli strumenti fisioterapico utli per il trattamento di tali lesioni?
Molto utile si può rivelare la tecarterapia che, grazie alle sue spiccate qualità antiflogistiche ed anti-edemigene trova indicazione in tutti quei casi in cui prevalga un quadro di flogosi.
Anche la laserterapia ad alta potenza si è dimostrata efficace nel raggiungere in profondità le strutture tendinee lesionate apportando energia ai tessuti sofferenti, con effetto antalgico ed antiflogistico.
Un discorso a parte merita il trattamento mediante terapia con onde d’urto focali. Ove vi sia l’indicazione a tale trattamento, da valutarsi caso per caso da parte dello specialista, tale metodica si rivela altamente efficace nel rimuovere eventuali depositi calcifici e soprattutto nel promuovere processi di vera e propria rigenerazione tissutale, anche attraverso processi di neoangiogenesi, vale a dire attraverso la generazione di nuovi capillari sanguigni.
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