Mascherine, distanziamento sociale, chiusure di scuole e di servizi, restrizioni e lockdown intermittenti, hanno cambiato completamente il nostro vivere quotidiano con forti ripercussioni sulla nostra salute fisica e psicologica.

Di questa malattia, nonostante le ricerche scientifiche avviate in breve tempo, sappiamo ancora molto poco. Conosciamo i sintomi ed alcune delle conseguenze, sappiamo che, a contatto con il virus, ogni corpo reagisce in modo diverso e sviluppa la malattia in modo più o meno grave.


In questa pagina, e negli articoli correlati, andremo ad approfondire diversi aspetti del nuovo coronavirus.

Altro

1 Il Covid-19 dalla sua comparsa ad oggi

Il primo caso segnalato di un nuovo coronavirus è stato registrato a Wuhan, in Cina, il 31 dicembre 2019 anche se i primi pazienti con malattia sintomatica erano comparsi qualche settimana prima, l’8 dicembre dello stesso anno.

Il giorno successivo, 1 gennaio 2020, le autorità cinesi hanno chiuso il mercato di Wuhan e predisposto l’isolamento di tutte le persone che presentavano i sintomi della malattia. Il 9 gennaio 2020 c’è stato il primo decesso per Covid-19 e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato la scoperta di un nuovo ceppo di coronavirus mai individuato in precedenza nell’uomo. Il virus è stato chiamato SARS-CoV-2.

L’11 febbraio, sempre l’OMS, ha denominato la malattia causata da questo virus, Covid-19 e un mese dopo, con il virus diffuso in tantissimi Paesi del mondo, ha dichiarato lo status di pandemia.

In Italia, secondo Paese al mondo ad esserne colpito, il contagio ha iniziato a diffondersi in modo massiccio ad inizio marzo 2020 costringendo il Governo ad adottare misure contenitive, prima locali e successivamente nazionali. 

Dopo i primi focolai in Lombardia e a Vo’ Euganeo (PD), ISS (Istituto Superiore per la Sanità), Ministero per la Salute, Agenzie e Organi Nazionali e Regionali hanno collaborato per far fronte all’emergenza sanitaria mettendo in campo diverse azioni, volte a contenere il contagio, avviare operazioni di screening con tamponi molecolari e test rapidi, fino all’attuale somministrazione dei vaccini.


Sempre a Vo’ Euganeo, sono stati somministrati i primi tamponi a tappeto, grazie all’U.O.C. di Microbiologia dell’Università di Padova in collaborazione con la Regione del Veneto, diventata poi caso-studio di ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Nature ad agosto 2020.

Sintomi

2 Sintomi del Covid-19: quali sono

Il SARS-CoV-2 fa parte della famiglia dei coronavirus così chiamati per le punte a forma di corona presenti sulla loro superficie. Ne fanno parte diversi virus respiratori che possono causare dal comune raffreddore a malattie più serie come la SARS (Severe acute respiratory syndrome – Sindrome respiratoria acuta grave) e la MERS (Middle East respiratory syndrome – Sindrome respiratoria mediorientale).

I coronavirus causano, quindi, malattie del tratto respiratorio superiore da lievi a moderate con i seguenti sintomi:

  • naso che cola
  • mal di testa
  • tosse
  • gola infiammata
  • febbre
  • sensazione generale di malessere


Il Covid-19 si manifesta, oltre che con i classici sintomi dei coronavirus, anche con:

  • forte difficoltà respiratoria
  • congiuntivite virale
  • perdita di appetito
  • stanchezza
  • dolori muscolari
  • perdita dell’olfatto
  • perdita del gusto


La trasmissione da una persona infetta avviene traverso:

  • saliva (tossendo o starnutendo)
  • contatti diretti personali
  • mani (toccando con le mani contaminate bocca, naso o occhi)
  • contaminazione fecale (in casi rari)


Nel caso degli occhi, terza via di ingresso e di uscita del virus dopo naso e bocca, il SARS-CoV-2 provoca un arrossamento oculare associato a lacrimazione, tosse e febbre sopra i 37,5 gradi.

Il virus si può, dunque, diffondere anche attraverso le lacrime. Per chi fa uso di lenti a contatto l’indicazione è di utilizzare lenti usa e getta in quanto, una volta attecchito sulla lente di silicone riutilizzabile, il SARS-CoV-2 può rimanervi anche fino a 5 giorni. Entrato nel corpo attraverso le lacrime, le stesse possono trasportarle in altre zone fino a raggiungere naso e gola, scatenando così la malattia.


Il periodo di incubazione – ossia il lasso di tempo che intercorre tra l'esposizione a un agente infettivo e la comparsa dei primi sintomi – può variare da 1 a 14 giorni. Mediamente, tuttavia, si attesta sui 5-7 giorni.

Diagnosi

3 Tamponi e test sierologico: come si diagnostica il Covid-19

Quando appaiono i sintomi sopra citati o si è entrati a contatto con un caso di sospetto, si deve ricorrere al tampone per verificare se si è o meno contratta la malattia.

I metodi di accertamento finora utilizzati, sia dalla sanità pubblica che dagli ambulatori e cliniche private, sono: i tamponi rapidi, il tampone molecolare ed il test sierologico. I tamponi rapidi, come ormai sappiamo, indagano la presenza del virus SARS-cov2 nel corpo del paziente e, in caso di positività, vanno confermati con il tampone molecolare.

Attualmente, a più di un anno dall’inizio della pandemia, è a disposizione dei pazienti il servizio PCR ultra veloce. Questo servizio si avvale di un sistema diagnostico ipertecnologico, frutto di una ricerca finanziata dalla Fondazione Bill Gates ed utilizzato per effettuare dei test molecolari nelle aree più povere del pianeta in tempi rapidissimi. Con il tampone molecolare rapido si ha l’esito del test per la ricerca del coronavirus dopo circa un’ora dal prelievo del campione di muco dal cavo rinofaringeo del paziente.

Inizialmente riservato solo agli ospedali pubblici, oggi il servizio PCR è presente anche in ambulatori privati come, ad esempio, le sedi di Conegliano e Mestre del Centro di Medicina. Questo servizio è particolarmente funzionale per chi necessita di effettuare il tampone con urgenza, come personale che deve viaggiare per lavoro, atleti che devono prendere parte a gare o famigliari di persone ricoverate d’urgenza in ospedale. 

Il tampone molecolare rapido, affiancato alla somministrazione del vaccino, si avvicinano alla linea di realizzazione del passaporto vaccinale, in quanto il tampone rapido antigenico non ha valenza per i viaggi.

Oltre ai tamponi, per verificare se si ha il Covid-19, esiste il test sierologico che misura l’immunità al coronavirus, ovvero se si è già contratto il virus oppure no. 

Si tratta di un semplice prelievo del sangue che individua la presenza di Anticorpi specifici IgG sia in individui che hanno già contratto il virus e sono immunizzati in modo naturale, sia in persone vaccinate, immunizzate attraverso la profilassi. 


Il risultato di questo test è il grado di immunità al Covid-19 del paziente, e consente di monitorare il tasso anticorpale delle persone nel tempo. Questo nuovo test è disponibile presso tutte e 33 le sedi del Centro di Medicina ed in collaborazione con l’azienda americana Abbott (con il metodo CMIA – dosaggio immunometrico a microparticelle chemiluminescenti).

Cure

4 Nuovo coronavirus: le cure disponibili

Attualmente non esiste una terapia che si sia dimostrata sicuramente efficace nella cura dell’infezione da SARS-CoV-2 anche se, sin dai primi mesi della pandemia, lo sforzo è stato enorme in tutto il mondo. Ad oggi tra tutti i farmaci testati, sono tre quelli che si sono dimostrati efficaci e sicuri: remdesivir, desametasone ed enoxaparina

In Italia, l’Agenzia del farmaco (Aifa) ha autorizzato 45 studi clinici, la maggior parte tuttora in corso, ma che in molti casi hanno dato risultati preliminari deludenti, come ad esempio l’idrossiclorochina: a fronte di una lieve attività antivirale, presenta un elevato rischio di effetti avversi, soprattutto negli anziani, a causa della sua tossicità cardiaca. 


L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha recentemente pubblicato le linee guida WHO Living guideline: Drugs to prevent COVID-19 sui farmaci atti a prevenire la malattia.

Cure alternative

5 Terapia Covid-19: il plasma come possibile cura

Una delle cure studiate dagli scienziati si basa sulle potenzialità del plasma:  il plasma è una parte del sangue che viene isolata dal resto durante le procedure di donazione  dei volontari. Viene donato dai cittadini, iscritti all’Avis, ed ha già un suo impiego in ambito clinico e farmaceutico garantito dal Sistema Sanitario Nazionale che ne tutela l’approvvigionamento ed un utilizzo appropriato e solidale.


Grazie al plasma si producono anche farmaci che vengono utilizzati per la cura di diverse malattie. Il 22 maggio 2020, in un apposito convegno, promosso da Avis Veneto, si è parlato dell’impiego del plasma anche per la cura del Covid-19.

Cure alternative

6 Anticorpi monoclonali contro il Covid-19

Salita alla ribalta delle cronache dopo la loro somministrazione all'ex Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, la terapia con gli anticorpi monoclonali è stata recentemente autorizzata dall’AIFA in soggetti di età superiore ai 12 anni, positivi al SARS-CoV-2, non ospedalizzati, con sintomi di grado lieve-moderato.

Ma di cosa si tratta esattamente? Gli anticorpi sono delle proteine prodotte dal nostro sistema immunitario per difenderci dai virus, che sono in grado di neutralizzarli e impedirgli l’ingresso nelle cellule dell’organismo per replicarsi.

Gli anticorpi monoclonali sono dei farmaci, prodotti con tecniche di DNA ricombinante a partire da un unico tipo di cellula immunitaria, che agiscono contro il Covid-19 proprio come gli anticorpi naturali e, se somministrati nelle fasi precoci dell’infezione, possono inibire lo sviluppo della malattia o comunque determinare una malattia meno grave.  


La terapia con gli anticorpi monoclonali, dunque è vantaggiosa perché molto specifica e con buone percentuali di successo, ma ad oggi ha ancora un costo molto elevato e, soprattutto, richiede una somministrazione per via parenterale, ovvero con infusioni endovenose della durata di qualche ora.

Prevenzione

7 SARS-CoV2: come prevenire il contagio

I comportamenti da seguire per evitare il contagio da Covid-19 sono ormai noti e fanno parte delle buone norme da seguire quotidianamente. 

Fin dall’inizio della pandemia le indicazioni date sono state le seguenti:

  • lavarsi spesso le mani
  • coprire naso e bocca quando si starnutisce
  • pulire superfici e pavimenti con disinfettanti a base di cloro o alcol
  • evitare il contatto ravvicinato con persone che hanno infezioni respiratorie acute
  • usare la mascherina


Ad un anno di distanza è finalmente partita la campagna vaccinale che prevede, per prima, la vaccinazione di anziani e fasce più deboli della popolazione. 

Tuttavia, finché la copertura vaccinale non assicurerà l’immunità di gregge, sono previste ancora restrizioni e virologi esperti, come il dottor Giorgio Palù, già direttore del Laboratorio regionale di Microbiologia di Padova e Presidente della Società Italiana e della Società Europea di Virologia,  nonché specialista in oncologia e patologia generale presso la Casa di Cura di Villa Maria di Padova e Centro di Medicina, sostiene che la quarantena sia l’unica misura possibile per contenere il contagio.

Questo a fronte anche della problematica delle varianti. I virus, infatti, cambiano costantemente attraverso mutazioni nel loro genoma. Diverse varianti del Covid-19 circolano a livello globale: quelle prevalenti sono la variante del Regno Unito, del Brasile e del Sud-Africa.

Oltre alla campagna vaccinale ed alle norme comportamentali, è stato avviato, presso l’Ospedale di Treviso un progetto di ricerca per migliorare le capacità predittive dell’infezione da nuovo coronavirus. Il progetto di ricerca è condotto grazie allo strumento “BD Raphsody”, acquistato da Fondazione Tes, e finanziato da Avis provinciale di Treviso (che finanzia i materiali di consumo).

Questa ricerca indaga la “memoria immunologica innata” delle persone, ovvero la capacità naturale di ogni individuo di difendersi dal virus: consentirà, dunque, di capire perché la malattia si presenta in forme di gravità diversa da persona a persona (fatale, grave, lieve o asintomatica).


La finalità del progetto è lo studio di alcune popolazioni di monociti e linfociti NK, i quali garantiscono una protezione generica dal Covid-19, per poi utilizzarli come marcatori della malattia e stabilire la maggiore o minore suscettibilità al virus SARS-CoV-2 di ogni paziente. Ciò consentirebbe di migliorare la capacità di predire come evolverà la malattia in ogni paziente ed adottare in maniera tempestiva le cure più adeguate caso per caso.

Altro

8 Post Covid: le conseguenze a breve e a lungo termine

Non soltanto i polmoni. Quello che si sta scoprendo, dopo mesi dall’inizio della pandemia, è che il Covid-19 può colpire e danneggiare anche altri organi: cuore, apparato cardiocircolatorio, reni, fegato e cervello, con conseguenze anche gravi.

Non solo, anche le infezioni più lievi da coronavirus possono lasciare spiacevoli conseguenze per mesi. Si stima che fino al 10% di chi è stato contagiato dal coronavirus, ufficialmente guariti e negativi al tampone, presentino disturbi persistenti: stanchezza, debolezza, fiato corto, eritemi, perdita di memoria, ansia e dolori muscolari.

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9 Long Covid: i danni ai polmoni

Ci sono pazienti che a distanza di mesi fanno ancora fatica a riprendersi e che presentano danni ai polmoni visibili tramite radiografie o tac. Parliamo dei pazienti denominati Long Covid, coloro che hanno contratto il virus in forma grave ed hanno passato giorni o mesi in terapia intensiva ed in ospedale per il recupero fisico.

Il nuovo coronavirus, come sappiamo, provoca polmonite interstiziale e queste persone, dopo mesi, presentano ancora difficoltà respiratorie dovute alla grave risposta infiammatoria cui hanno dovuto far fronte, alla deprivazione di ossigeno ed alla microangiopatia trombotica. In questi pazienti, le conseguenze della malattia, rischiano di evolvere nel tempo in interstiziopatie polmonari con fibrosi

I pazienti Long Covid necessitano di un follow up con controlli periodici per verificare lo stato delle conseguenze della malattia contratta, come indicato dalla British Thoracic Society


I controlli dovranno prevedere: radiografie del torace, spirometrie, test del cammino di 6 minuti, valutazione cardiologica, ecocardiografia e tac del torace (indicazioni tratte da un articolo apparso su Medicina Moderna a cura del Dott. Mauro Scatasta, specialista in pneumologia, attivo presso il Centro di Medicina di Bassano del Grappa, Thiene, Schio, Valdagno e Casa di cura Villa Maria).

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10 Covid-19 e lockdown: le conseguenze psicofisiche

Le restrizioni, il lockdown e la preoccupazione stessa di contrarre il virus, hanno indotto un aumento dei problemi ai denti, quali fratture e vere e proprie rotture. Con l’incremento dello stress, infatti, sono aumentati i casi di bruxismo, ossia il digrignare i denti.

Il ricorso alle visite dentistiche è sensibilmente aumentato e molte persone hanno riscontrato forte usura dei denti e indolenzimento dei muscoli facciali. Chi soffriva già di bruxismo è peggiorato, mentre molte persone che non avevano mai manifestato questa problematica hanno iniziato a soffrirne.

Inoltre, sono aumentati anche i casi di persone che hanno manifestato disturbi depressivi, attacchi di panico ed insonnia notturna.

Il forte ricorso allo smart working, poi, ha portato a tenere in casa posture scorrette durante l’orario lavorativo con conseguente incremento di problematiche muscolari, mal di schiena e dolori cervicali da tensione, disturbi circolatori alle gambe con senso di pesantezza e gonfiori.

Un’altra problematica comune riscontrata durante questo anno di pandemia, correlata allo stare in casa, è l’aumento di peso

I motivi sono molteplici:

  • la perdita della routine quotidiana che ha causato l’allontanamento dalle regole ed abitudini consolidate delle persone
  • lo stress, che induce a mangiare di più e fa aumentare i livelli di cortisolo, che facilitano l’accumulo di tessuto adiposo
  • l’aumento del consumo di alcol
  • la solitudine, che porta a consolarsi con un maggior consumo di cibo, in particolare cibi dolci
  • disturbi del sonno e consumo di alimenti durante gli orari notturni
  • riduzione dell’attività fisica

Riprendere le normali attività, fare esercizio fisico e una dieta controllata, come la dieta chetogenica, sono di aiuto sia per perdere il peso accumulato sia per prevenire conseguenze più gravi nel caso si contragga il Covid-19, che colpisce più duro laddove è presente uno stato infiammatorio pregresso e cronico.

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11 Covid-19 e chirurgia estetica

Infine, il nuovo coronavirus ha portato dei cambiamenti anche nel settore della chirurgia estetica. Tutte le visite non urgenti sono state interrotte e qualsiasi intervento di chirurgia estetica è stato fortemente sconsigliato dalla SICPRE (società di chirurgia plastica).

Le Regioni italiane hanno, infatti, assicurato la possibilità di effettuare visite e cure solamente a pazienti oncologici; perciò molti professionisti chirurghi estetici si sono concentrati sulla dermatochirurgia oncologica.

Durante il lockdown e gli altri periodi di stop alle visite non urgenti i chirurghi estetici hanno operato per incrementare la velocità diagnostica e di intervento in pazienti sospettati di avere patologie tumorali. Inoltre, hanno curato ferite croniche, decubiti e infezioni cutanee.

Nel post lockdown e nei periodi in cui le visite non urgenti sono state nuovamente concesse gli interventi di chirurgia estetica si sono concentrati sugli occhi, unica parte del viso visibile con la mascherina; e ad andare per la maggiore è il trattamento con la tossina botulinica.