Abbiamo spesso trattato le novità in ambito medico e le diverse patologie immedesimandoci nel paziente. Ma qual è il punto di vista dello specialista? Nel parliamo con il Prof. Riberti.
Professore, nella sua carriera ha lavorato in diverse sedi. Ritiene sia stato un bene?
Reputo un privilegio aver potuto lavorare in ben sei differenti sedi ospedaliero-universitarie in altrettante differenti città, di cui le ultime due (Udine e Ferrara) in qualità di Direttore di Istituto, oltre ad aver poi visitato una quindicina di famosi chirurghi nelle diverse parti del mondo. Questo è stato un grande contributo per la mia crescita, non solo chirurgica ma anche umana, perché mi ha consentito di ampliare il bagaglio personale con esperienze assai diverse tra loro ma, allo stesso tempo, complementari.
Qual è il campo della chirurgia plastica che ritiene più affine al suo "modus operandi"?
La chirurgia plastica è un terreno d'azione assolutamente vasto, sia in senso anatomico, perché va dal capo alla punta dei piedi, sia in senso tecnico giacché molteplici sono i tipi di intervento realizzabili. A questo proposito mi piace affermare che la nostra specialità è forse “l'ultima chirurgia generale", se consideriamo la super specializzazione oggi raggiunta in tutte le differenti branche chirurgiche! Non posso dire di avere una specifica predilezione per un certo intervento, in quanto negli anni iniziali mi sono occupato molto di malformazioni congenite, poi c'è stato il periodo dell’espansione cutanea e, negli ultimi tempi, mi ha molto interessato il problema delle grandi idrosadeniti (infiammazioni delle ghiandole sudoripare) "intrattabili".