L’ecografia per la cura delle malattie reumatologiche
Vantaggi e limiti di questo prezioso strumento al servizio dello Specialista.
Le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico sono complesse e a volte i pareri tra gli Specialisti possono essere discordanti. Fare una corretta diagnosi è quindi necessario per poter prescrivere la corretta terapia e risolvere il problema.
Come si ottiene tradizionalmente una corretta diagnosi?
Per permettere al medico di definire correttamente una patologia serve l’integrazione di diverse indagini: l’anamnesi e l’esame clinico, gli esami ematochimici, la radiologia.
L’anamnesi e l’esame clinico sono i primi e fondamentali strumenti per capire una problematica.
Gli esami ematochimici aiutano il reumatologo nell’inquadramento della patologia, attraverso gli indici di infiammazione (VES e PCR), grazie agli auto-anticorpi e a molti altri indicatori.
La radiografia è una tecnica standardizza e validata. Risulta utile nel monitoraggio del paziente grazie alla valutazione dell'evolutività, ma è poco sensibile nelle fasi precoci, e spesso si limita alla valutazione tardiva del danno anatomico e delle eventuali complicanze (presenza di erosioni, deformità, sublussazione, anchilosi).
La risonanza magnetica è una tecnica estremamente utile perchè consente di individuare con grande precisione le lesioni e le loro caratteristiche, ma non può sempre indicare una diagnosi con certezza assoluta, spetta sempre al medico integrare tutte le informazioni.
L’uso dell’ecografia oggi aiuta l’individuazione delle malattie reumatiche?
Si, i moderni ecografi permettono al Reumatologo di valutare con accuratezza nel corso della visita tutte le strutture articolari e periarticolari coinvolte, come ad esempio: membrana sinoviale, cartilagine, tendini, inserzioni, muscoli, nervi, vasi sanguigni. Questo permette di verificare la presenza di lesioni, la loro localizzazione e dimensione, i rapporti che intercorrono tra le varie strutture dell’articolazione o, ad esempio, eventuali processi infiammatori, cisti o calcificazioni.
Un altro grande vantaggio esclusivo della metodica ecografica è la possibilità di eseguire un esame dinamico, chiedendo al paziente di muovere l’articolazione. In questo modo si possono mettere in luce le lesioni di alcune componenti articolari (come ad esempio i tendini e i muscoli), che con altre metodiche, come la radiografia standard o la risonanza magnetica, non sarebbero altrettanto ben visualizzabili.
L’ecografia è inoltre in grado di valutare l’attività di malattia tramite il Power Doppler (PD), studio che esamina l’entità della vascolarizzazione di un tessuto, permettendo in questo modo di discriminare con buona sicurezza tra problematiche di tipo meccanico e di tipo infiammatorio.
Infine l’ecografia può essere utilizzata anche a scopo terapeutico per “guidare” l’operatore nell’esecuzione di artrocentesi ed infiltrazioni. I vantaggi sono molteplici: l’elevata precisione nel localizzare la lesione da trattare, la visualizzazione dell’ago durante la procedura garantisce una maggior sicurezza da parte dell’ecografista perchè può evitare di danneggiare le strutture sane, una riduzione notevole del fastidio e del dolore procurato.
E che limiti ha invece, questa tipologia di esame?
I principali limiti di questa metodica risultano legati alla difficoltà di accesso ad alcune articolazioni o strutture per ostacoli puramente anatomici, ed alla sua incapacità di “vedere” al di sotto del profilo della corticale ossea. Ma anche articolazioni profonde come le anche, o complesse come le sacro-iliache o i processi articolari posteriori delle vertebre sono raggiungibili da un operatore esperto.
In quali ambiti risulta quindi utile questo esame?
Le patologie degenerative come l’artrosi, o meccaniche come un trauma, a volte possono manifestare durante il loro decorso segni e sintomi di tipo simil-infiammatoro. L’utilizzo dell’ecografia in questi casi non solo aiuta a chiarire la causa scatenante, ma permette anche di valutare lo stadio di evoluzione.
Nelle artriti infiammatorie lo studio ecografico permette al Reumatologo di valutare con accuratezza la presenza di liquido intraarticolare e soprattutto di ipertrofia e vascolarizzazione della membrana sinoviale e quantificare l’attività di malattia in maniera più oggettiva. In base alla corretta diagnosi l’ecografia risulta perciò estremamente utile nell’indicare la terapia più appropriata.
Quali sono le sue considerazioni finali?
La diagnosi delle malattie reumatiche può essere difficile, perchè i sintomi spesso sono poco chiari, o comuni ad altre patologie.
Risulta quindi ben evidente come allo stato attuale dell’arte, grazie ad un progressivo miglioramento della nostra conoscenza delle patologie e della loro evoluzione, unito allo sviluppo tecnico sempre maggiore dei macchinari diagnostici, l’ecografia sia diventata uno strumento pressoché indispensabile per il Reumatologo.
Livio Bernardi
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