L’aumento del seno con la mastoplastica additiva
Con protesi o con grasso autologo è possibile ottenere un risultato naturale e duraturo, ne parliamo con il Dott. Doriano Ottavian, chirurgo plastico.
La mastoplastica additiva è la chirurgia di aumento del volume del seno, migliorandone la forma e le proporzioni.
Consiste nell’inserimento e posizionamento di protesi mammarie che permettono di ottenere un seno naturale e morbido al tatto. Questo intervento viene eseguito in anestesia generale o locale con sedazione e, mediamente, dura circa 1 ora e mezza.
Le vie di accesso possono essere a livello periareolare, a livello del solco mammario o a livello ascellare.
Indice
1 Come si inseriscono le protesi nell’intervento di aumento del seno?
Le vie di accesso maggiormente utilizzate in questo intervento sono dall’areola e dal solco mammario. Le cicatrici sono poco visibili.
Le protesi possono essere posizionate in diversi punti e sarà il chirurgo in accordo con la paziente a scegliere caso per caso dove posizionarle.
Il posizionamento sottoghiandolare: prevede l’inserimento della protesi dietro la ghiandola, questa tecnica rende più agevole il lavoro del chirurgo, il decorso post operatorio è meno doloroso, ma ha lo svantaggio di rendere più palpabile e visibile la protesi.
Il posizionamento sottomuscolare: in questo caso la protesi viene inserita dietro al muscolo grande pettorale, questa tecnica permette di ridurre la visibilità della protesi e il rischio di contrattura capsulare, in questo caso il post operatorio è più doloroso ma sempre controllabile dagli antidolorifici.
Il posizionamento retromuscolare secondo tecnica “Dual Plane”, in questo caso la protesi viene posizionata solo in parte dietro il muscolo pettorale o meglio, viene posizionata sotto il muscolo grande pettorale nella sua parte superiore mentre la parte inferiore della protesi si colloca sotto la ghiandola. Il post operatorio è paragonabile al posizionamento sottomuscolare. A mio avviso questa tecnica ci permette di ottenere un risultato estetico migliore e più naturale.
2 Le tipologie di protesi
In commercio ci sono diversi tipi di protesi che si differenziano per forma, superficie e contenuto.
Le protesi possono infatti avere forma:
- anatomica
- rotonda
- ergonomica
Le protesi ergonomiche sono la novità degli ultimi anni e consentono di avere il vantaggio di essere anatomiche e rotonde. Le protesi inoltre possono variare in base alla proiezione (alte, medie e basse).
Esternamente le protesi mammarie possono avere una superficie liscia o rugosa, infatti, si parla di protesi lisce o protesi testurizzate.
Le protesi sono costituite da un involucro esterno di silicone e da un contenuto interno che è sempre di gel di silicone, ed è un materiale altamente coesivo. Sono infatti disponibili tre diversi gradi di coesività (morbido, leggermente denso e molto denso).
La novità degli ultimi tempi sono le protesi ergonomiche e le protesi rivestite da una “pellicola” di poliuretano, queste ultime generalmente vengono impiegate nei casi di contrattura capsulare.
3 Il rigetto della protesi
La contrattura capsulare detta anche rigetto della protesi è una possibile complicanza della mastoplastica additiva e deriva dalla reazione dell’organismo all’introduzione di un corpo estraneo che consiste nella formazione di una pellicola fibrosa che avvolge il guscio dell’impianto, in altre parole avviene una sorta di cicatrizzazione interna attraverso la produzione di una capsula che avvolge la protesi.
Questo involucro “naturale” svolge generalmente una funzione positiva perché isola le protesi dal resto dell’organismo e le stabilizza nella posizione corretta, limitando la tendenza dell’impianto a migrare verso il basso.
Talvolta però la reazione dell’organismo non è così blanda e funzionale e quindi si formano delle capsule periprotesiche spesse e rigide che stringono le protesi fino a farle diventare dure e deformi, è questa la complicanza più frequente ed è stimata nell’ordine del 1-2% dei casi.
La rottura della protesi
Altra complicanza è la rottura della protesi, anche in questo caso l’incidenza è molto bassa ed è meno frequente della contrattura capsulare, gli impianti mammari, come qualsiasi altra protesi, vanno incontro a progressiva usura e, talvolta, a rottura.
Si consiglia un controllo annuale come l’ecografia mammaria che permette di avere validi indizi diagnostici, qualora ci fosse il sospetto di una rottura si consiglia di eseguire una risonanza magnetica nucleare mammaria.
4 Il lipofilling
Alternativa alla protesi è il riempimento mediante il lipofilling o meglio l’impianto di grasso autologo prelevato dalla paziente. Il tessuto adiposo, che può essere prelevato dall’addome o dai fianchi, viene centrifugato e filtrato dai residui di sangue, anestetico e fluidi.
Il grasso viene poi iniettato in sede attraverso una cannula sottile.
Questa tecnica dà degli ottimi risultati per aumenti di modesta entità e presenta numerosi vantaggi come l’assenza di reazione allergica e la naturalezza del risultato.
5 Il post-operatorio
Dopo l’intervento di mastoplastica additiva è normale accusare un po’ di dolore e avere un gonfiore delle mammelle, da subito viene fatto indossare un reggiseno sportivo “contenitivo”.
Dopo una settimana circa la paziente può riprendere le normali attività quotidiane. Mentre l’attività sportiva va sospesa per un mese circa. Per quanto riguarda l’abbronzatura si può sottoporsi all’esposizione solare utilizzando nel primo periodo la protezione solare.
Prima dell’intervento la paziente dovrà sottoporsi agli accertamenti pre operatori:
- esami ematochimici
- elettrocardiogramma
- ecografia mammaria
6 Il risultato finale
La mastoplastica additiva dà generalmente dei risultati molto buoni e di grande soddisfazione per la paziente e per il chirurgo che la esegue.
Altro aspetto importante da sottolineare è che la donna dopo l’intervento potrà eseguire il normale screening mammario, potrà quindi sottoporsi a tutti gli accertamenti diagnostici previsti.
Inoltre, in caso di gravidanza le donne con protesi mammarie allattano tranquillamente, studi recenti dimostrano che le donne con protesi mammarie non presentano livelli di silicone più alti nel latte rispetto alle donne senza protesi.
Doriano Ottavian
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