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Memoria e invecchiamento: l'importanza di una diagnosi prococe

Memoria e invecchiamento: l'importanza di una diagnosi prococe

I disturbi cognitivi nell'anziano sono una condizione patologica molto frequente, ma spesso trascurata.

Dott.ssa Lidia Zanetti

Nel normale processo di invecchiamento, un lieve calo delle performance cognitive è fisiologico e non pregiudica la vita di relazione e l'autonomia dell'individuo. Spesso, però, una demenza può esordire subdolamente, con sintomi sfumati che sfuggono all'osservazione o vengono sottovalutati, perciò è necessario un approccio specialistico che distingua le normali modificazioni legate all'età dai segni di una patologia neurodegenerativa.

 

Cosa identifica un decadimento cognitivo “anomalo”?

Col progressivo aumento della vita media, si sta verificando un generale incremento delle malattie cronico-degenerative; in particolare a livello cerebrale, varie patologie causano alterazioni delle funzioni cognitive e della sfera emotiva, con diversi sintomi: costanti deficit di memoria, disorientamento spaziale e temporale, problemi di linguaggio, di ragionamento o di esecuzione in semplici attività quotidiane, irritabilità, depressione, disturbi psichici.

 

In quali casi è bene procedere a degli accertamenti?

Tutti questi "campanelli d'allarme" devono far sospettare una forma di Alzheimer o altre demenze, e richiedono adeguati controlli specialistici: una diagnosi precoce, infatti, offre migliori possibilità di intervento, consente di sfruttare al meglio le opzioni terapeutiche e migliorare la qualità di vita della persona malata e del nucleo familiare.



 

Quali terapie propone, generalmente?

Purtroppo, malgrado numerosi e promettenti studi, al momento attuale non esiste una terapia risolutiva, ma sono disponibili vari farmaci che rallentano i deficit cognitivi e contrastano l'ansia, la depressione, i disturbi del sonno e i sintomi psicotici, oltre ovviamente alla cura di eventuali malattie fisiche concomitanti. Inoltre, rivestono grande rilevanza alcune strategie di intervento per stimolare la cognitività e l'affettività, promuovere l'autonomia e ottimizzare l'ambiente, sia fisico sia relazionale. In sintesi, grazie ad un approccio globale, che includa anche l'educazione e il sostegno alla famiglia, si può ottenere un buon controllo della malattia.

 

Parlare di potenziamento cognitivo equivale a parlare di prevenzione, in questo campo?

Come per tutte le malattie cronico-degenerative, prevenzione significa corretto stile di vita e controllo dei fattori di rischio, ma per mantenere efficiente e "giovane" il cervello bisogna anche coltivare interessi e relazioni sociali, conservando entusiasmo e curiosità per esperienze e progetti di vita.

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