Le 4 tipologie principali di demenza
La demenza può colpire gli anziani e anche gli under 65, con problemi di memoria e disturbi del comportamento.
Il decadimento cognitivo è la perdita di una o più funzioni cognitive, ovvero di quelle capacità che ci permettono di percepire il mondo intorno a noi e di relazionarci con gli altri: ad esempio la memoria, il linguaggio, l’orientamento, il calcolo, le funzioni che ci consentono di programmare ed eseguire un compito, le funzioni visive e di percezione corretta dello spazio e infine l’attenzione.
Talvolta anche un cambiamento del comportamento può essere un primo sintomo di un iniziale decadimento cognitivo.
Indice
1 Il decadimento cognitivo lieve (MCI)
Nel decadimento cognitivo lieve (MCI) la persona accusa qualche difficoltà cognitiva, che rileviamo oggettivamente con gli accertamenti clinici, neuropsicologici e strumentali, mentre l’autonomia nelle attività del vivere quotidiano è sostanzialmente mantenuta.
L’MCI può essere causato sia da una malattia neurodegenerativa che si manifesterà apertamente in futuro, sia da:
- isolamento sociale
- inattività fisica
- sintomi depressivi
- ipoacusia
- deficit visivi
- scarsezza di stimoli culturali.
La letteratura scientifica riporta che in questo secondo caso, agendo su questi aspetti, è possibile riportare queste persone ad uno stadio di normalità fino al 40% dei casi. In altre parole l’MCI è reversibile fino al 40% dei casi.
2 Quando si tratta di demenza?
Si parla invece di demenza quando i deficit cognitivi, insorti almeno da sei mesi, sono tali da indurre una evidente perdita dell’autonomia funzionale nelle attività del vivere quotidiano sia di base riguardanti soprattutto l’igiene personale sia strumentali quali ad esempio l’uso di telefono, mezzi pubblici, denaro, le faccende domestiche, fare la spesa.
Le demenze sono di diverse forme e si possono curare per rallentarne la progressione e per favorire il mantenimento delle funzioni cognitive residue. Importante è una diagnosi precoce.
3 I principali tipi di demenza
Esistono diversi forme di decadimento cognitivo, le principali sono:
- la malattia di Alzheimer
- la demenza vascolare
- la demenza frontotemporale
- la demenza a corpi di Lewy.
Il morbo di Alzheimer
La malattia di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che costituisce circa il 50% di tutte le demenze ed esordisce generalmente con un disturbo di memoria che data da almeno sei mesi, ad andamento progressivo.
Con il tempo altri domini cognitivi posso essere coinvolti: l’orientamento nel tempo e nello spazio, l’attenzione, la capacità di fare calcoli, etc.
Spesso possono comparire disturbi del comportamento come irritabilità, agitazione, insonnia, deliri. L’autonomia nelle attività del vivere quotidiano si riduce progressivamente con il progredire della malattia.
Esistono inoltre anche delle presentazioni atipiche: una forma frontale con insorgenza precoce di apatia e disturbi del comportamento; una forma posteriore con difficoltà nella percezione visiva e una forma logopenica che esordisce con difficoltà nel linguaggio.
All’insorgenza dei primi sintomi è bene rivolgersi subito allo specialista per consentire una diagnosi precoce. Questa è importante perché permette l’inizio tempestivo di una terapia farmacologica e di una stimolazione cognitiva che mirano entrambe al rallentamento della progressione della malattia mantenendo il più a lungo possibile le funzioni cognitive residue.
La demenza vascolare
La demenza vascolare, che interessa circa il 20% dei casi di demenza, è secondaria all’ostruzione dei vasi arteriosi, piccoli o grandi, che irrorano il cervello.
Il fumo e l’ipertensione arteriosa danneggiano la superficie interna dei vasi arteriosi facilitando l’accumulo di colesterolo in eccesso nello spessore della parete delle arterie. Si formano così le placche aterosclerotiche che costituiscono dei rilievi della superficie interna dei vasi arteriosi.
Spesso sopra la placca si forma un coagulo di sangue che si chiama trombo. Il trombo può spezzarsi generando un embolo. L’embolo segue il torrente circolatorio e quando si incunea in una arteria di diametro inferiore al suo, la ostruisce riducendo la perfusione del tessuto cerebrale di regola irrorato da quella arteria, e causando quella che si chiama ischemia cerebrale.
Anche le turbe del ritmo cardiaco, come la fibrillazione atriale, possono produrre emboli occludenti i vasi arteriosi.
I sintomi cambiano in funzione della regione cerebrale colpita. Se è colpita la corteccia motoria si verifica un deficit di esecuzione dei movimenti volontari del corpo. Anche aree corticali sensoriali, associative e dedicate al linguaggio o alla visione possono essere colpite da ischemia.
Ai primi sintomi è bene rivolgersi allo specialista per un controllo dei fattori di rischio, per migliorare gli stili di vita ed iniziare una terapia antiaggregante, o anticoagulante nel caso della fibrillazione atriale.
La demenza frontotemporale
La demenza frontotemporale, circa il 10-15% dei casi di demenza, è una malattia neurodegenerativa che colpisce la corteccia frontale e temporale ed esordisce con disturbi del comportamento oppure con una afasia progressiva cioè con un disturbo progressivo del linguaggio. Talvolta ad entrambe le presentazioni cliniche possono associarsi disordini motori come rigidità e lentezza nei movimenti.
La demenza frontotemporale è più frequente nei casi ad insorgenza precoce cioè nelle persone con meno di 65 anni rispetto alla sua prevalenza nelle persone anziane.
La diagnosi precoce è importante sia per iniziare al più presto una terapia farmacologica per i disturbi del comportamento sia per iniziare un trattamento logopedico nel caso dell’afasia.
La demenza a corpi di Lewy
La demenza a corpi di Lewy, che costituisce circa il 10-15% dei casi di demenza, è spesso sottostimata e non diagnosticata anche se è forse la forma più grave tra le demenze.
Essa infatti non è solo una malattia che colpisce il cervello ma anche tutte le cellule nervose dell’organismo con una diffusione da molti ritenuta ascendente. È causata infatti da una proteina, la alfa-sinucleina, che, a causa di una conformazione spaziale anomala, si deposita nelle cellule nervose di tutto l’organismo.
Spesso i sintomi di esordio sono generici come:
- instabilità posturale
- cadute a terra
- perdita di coscienza
- stitichezza
- ipotensione ortostatica
- incontinenza urinaria
- ipersonnia
- iposmia
- deliri
- apatia
- ansia e depressione.
“Salendo” la malattia riguarda il tronco encefalico ed infine la corteccia cerebrale.
I sintomi clinici principali sono le allucinazioni visive ben strutturate cioè ben descritte dal paziente, cali importanti dell’attenzione, disturbi del comportamento durante il sonno nei quali il paziente “vive” in prima persona i propri incubi spesso a contenuto terrifico e segni di rigidità e lentezza nei movimenti degli arti e del tronco ed infine tremori.
All’insorgenza dei primi sintomi, o anche solo di un sospetto di malattia, è bene rivolgersi allo specialista per una diagnosi precoce. Quest’ultima permette di iniziare precocemente un trattamento farmacologico e di evitare l’uso di certi farmaci, quali gli antipsicotici tipici, che possono peggiorare moltissimo i disturbi motori.
4 Le demenze giovanili
Le demenze giovanili sono quelle ad insorgenza precoce cioè in chi ha meno di 65 anni di età.
Rispetto a quelle ad insorgenza tardiva, quelle precoci riconoscono una maggiore predisposizione genetica e, in genere, presentano un andamento peggiorativo più rapido rispetto alle forme dell’anziano.
La prevalenza dell’Alzheimer si riduce circa dal 60% delle tardive a meno del 40% in quelle precoci, mentre aumenta la prevalenza di altre forme neurodegenerative come la demenza frontotemporale.
I fattori di rischio delle forme precoci sono:
- traumatismi cranici
- turbe del ritmo cardiaco come la fibrillazione atriale
- diabete mellito
- ipercolesterolemia
- assunzione di alcool e droghe.
I fattori protettivi sono:
- alta scolarità
- aderenza alla dieta mediterranea
- attività fisica.
Le demenze giovanili hanno spesso presentazioni cliniche atipiche che rendono questi casi clinici complessi. Esse richiedono il massimo impegno sia dal punto di vista clinico diagnostico sia dal punto di vista del supporto sociale e assistenziale.
Infatti, spesso, il paziente costituisce una fonte importante di reddito, se non l’unica, per il suo nucleo familiare e, spesso, i figli del paziente sono minori e questo comporta loro problematiche di tipo psicologico.
È fondamentale quindi che all’insorgenza dei primi sintomi il paziente si rivolga subito allo specialista per una diagnosi precoce, per iniziare una terapia e mettere in atto tutte quelle strategie rivolte al mantenimento, il più a lungo possibile, delle capacità cognitive residue.
Maurizio Gallucci
Hai bisogno di un consulto medico in Geriatria?
Verifica la disponibilità di una visita medica, in video o in un centro medico a te vicino, con uno dei nostri specialisti selezionati
Verifica disponibilitàAltri articoli di Dott. Maurizio Gallucci
Newsletter
Iscriviti alla newsletter
Scarica l'ultimo numero della rivista Medicina Moderna e rimani sempre aggiornato sui webinar e tutte le iniziative in tema di salute