Fatica acuta nello sport: quando il dolore cronico non dipende da un trauma
Nota anche ai musicisti, la Overuse Syndromes è tipica negli atleti (soprattutto in età di sviluppo) e si associano ad allenamenti molto intensi con ridotti tempi di recupero.
Le cosiddette “overuse syndromes”, ossia le sindromi “da fatica”, non sono legate ad un singolo trauma, ma si associano invece alla ripetitività del gesto atletico, insorgendo a causa di allenamenti molto intensi, con ridotto rispetto dei tempi di recupero. Molto spesso il bersaglio anatomico è rappresentato da particolari inserzioni muscolo-tendinee su un osso ancora in fase di maturazione o crescita. La diagnosi è spesso clinica ma un buon esame radiologico (in primis radiografia ed ecografia) può aiutare, al fine di instaurare un trattamento tempestivo ed evitare che il dolore cronicizzi.
In questo tipo di situazioni, quali sono le sedi più colpite da tali sindromi e dove il Radiologo deve porre più attenzione?
Dobbiamo pensare a queste sindromi ogni qualvolta, in assenza di un evidente evento traumatico, il giovane atleta manifesta un dolore ed una impotenza funzionale ad esempio all’anca, al ginocchio o al piede (per gli sport di corsa e di salto) oppure alla spalla ed al gomito (sedi tipiche degli sport di lancio).
Quali esami sono consigliati in questi casi?
Il problema può essere una infiammazione dei tendini, delle borse vicino ai tendini o addirittura della cartilagine e dell’osso; quest’ultimo, in caso di sollecitazioni persistenti, potrebbe addirittura frammentarsi o non saldarsi correttamente in corrispondenza del suo nucleo di ossificazione. Per questo un corretto inquadramento radiologico deve comprendere l’ecografia (per lo studio delle parti molli) e la radiografia tradizionale (proprio per valutare la componente ossea).
È consigliabile eseguire anche una risonanza magnetica?
Sicuramente la Risonanza Magnetica è una metodica più “panoramica” che ci permette di studiare nel suo complesso la zona colpita. Ha il vantaggio, rispetto alla radiografia che dimostra segni un po’ più tardivi, di farci vedere le alterazioni ossee più precoci, peraltro senza utilizzare radiazioni, e quindi senza rischio per i giovani Pazienti. Ricordo comunque che la diagnosi inizia da un buon inquadramento clinico e dalla conoscenza del gesto atletico chiamato in causa, e la diagnostica per immagini non fa altro che confermare ed affinare questo sospetto.
Gianmarco Dazzi
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