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Patrizia Pellegrino: "Ringrazio la vita e sorrido".

Patrizia Pellegrino: "Ringrazio la vita e sorrido".

Patrizia Pellegrino racconta la sua rinascita dopo il tumore al rene che l’ha colpita nel 2021, grazie all'amore per i figli e al sorriso.

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Una vita sulle montagne russe quella di Patrizia Pellegrino, ricca di soddisfazioni lavorative e personali, ma anche di tanto dolore. L’artista ha aperto il suo cuore a Medicina Moderna raccontando la battaglia vinta contro la malattia, l’amore per i suoi adorati figli, e la consapevolezza che nella vita, per stare bene, bisogna sorridere!

1 Come trovi il tempo per conciliare la vita lavorativa con quella familiare?

È molto difficile. È una questione di organizzazione. Credo che tutto stia nella capacità di cercare di mettere i tasselli al posto giusto. Inoltre, noi donne abbiamo la fortuna di avere un'energia in più rispetto agli uomini. È l'energia del nostro modo di vivere, della nostra vitalità, della nostra ecletticità. Noi donne siamo eclettiche, più sfaccettate rispetto agli uomini. Quindi, se ci organizziamo bene, riusciamo a fare tutto.

Non esco molto volentieri la sera, e quando non lavoro a teatro cerco di stare a casa per recuperare l'energia, anche perché, purtroppo, non dormo molto. La cosa negativa è che, non dormendo bene la notte, il giorno dopo sono scarica. Quindi questa energia la devo cercare altrove, facendo palestra e riposandomi appena posso durante il giorno. Cerco di capire come fare per rimediare.

2 Nel 2021 hai attraversato un periodo molto difficile della tua vita, quello della malattia. Come hai scoperto che c’era qualcosa che non andava?

Stavo bene finché, all’improvviso, ho avvertito delle fitte terribili vicino ai reni, in particolare al rene sinistro che poi mi è stato tolto. E quindi ho capito che c’era qualcosa che non andava, soprattutto quando ho notato del sangue nelle urine, in quel momento mi sono allarmata tantissimo. Così sono andata a farmi visitare dal ginecologo che mi ha subito rassicurata dicendomi che per lui “ero a posto”.

Questo però mi ha allarmata ancora di più perché se non aveva riscontrato alcun problema, voleva dire che c’era qualcosa di più grave. E, infatti, avevo ragione io. C’era qualcosa di più grave.

Così ho fatto un’ecografia ai reni. Il destro era tutto ok e il sinistro, invece, aveva un tumore. Sono stata fortunata perché la mia cara amica Vira Carbone (presentatrice del programma Rai Buongiorno Benessere ndr.) mi ha dato la possibilità di trovare un bravissimo dottore, il Dr. Michele Gallucci che mi ha visitata tempestivamente. Da quel momento in poi, nelle sue mani, ho svoltato, nel senso che ho capito che mi sarei potuta salvare. E così è stato.


In una circostanza così complicata, come hai trovato la forza di reagire?

Ho trovato la mia forza in Dio, pregando tantissimo, in mio papà, che è il mio angelo custode, e poi ho avuto dei segnali... dei piccoli segnali che mi dicevano di farcela, che ce la potevo fare. Dopo l’operazione, ho cercato di cominciare a vivere con grande forza e con grande volontà... sono stata fortunata perché il tumore era allo stadio 1, quindi meno aggressivo, infatti, non ho dovuto neanche fare la chemio, e ho ricominciato la mia vita “quasi normale" con un rene solo. Certo, non è come averne due però si sta bene anche con un rene solo.


Il personale medico ti è stato vicino in quei momenti?

Michele Gallucci in primis, il Professore che mi ha operato, e tutta la sua équipe. Sono stati fantastici, anzi... di più! Sembrava di essere in un sogno, non ho nemmeno sofferto, se devo dire la verità, talmente mi hanno accudita bene! Mi hanno fatto entrare in sala operatoria sorridendo e sono uscita sorridendo. Mi sono rianimata, è stato quasi come avere un papà accanto a me. Michele Gallucci è stato come un padre, tutt’ora viene a vedere tutti i miei spettacoli teatrali, ed è venuto anche alla prima del mio libro. È senza dubbio uno degli uomini più importanti della mia vita di questi ultimi anni.

3 Oggi qual è il tuo rapporto con la prevenzione?

Sono un pochino più attenta rispetto a prima. A breve dovrò rifare la colonscopia. Mi hanno detto che devo rifarla ogni due, tre anni. Andrò a rifare anche la mammografia perché sono passati due anni dall’ultima.

Sono sempre stata attenta, ma dopo che ho avuto il tumore di più. Presto maggiore attenzione a tutte le esigenze perché ho capito che la prevenzione è fondamentale per salvarsi la vita. È importantissimo ritagliarsi un po' di tempo per la prevenzione.

In passato, le nostre mamme e le nostre nonne non si facevano visitare finché non succedeva qualcosa di grave. Oggi, invece, abbiamo l'opportunità, con le nuove metodologie, di fare delle analisi di routine e di capire come stiamo.

Secondo me, le analisi andrebbero fatte almeno una o due volte all'anno per capire quale problema ci potrebbe essere. Io faccio così. Perché qualsiasi problema, se preso per tempo, può davvero salvarci la vita. Se invece siamo troppo superficiali, corriamo il rischio di non salvarci. E siccome la vita è una, ed è breve, godiamoci quel poco che abbiamo!

4 Hai tre figli ormai adulti. Qual è il tuo rapporto con loro?

Bello, speciale! Sono molto presenti nella mia vita, tutti e tre. Gregory, il mio figlio adottivo (adottato in Russia negli anni ’90 ndr.), è un ragazzo veramente spettacolare, bello, buono, gentile, educato, ce le ha tutte. Ed è un grande lavoratore.

Tommaso, il secondo, è un pochino più “uccel di bosco”, è alto un metro e novanta, ha i suoi amici, l’università, il lavoro. Lo vedo poco però è molto presente nella mia vita, cerchiamo di vederci qualche volta durante la settimana e di sentirci sempre al telefono.

Poi c’è Ariannina... Arianna, che invece vive con me, quindi me la sto godendo moltissimo. È una ragazza molto intelligente nonostante abbia avuto dei problemi alla nascita. È nata con una malattia molto grave che si chiama idrope fetale e quindi ha dei problemi di deambulazione, non cammina molto bene ma è intelligentissima. È la mia amica più cara. Non è soltanto mia figlia ma anche la persona a cui mi appoggio di più nella vita perché è una persona stupenda, una ragazza di venticinque anni molto buona, molto gentile con me. È meravigliosa. Certo, ci sono stati dei momenti difficili perché tutte le ragazze giovani vivono un momento di distacco dalla mamma. È naturale. Anche adesso ci capita di litigare, d’altronde tra mamma e figlia si litiga, ma riesco a superare questi momenti di distacco con energia sapendo che lei mi vuol bene, perché me l’ha dimostrato, e particolarmente quando sono stata male.

Gregory e Arianna hanno un feeling fortissimo, stanno sempre insieme e sono certa che Gregory baderà a lei anche quando non ci sarò più.


Hai raccontato l’esperienza dell’adozione nel tuo libro Per avere Gregory. L’adozione è sicuramente una delle prove d’amore più grandi. In che modo ti ha cambiato la vita?

Ho adottato Gregory quando aveva tre anni. L’esperienza è stata favolosa, ma molto difficile all’inizio perché Gregory era un bambino iperattivo, quindi stargli dietro è stato fisicamente molto faticoso. Non stava mai fermo. Con l’arrivo del fratellino e della sorella le cose si sono un po’ calmate, però è stata sicuramente un’esperienza molto difficile. Sia l’adozione in sé, perché la legge in Italia è lenta, sia il dopo adozione. Ma le cose si sistemano sempre.

Quando credi in Dio, quando hai una bella famiglia alla spalle, quando hai un marito bravo come ho avuto io, che ti aiuta, c’è sempre un modo per andare avanti, oltre ai problemi. Alla fine, le cose si sono risanate. Gregory è un ragazzo perbene, bravo, buono, gentile, ed educato.


Ancora oggi quella dell’adozione è una strada difficile. Che consiglio daresti a tutte quelle coppie che vorrebbero adottare un bambino ma si trovano davanti un muro di gomma?

Di lottare e di vincere come ho fatto io perché non avevo nessuna esperienza come madre e nessuna sicurezza di potercela fare. C’è stato un momento in cui volevo smettere di tentare perché, veramente, ti viene voglia di rinunciare! Ci sono troppi documenti, troppi incontri con psicologi, neurologi, troppe analisi... e tu dici: “basta!”. Però poi c’è sempre una svolta nella vita.

5 Per circa un anno, dopo la fine del tuo secondo matrimonio, hai sofferto di depressione. Quanto è importante chiedere aiuto?

Tanto! Perché uno pensa: “vabbè, è solo un momento”. Invece, la situazione peggiora. Ai primi problemi, quando ci si rende conto che si piange troppo, che si è troppo tristi, che non si vuole più uscire, che non ci si vuole più nemmeno lavare, cambiare... bisogna andare subito da un bravo medico. Io l’ho trovato in Rosario Sorrentino, un bravissimo neurologo. Mi ha fatto seguire un percorso medico che mi ha permesso di scavallare quei primi sei mesi, che per me sono stati il periodo più traumatico.

Dopodiché mi ha tolto le medicine piano piano, e io sono tornata “nuova”, non ho più avuto drammi psicologici e neurologici. Credo che le cure neurologiche siano veramente fondamentali. Non bisogna pensare: “oddio sono matto, non sono matto, non le prendo” bisogna, invece, fare quello che ti dice un bravo medico, e che ti dica realmente come stanno le cose: se è solo un momento di disagio che poi passa, oppure, se è il caso di prendere dei medicinali.
Nel mio caso li ho dovuti prendere... punture, medicinali. Per sei mesi in maniera tosta, poi piano piano ne sono venuta fuori. Nel corso degli altri sei mesi il Dottore ha cominciato a togliermeli, mi ha eliminato un po’ tutto, finché, dopo un anno stavo proprio bene, e non mi è più tornata la depressione. Evidentemente le cure sono state molto valide!

Sono una persona vivace, sempre molto ottimista, che sorride, ma anche per una come me possono arrivare momenti molto difficili, e in quei casi bisogna chiedere e avere il coraggio di chiedere aiuto.

6 Come sei riuscita a dire con consapevolezza “ho scelto di sorridere”, citando il titolo della tua autobiografia?

Perché ho avuto dei segnali nella vita - così come ho scritto nel mio libro - di grande forza, di grande speranza, di grande bisogno di ricominciare tutto daccapo, di dire: “no, non voglio farmi sopraffare dal dolore, dalla sofferenza. Voglio ricominciare e lottare per riprendere in mano la mia vita.”. Segnali veri, dell’evidente esistenza di Dio, di qualcuno accanto a me che mi ha dato la forza di ricominciare. Il mio papà, che è morto sette anni fa, le persone che ho perduto... ho chiesto aiuto a loro, e forse da loro mi sono arrivati questi segnali. Non lo so... certo, non posso dare un nome e cognome a questi segnali, però posso dire che ci sono stati, in tutte le fasi della mia esistenza.

Nella vita ne ho passate davvero troppe, perciò aver condiviso nel libro ciò che ho vissuto e anche i modi per uscirne fuori, per me è stato importante. È stato anche un po’ rigenerante. E oggi sono felice di poterlo condividere con migliaia di persone.

 

7 Hai da poco concluso una serie di spettacoli che ti hanno vista a teatro con la pièce Donnacce. Com’è andata? Hai altri progetti?

Sono molto contenta di come è andato lo spettacolo teatrale Donnacce, con Fioretta Mari e Blas Roca Rey (regia di Luca Pizzurro e il testo di Gianni Clementi). 

Un testo tostissimo, non credevo di riuscire a interpretare una donna così sfaccettata, così particolare come Tullia, perché è una donna all’apparenza forte, un po’ esagerata come le vajasse napoletane (donne di bassa condizione civile ndr.), ma che nasconde un’umanità e una fragilità talmente grande da far commuovere. Mi ha lasciato davvero senza respiro, e ha lasciato il pubblico felice e orgoglioso di essere venuto a vedermi.

Ho ricevuto delle attestazioni di grande stima e di grande affetto, come non ho mai avuto prima. Quest’anno sono due le cose che mi hanno premiato tanto: il successo del mio libro "Ho scelto di sorridere" e il successo di questo spettacolo teatrale. Adesso vedremo le prossime cose come andranno... ho tanti progetti che bollono in pentola e spero che vadano bene. Mi piacerebbe molto fare un musical perché penso di avere le carte in regola per farlo.

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