Ecografia mammaria: come, quando e perchè
La diagnosi precoce del tumore mammario e le nuove terapie hanno permesso di ridurne la mortalità, con una sopravvivenza dell’87% a cinque anni dalla diagnosi e dell’80% a dieci anni.
L’incidenza del tumore mammario è di 51.000 nuovi casi ogni anno in Italia (di cui 500 interessano il sesso maschile). Colpisce 1 donna su 8 e nella popolazione femminile rappresenta il 28% di tutti i tumori. Attualmente non è possibile una prevenzione primaria per il carcinoma della mammella (cioè un’azione sulla causa che lo determina, non essendo nella gran parte dei casi nota).
Cos'è l’ecografia mammaria?
È un esame diagnostico non invasivo, indolore e privo di effetti collaterali. Questa indagine utilizza gli ultrasuoni (onde sonore ad alta frequenza, innocue per il corpo umano) per poter studiare la ghiandola mammaria ed è in grado di rilevare molto spesso la presenza di alterazioni patologiche, come formazioni cistiche, addensamenti o noduli, etc.
Inoltre alcuni accorgimenti tecnologici come il color doppler e l’elastosonografia permettono di valutare ulteriori caratteristiche della lesione come vascolarizzazione e comprimibilità.
Come si esegue l’esame?
Per eseguire l’esame, la paziente viene invitata a sdraiarsi su un lettino ed a portare le braccia sopra la testa. Il medico stende uno strato di gel trasparente sulla pelle della mammella, che permette la trasmissione degli ultrasuoni, e poi passa sulla cute una sonda collegata all’ecografo. L’esame dura circa 10-20 minuti e non ha nessuna controindicazioni nemmeno quando si tratti di persone che si trovano in una situazione di particolare sensibilità (come è il caso, ad esempio, delle donne in gravidanza).
Quando si esegue questo esame diagnostico?
Per le donne sotto i 40 anni non esiste uno specifico protocollo di utilizzo, ma sarebbe consigliabile controllare periodicamente il seno con l’autopalpazione e con visite senologiche integrate dall’esame ecografico, una volta ogni 12-18 mesi a partire dai 30 anni. Anche le donne più giovani dovrebbero seguire questa procedura qualora ci sia il riscontro di anomalie alla palpazione, o in presenza di patologia infiammatoria (arrossamento e dolore) o in presenza di secrezione monolaterale spontanea, ematica o siero ematica, mono-orifiziale dal capezzolo (nel caso di secrezioni è comunque necessaria anche una valutazione citologica del secreto).
Lo scopo dell’ecografia è in questi casi di identificare lesioni palpabili e non palpabili e caratterizzare lesione solida o liquida, margini della lesione, eco struttura, vascolarizzazione, etc.
Dopo i 40 anni, per il modificarsi della struttura della mammella, l’esame di prima scelta diventa la mammografia, ma l’ecografia rimane un irrinunciabile esame complementare, in particolare per meglio comprendere eventuali anomalie alla mammografia o in presenza di un seno denso e per indagare le porzioni di mammella non raggiungibili dalla mammografia. L’esame ecografico della mammella permette inoltre anche un accurato studio di eventuali alterazioni linfonodali ai cavi ascellari o alla catena mammaria interna e di valutare, con una discreta accuratezza, eventuali impianti protesici.
Qual è il ruolo dell’ecografia mammaria in caso di reperti dubbi?
Consente di effettuare un prelievo (eco-guidato) citologico o micro-istologico per porre una diagnosi definitiva ed in certi casi, se necessita, permette anche il posizionamento di “reperi metallici” che possono guidare il chirurgo su una lesione circoscritta permettendo un intervento più preciso e meno demolitivo.
Mario Duati
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