Crampi e dolore alle gambe: l'arteriopatia obliterante periferica (AOP)
Quando gli effetti dell’arteriosclerosi coinvolgono le gambe abbiamo l’arteriopatia obliterante periferica (AOP) che causa crampi e dolore durante il movimento.
Con l’arteriosclerosi si riduce progressivamente l’apporto di sangue ricco di ossigeno agli organi che, di conseguenza, cercano di limitarne il consumo. Ad esempio, quando siamo seduti, i muscoli del polpaccio sono poco utilizzati e richiedono solo la minima quantità di ossigeno, mentre, quando camminiamo questo bisogno aumenta in maniera considerevole.
Tutto va bene se le nostre arterie sono libere, ma le cose cambiano se sono presenti placche od ostruzioni che non permettono un flusso di sangue sufficiente per le masse muscolari attivate: i muscoli della gamba vanno in sofferenza per lo scarso apporto di ossigeno ed emettono un segnale per interrompere lo sforzo, un crampo a livello del polpaccio che ci obbliga a fermarci.
Questo sintomo costante durante la deambulazione viene definito con il termine derivato dal latino di claudicatio intermittens, ai più noto come “malattia delle vetrine”: si cammina per 50 metri e poi ci si ferma come se si stesse guardando una serie di vetrine per permettere al crampo di attenuare la sua morsa e quindi poter riprendere a camminare per altri 50 metri.
Indice
1 Quali sono le cause dell'aterosclerosi?
Sicuramente esiste una componente genetica che favorisce una maggior sensibilità individuale, mentre risultano determinanti sia patologie metaboliche associate che fattori esterni.
Tra questi citiamo i più importanti:
- malattia diabetica
- dislipidemia (ipercolesterolemia)
- ipertensione arteriosa, obesità
- fumo di sigaretta
- sesso maschile
- età
È da sottolineare come, con il passare del tempo e la mancata correzione dei fattori di rischio, possano incidere gravemente sull’evoluzione e diffusione delle occlusioni arteriose.
2 Come si esegue la diagnosi di arteriopatia obliterante periferica?
Nelle fasi iniziali non si hanno disturbi nemmeno sotto sforzo. Oltrepassata una stenosi maggiore del 75%, cominciano a comparire i primi crampi, soprattutto nel percorrere dei pendii, nel fare una piccola corsetta o nel fare le scale.
Fondamentalmente il sintomo dell’arteriopatia periferica si ha durante il movimento, ma bisogna sottolineare che esiste un possibile aggravamento clinico che può portare a dolori anche a riposo oltre a segnali come riduzione della temperatura cutanea e pallore del piede. Spesso in questi casi il paziente riferisce di sentire una differenza termica dei piedi quando è coricato a letto.
La visita comprende la valutazione degli arti con ricerca dei polsi arteriosi periferici e la verifica delle condizioni della cute, l’esame EcoColorDoppler valuterà la presenza di calcificazioni delle pareti arteriose ed eventuali stenosi od occlusioni, oltre a quantificare il flusso di sangue ai territori periferici. Qualora sia necessario approfondire si procederà ad eseguire l’AngioTAC o la RM.
3 Qual è il trattamento per l’AOP?
Lo scopo del trattamento è di correggere i fattori di rischio e modificare le abitudini di vita per rallentare la progressione della malattia. Mettere in atto trattamenti farmacologici e riabilitativi al fine di migliorare la capacità motoria e la qualità di vita del paziente e prevenire con eventuali interventi chirurgici il rischio della perdita d’arto.
La prevenzione e il trattamento farmacologico sono fondamentali per evitare di dover ricorrere al trattamento chirurgico che, sempre di più presenta caratteristiche di mininvasività, ma deve essere dedicato solo negli stati avanzati e debilitanti della malattia.
4 Come correggere lo stile di vita?
È importante controllare il peso anche attraverso attività aerobica giornaliera: camminare almeno 30 minuti al giorno aiuta a mantenere il tono muscolare so- prattutto quando si è agli esordi dei sin- tomi della claudicatio e il consumo di calorie per regolare il peso e maggior os- sigenazione degli organi interni.
Quali consigli per l’attività fisica?
È bene iniziare a camminare lentamente quasi come un riscaldamento muscolare, sforzarsi a camminare con il dolore almeno per un minuto: serve per sviluppare la neogenesi di piccoli circoli collaterali muscolari, utilizzare calzature comode ed evitare traumi ai piedi che possano favorire ulcerazioni o infezioni cutanee (soprattutto nei pazienti diabetici).
Segnalare al medico qualsiasi improvvise variazioni di temperatura o colorito cutaneo o peggioramento del dolore muscolare. Studi clinici internazionali consigliano esercizi fisici di 30 minuti tre volte alla settimana svolti con regolarità per raddoppiare in poco tempo il periodo libero di marcia.
5 Qual è il trattamento farmacologico?
Spesso i pazienti con arteriopatia periferica hanno un piano terapeutico farmacologico composto da:
- antiaggreganti
- antipertensivi
- dislipidemia (ridurre il colesterolo).
Questi farmaci dovranno essere assunti in maniera continuativa e per tutta la vita per minimizzare le complicanze dovute all’evoluzione nel tempo della malattia vascolare. Per tutti i pazienti diabetici sarà importante seguire una dieta per ridurre il peso corporeo e controllare la glicemia.
6 Quando è indicato il trattamento chirurgico?
Quando il trattamento farmacologico e fisiatrico non apportano un beneficio, soprattutto nelle persone fisicamente attive, o qualora vi sia un netto peggioramento dei sintomi con dolore a riposo o iniziali lesioni cutanee ulcerative con il rischio di amputazione (quadro clinico definito come ischemia critica).
Quali sono le tecniche chirurgiche?
Spesso coesistono sia tecniche percutanee endovascolari che chirurgiche tradizionali. Nelle prime elenchiamo le angio- plastiche con catetere a palloncino, stent ed endoprotesi. Nelle seconde interventi di bypass con la vena safena o con protesi sintetiche o biosintetiche .
Qualunque sia la tecnica adottata, lo scopo è quello o di ricanalizzare una arteria occlusa o bypassare l’occlusione con una protesi a mo’ di “ponte” con l’intenzione di riportare una quantità di sangue sufficiente per mantenere vitale la gamba o il piede.
Negli ultimi decenni si è sviluppato anche l’impiego di cellule staminali nei pazienti con ischemia critica non operabile ed i risultati presenti in letteratura sembrano essere incoraggianti nel ridurre o evitare l’amputazione.
Vittorio Dorrucci
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