La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva, che rappresenta la forma più comune di demenza coinvolgendo il 5% della popolazione over 65.
È stata individuata dal Dott. Alois Alzheimer, neurologo tedesco, agli inizi del ‘900 che documentò la degenerazione cerebrale dovuta alla malattia.
È una patologia che colpisce prevalentemente la memoria, ma ha anche un impatto significativo sulle capacità cognitive e sul comportamento compromettendo la capacità del paziente di funzionare autonomamente.
Indice
1 Come inizia la malattia di Alzheimer?
Il morbo di Alzheimer non inizia improvvisamente, ma si manifesta gradualmente, spesso in modo così sottile che i primi sintomi possono passare inosservati.
La fase iniziale della malattia è caratterizzata dalla disfunzione dei circuiti neuronali che interessa principalmente le aree del cervello associate alla memoria e al linguaggio.
La progressione della patologia si può dividere in fasi:
- Fase preclinica: prima che i sintomi diventino evidenti, si verificano cambiamenti patologici nel cervello che possono durare anche un decennio. Durante questa fase asintomatica, si accumulano nel cervello le proteine beta-amiloide e tau, formando rispettivamente placche amiloidi e grovigli neurofibrillari. Questi depositi sono considerati tra i principali marker biologici della malattia.
- Fase prodromica (lieve deficit cognitivo): i primi sintomi clinici iniziano a manifestarsi con lievi cambiamenti nelle capacità cognitive, spesso percepiti come dimenticanze più frequenti di nomi propri, appuntamenti, dove sono stati lasciati oggetti comuni o difficoltà nel ricordare informazioni recenti. Questi sintomi possono essere accompagnati da una lieve confusione o difficoltà nel seguire percorsi familiari.
- Fase di Alzheimer lieve: man mano che la malattia progredisce, i sintomi diventano più evidenti e interferiscono con le attività quotidiane. I pazienti possono avere difficoltà nel gestire le finanze, prendere decisioni, pianificare o organizzare attività. In questa fase, i familiari o gli amici possono iniziare a notare cambiamenti più significativi e può essere il momento in cui si cerca un consulto medico.
Chi è più predisposto all’Alzheimer?
Alcuni fattori di rischio possono accelerare l'insorgenza o aumentare la probabilità di sviluppare l’Alzheimer:
- età avanzata
- genetica (presenza di specifici alleli genetici come l'APOE ε4)
- stile di vita (come il fumo e l’obesità)
- diabete
- ipertensione arteriosa.
A quale età può venire l’Alzheimer?
Le fasi dell’Alzheimer non sono strettamente legate a specifiche fasce d'età, perché l'insorgenza e la progressione della malattia possono variare notevolmente da persona a persona.
L'Alzheimer precoce (early-onset) si riferisce ai casi in cui la malattia si manifesta prima dei 65 anni. Questi casi sono meno comuni e possono essere particolarmente aggressivi, progredendo più rapidamente rispetto alla forma tardiva.
I sintomi possono iniziare già tra i 30 e i 60 anni, e spesso i pazienti sono ancora attivi nel mondo del lavoro e hanno responsabilità familiari significative, il che rende la diagnosi particolarmente sconvolgente.
L’Alzheimer tardivo (late-onset) è la forma più comune di Alzheimer, che generalmente colpisce le persone di età superiore ai 65 anni.
In questa fascia d'età, i sintomi si manifestano gradualmente e la progressione può variare da lieve a molto grave nel corso di molti anni.
- Fase preclinica: una fase asintomatica può durare decenni e non ha una chiara corrispondenza d'età, ma i cambiamenti cerebrali iniziano spesso nei decenni centrali della vita (40-50 anni), anche se non ci sono sintomi evidenti.
- Fase di lieve deficit cognitivo (MCI): può diventare evidente quando l'individuo è ancora nella sesta o settima decade di vita (50-70 anni), ma non sempre progredisce verso l'Alzheimer.
- Fase lieve: si osserva in persone oltre i 65 anni di età, ma l'età esatta può variare.
- Fase moderata e grave: più comuni negli anni successivi, spesso quando l'individuo è nella settima decade di vita o oltre.
2 Alzheimer, i sintomi principali
La malattia di Alzheimer presenta una varietà di sintomi cognitivi e comportamentali che si aggravano progressivamente. La manifestazione dei sintomi, ricordata con le 4 A dell'Alzhheimer (Amnesia, Afasia, Aprassia, Agnosia), può variare da individuo a individuo, ma segue generalmente un modello di progressione dalla lieve compromissione fino a una grave disabilità cognitiva.
Sintomi Cognitivi
- Perdita di memoria
- Disorientamento temporale e spaziale
- Difficoltà con il linguaggio e la parola
- Compromissione del giudizio critico
- Difficoltà nell’eseguire compiti complessi
Sintomi Comportamentali e Psicologici
- Variazioni dell'umore e del comportamento
- Ritiro sociale
- Alterazioni del sonno
- Allucinazioni e deliri
Sintomi Fisici
- Problemi di mobilità
- Deterioramento delle funzioni autonomiche
Le 4 A dell'Alzheimer
Le "4 A" dell'Alzheimer rappresentano una mnemotecnica utilizzata per descrivere i sintomi chiave della malattia di Alzheimer, facilitando il riconoscimento e la comprensione delle principali manifestazioni cliniche.
Questi quattro sintomi sono:
-
Amnesia: indica la perdita di memoria, che è il sintomo più noto e spesso il più evidente della malattia di Alzheimer.
-
Afasia: la difficoltà o l'incapacità di comunicare efficacemente attraverso il linguaggio.
-
Aprassia: la perdita della capacità di eseguire movimenti e attività motorie apprese, nonostante la funzione motoria normale.
-
Agnosia: l'incapacità di riconoscere oggetti, persone, suoni, forme o odori, nonostante le funzioni sensoriali siano integre.
Questi quattro sintomi chiave aiutano i medici a identificare e diagnosticare l'Alzheimer, oltre a comprendere il grado di progressione della malattia nel tempo.
3 Come viene diagnosticato il morbo di Alzheimer?
Non esiste un singolo test che possa diagnosticare l’Alzheimer; piuttosto, è un processo che combina la valutazione clinica con test neuropsicologici, esami di laboratorio e imaging cerebrale:
- valutazione clinica dettagliata con storia medica del paziente e attenzione ai sintomi cognitivi e comportamentali.
- test neuropsicologici che valutano la memoria, il pensiero logico, l'orientamento spazio-temporale, le capacità linguistiche e altre funzioni cognitive.
- esami del sangue per escludere altre condizioni che possono causare sintomi simili, come squilibri ormonali, carenze vitaminiche, infezioni o problemi metabolici.
- imaging cerebrale come risonanza magnetica (MRI), tomografia computerizzata (CT) per visualizzare la struttura del cervello, PET (tomografia a emissione di positroni) per rilevare i depositi di proteine.
- biomarcatori nel liquido cerebrospinale.
Parte del processo diagnostico include la diagnosi differenziale, che considera altre possibili cause dei sintomi osservati, come altre forme di demenza (demenza vascolare, demenza frontotemporale, ecc.), depressione grave o effetti collaterali di farmaci.
4 Come si cura il morbo di Alzheimer?
Attualmente non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer, di conseguenza il trattamento mira a gestire i sintomi e, contemporaneamente, a migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Le cure farmacologiche utilizzano:
- Inibitori dell'acetilcolinesterasi: farmaci come Donepezil, Rivastigmina e Galantamina aumentano i livelli di acetilcolina nel cervello, un neurotrasmettitore coinvolto nella memoria e nel giudizio, aiutando a migliorare o stabilizzare i sintomi cognitivi.
- Antagonisti del recettore NMDA: la Memantina è un farmaco utilizzato nelle fasi moderate e avanzate della malattia che agisce modulando il glutammato, un altro neurotrasmettitore che, se prodotto in eccesso, può portare a danni neuronali. La memantina aiuta a rallentare la progressione dei sintomi cognitivi associati a queste fasi più avanzate.
Le terapie non farmacologiche includono programmi di:
- terapia comportamentale e cognitiva per gestire problemi come depressione, ansia e agitazione.
- Addestramento della memoria.
- Terapia occupazionale.
- Attività stimolanti cognitive per migliorare il benessere e la funzionalità quotidiana dei pazienti.
Allo scopo di rallentare il più possibile la progressione della malattia è importante apportare alcune modifiche allo stile di vita come:
- Dieta ed esercizio fisico: una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce e oli salutari, è spesso raccomandata. L'esercizio fisico regolare può aiutare a mantenere la funzionalità cardiaca e cerebrale, riducendo il rischio di ulteriori complicazioni.
- Attività sociali e cognitive: mantenere i pazienti impegnati socialmente e mentalmente può aiutare a rallentare la progressione della demenza. Attività di gruppo, musica, arte e altre forme di terapia ricreativa sono utili per stimolare la mente e migliorare l'umore.
Quanto vive un malato di Alzheimer?
In generale, il periodo medio di sopravvivenza dopo la diagnosi di Alzheimer è compreso tra 4 e 8 anni, ma alcuni pazienti possono vivere fino a 20 anni dopo la diagnosi, soprattutto se la malattia si manifesta in età relativamente giovane.
Alcuni fattori influenzano la durata della vita:
- Età all'inizio della malattia
- Condizioni di salute concomitanti
- Severità dei sintomi
- Qualità delle cure