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Il cortisone fa male?

Il cortisone fa male?

Effetti avversi e benefici devono essere bilanciati in modo che questi ultimi siano prevalenti. Compito del medico è informare adeguatamente il paziente.

Dott.ssa Margherita Pianon

Il cortisone è un farmaco antinfiammatorio steroideo impiegato per trattare diverse patologie, da quelle autoimmuni a quelle infiammatorie. Sebbene possa avere effetti collaterali, il suo utilizzo corretto può portare a notevoli benefici. 

La questione se il cortisone faccia male non può essere risposta con un semplice "sì" o "no", perché dipende da numerosi fattori quali la dose, la durata del trattamento e le condizioni individuali del paziente.

In generale, un utilizzo di breve durata e a basso dosaggio del cortisone in genere non appare causa di effetti indesiderati. 

Tra gli effetti collaterali della terapia cronica con cortisone per lunghi periodi di tempo, soprattutto ad alti dosaggi, invece, si rilevano influenze sul metabolismo degli zuccheri, aumento di peso, ipertensione arteriosa, aumento di colesterolo e trigliceridi, fragilità cutanea e capillare, un maggior rischio di cataratta. 

In alcuni soggetti predisposti può poi essere causa di glaucoma e, in alcuni casi, essere responsabile dell'inibizione della produzione ossea.

1 Cosa succede al corpo quando si prende il cortisone?

Quando il cortisone entra nel corpo, lavora imitando l'azione degli steroidi naturalmente prodotti dalle ghiandole surrenali. Riduce l'infiammazione sopprimendo il sistema immunitario e influenzando il metabolismo del corpo. 

Ciò può portare a un rapido sollievo dai sintomi infiammatori e da altre condizioni autoimmuni, ma questa soppressione può alterare il normale equilibrio degli ormoni e delle funzioni del corpo, introducendo potenziali effetti collaterali.

2 Quali sono gli effetti collaterali del cortisone?

Effetti collaterali a breve termine

Gli effetti collaterali a breve termine del cortisone possono includere aumento dell'appetito, variazioni dell'umore, disturbi del sonno e aumento del rischio di infezioni.
Inoltre, alcuni pazienti possono sperimentare un aumento della pressione sanguigna e livelli di zucchero nel sangue più elevati.


Effetti collaterali a lungo termine del cortisone

Gli effetti a lungo termine possono includere:

  • osteoporosi
  • cataratta
  • assottigliamento della pelle
  • facilità a lividi
  • aumento del rischio di diabete
  • sindrome di Cushing (caratterizzata da un aumento di peso nella parte superiore del corpo). 

È fondamentale monitorare questi effetti con l'assistenza di un medico.

3 Alcune domande e falsi miti sugli effetti collaterali del cortisone

È vero che il cortisone alza la pressione?

Sì, il cortisone può aumentare la pressione sanguigna a causa della sua capacità di trattenere il sodio e l'acqua, contribuendo alla ritenzione idrica.


Cortisone e stanchezza alle gambe: può verificarsi davvero?

Sì, il cortisone può causare stanchezza alle gambe, in parte a causa degli effetti sulla distribuzione dei minerali e sulla forza muscolare.


Consumo di cortisone e insorgenza della diarrea

Sebbene meno comune, la diarrea può essere un effetto collaterale del cortisone, soprattutto quando questo interagisce con il sistema digestivo.


Il cortisone può causare tachicardia?

Sì, il cortisone può causare tachicardia come parte della sua azione sul sistema cardiovascolare, in particolare quando utilizzato in dosi elevate.


Il cortisone può davvero causare sudorazione eccessiva?

Sì, tra gli effetti collaterali del cortisone ci sono anche le vampate di calore e la sudorazione eccessiva.


Il cortisone abbassa le difese immunitarie: è vero?

Sì, il cortisone può sopprimere il sistema immunitario, riducendo la capacità del corpo di combattere le infezioni.


Il cortisone fa male ai capelli

Può contribuire alla fragilità e alla perdita dei capelli, come effetto collaterale della sua azione ormonale.

4 Quali sono davvero le controindicazioni del cortisone

Le controindicazioni all'uso del cortisone includono una varietà di condizioni mediche e circostanze in cui l'uso di questo farmaco potrebbe risultare pericoloso o controproducente.

  • Infezioni non controllate: dato che il cortisone sopprime il sistema immunitario, il suo utilizzo può esacerbare condizioni infettive esistenti o rendere il corpo più suscettibile a nuove infezioni. Pertanto, in presenza di infezioni batteriche, virali, fungine o parassitarie non controllate, l'uso di cortisone dovrebbe essere evitato o attentamente monitorato.
  • Tubercolosi attiva o latente: l'uso di cortisone in pazienti con tubercolosi può riattivare l'infezione a causa della riduzione delle difese immunitarie.
  • Ulcere peptiche attive: il cortisone può aggravare le ulcere allo stomaco o all'intestino e ritardarne la guarigione. È necessario prestare attenzione in pazienti con una storia di ulcere peptiche.
  • Diabete non controllato: poiché il cortisone può aumentare i livelli di glucosio nel sangue, il suo uso in pazienti con diabete non controllato può rendere difficile la gestione della glicemia.
  • Ipertensione non controllata: il cortisone può aumentare la pressione sanguigna, quindi, pazienti con ipertensione non controllata dovrebbero utilizzare il cortisone con cautela.
  • Gravidanza e allattamento: sebbene il cortisone possa essere necessario in alcune situazioni durante la gravidanza e l'allattamento, il suo uso deve essere valutato attentamente, poiché può passare attraverso la placenta o nel latte materno.
  • Osteoporosi: il cortisone può accelerare la perdita di massa ossea, quindi dovrebbe essere usato con estrema cautela in pazienti con osteoporosi o in quelli a rischio di svilupparla.
  • Disturbi psichiatrici: in pazienti con una storia di gravi disturbi psichiatrici, il cortisone può esacerbare queste condizioni o scatenare nuove episodi psichiatrici.

5 Insomma: il cortisone fa male? L'importante ruolo del medico

Fondamentale ruolo del medico, in questi casi, è fornire indicazioni specifiche al paziente su come far fronte agli effetti indesiderati causati dall'utilizzo di cortisone, anche a seconda delle condizioni dell'individuo, ad esempio riducendo l'apporto calorico, controllando la glicemia e la pressione arteriosa. 

Inoltre, a chi è sottoposto a terapia cronica si consiglia l'assunzione di calcio e vitamina D, anche in associazione a farmaci che inibiscono la distruzione dell'osso, i bifosfonati.

Compito del medico, e del reumatologo in particolare, è illustrare in modo semplice ed efficace gli aspetti positivi e negativi legati all'utilizzo del cortisone e informare il paziente circa gli aspetti vantaggiosi di tale scelta terapeutica, se necessaria.

In alcune situazioni cliniche, infatti, il cortisone contribuisce efficacemente, non solo diminuendo rapidamente il dolore, ma anche rallentando le fasi iniziali della malattia.
In questi casi, è bene che il paziente sia posto in grado di compiere una scelta consapevole, alla luce sia delle possibili reazioni avverse che degli innegabili aspetti positivi, e bilanciarli in modo che questi ultimi siano sempre prevalenti.

Uno dei criteri fondamentali che deve guidare il medico nel suo uso, specie nelle terapie prolungate, è quello di utilizzare la minima dose efficace.

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