La prostata è una ghiandola maschile che, con l’avanzare dell’età, può andare incontro a disturbi più o meno comuni. Bruciore durante la minzione, necessità di urinare spesso o dolore nella zona pelvica sono sintomi che possono destare preoccupazione, ma non sempre indicano una condizione grave.
Ti spieghiamo quando preoccuparsi dei problemi alla prostata e come agire tempestivamente per mantenere una buona salute urologica e sessuale.
Indice
1 Cos'è la prostata e a cosa serve
La prostata è una ghiandola esocrina delle dimensioni di una noce, situata sotto la vescica e davanti al retto. Avvolge il primo tratto dell’uretra (canale dell’urina) e contiene tessuto ghiandolare (produce secreto prostatico) e muscolare (si contrae durante l’eiaculazione).
La sua funzione è produrre il liquido prostatico, ricco di enzimi (tra cui la PSA, Antigene Prostatico Specifico), zinco e sostanze che nutrono e proteggono gli spermatozoi, migliorandone mobilità e sopravvivenza.
La sua crescita dipende dall’assetto ormonale, in particolare dal diidrotestosterone (DHT), che agisce sui recettori prostatici. Con l’invecchiamento è normale una crescita graduale del volume (iperplasia); diventa un problema quando ostruisce il flusso urinario o genera sintomi.
2 Sintomi dei problemi alla prostata
I sintomi urinari si dividono in due gruppi:
sintomi urinari “irritativi” (storage) caratterizzati da:
- urgenza a urinare e aumento della frequenza, soprattutto notturna (nicturia)
- bruciore minzionale
- sensazione di vescica irritata (spesso associata a infiammazione)
e sintomi “ostruttivi” (voiding) che comprendono:
- difficoltà ad avviare la minzione
- getto debole o intermittente
- gocciolamento post-minzionale
- sensazione di svuotamento incompleto.
Altri sintomi delle patologie della prostata sono:
- dolore pelvico (zona tra scroto e ano)
- lombalgia
- fastidio testicolare
- eiaculazione dolorosa
Questi sintomi possono essere comuni a più patologie – come prostatite, ipertrofia prostatica benigna o tumore della prostata – e devono essere valutati da uno specialista per stabilirne la causa esatta.
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Dott. Domenico Massari - urologia3 Cause e fattori di rischio
I problemi alla prostata sono legati a una combinazione di fattori:
- Età, l’incidenza aumenta dopo i 50 anni
- Squilibri ormonali, in particolare un’alterazione del testosterone
- Infezioni batteriche o virali del tratto urinario
- Sedentarietà e scarsa attività fisica
- Dieta ricca di grassi animali e povera di fibre
- Familiarità per patologie prostatiche.
Uno stile di vita sano, associato a controlli regolari, rappresenta il modo più efficace per prevenire i disturbi o individuarli nelle fasi iniziali.
4 Le principali patologie della prostata
Le malattie che colpiscono la prostata possono essere di natura infiammatoria, benigna o tumorale. Le più comuni sono prostatite, ipertrofia prostatica benigna e carcinoma prostatico.
Prostatite
La prostatite è una condizione infiammatoria della ghiandola prostatica, che può essere acuta o cronica a seconda della durata e dell’origine del processo. È una delle malattie prostatiche più frequenti negli uomini sotto i 50 anni, e rappresenta una delle principali cause di consulto urologico in età giovanile.
Dal punto di vista medico, la prostatite può essere:
- batterica acuta, causata da un’infezione dovuta a microrganismi provenienti dalle vie urinarie o, più raramente, trasmessi sessualmente
- batterica cronica, quando l’infezione persiste nel tempo nonostante i trattamenti
- infiammatoria cronica non batterica, detta anche sindrome del dolore pelvico cronico, in cui l’infiammazione è presente ma senza riscontro di batteri.
La forma acuta esordisce improvvisamente, con febbre alta, brividi, dolore pelvico intenso, bruciore urinario e, a volte, difficoltà a urinare. Le forme croniche, invece, si presentano con fastidi persistenti o ricorrenti nella zona pelvica, pesantezza nella regione perineale (tra scroto e ano), bruciore lieve ma continuo e, talvolta, disturbi sessuali come eiaculazione dolorosa o riduzione del piacere.
In molti casi il dolore si accentua restando seduti a lungo, dopo attività fisica o in periodi di stress.
Dal punto di vista clinico, la prostatite cronica può avere un impatto rilevante sulla qualità della vita, generando ansia, difficoltà sessuali e disturbi del sonno. Per questo è considerata una condizione complessa, che coinvolge non solo la sfera urologica, ma anche quella psicofisica dell’uomo.
Ipertrofia prostatica benigna (IPB)
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è un aumento di volume della prostata dovuto a un processo di crescita cellulare non tumorale, che interessa il tessuto ghiandolare e muscolare della ghiandola.
È la patologia prostatica più comune negli uomini dopo i 50 anni e la sua incidenza cresce con l’età: si stima che oltre la metà degli uomini sopra i 60 anni presenti segni di iperplasia.
La crescita è stimolata da fattori ormonali, in particolare dal diidrotestosterone (DHT), un derivato del testosterone che agisce direttamente sulle cellule prostatiche. Con il tempo, la proliferazione di queste cellule determina un ingrossamento progressivo della ghiandola, che tende a comprimere l’uretra, il canale attraverso cui passa l’urina.
L’aumento di volume ostacola il normale deflusso urinario, causando i cosiddetti disturbi urinari del basso tratto.
Tra i sintomi più comuni:
- difficoltà a iniziare la minzione o getto urinario debole
- senso di svuotamento incompleto della vescica
- urgenza minzionale e aumento della frequenza urinaria, soprattutto notturna (nicturia)
- gocciolamento post-minzionale o perdita involontaria di urina.
Nei casi più avanzati, la vescica può non riuscire a svuotarsi completamente, portando a residuo urinario e, nel tempo, a possibili complicanze come infezioni ricorrenti o formazione di calcoli vescicali.
L’IPB è una condizione benigna e non precancerosa, ma il suo impatto sulla qualità di vita può essere significativo. L’intensità dei sintomi non sempre è proporzionale alla dimensione della prostata: anche un aumento modesto può causare disturbi marcati, mentre prostate molto voluminose possono restare quasi asintomatiche.
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Tumore alla prostata
Il tumore della prostata (o carcinoma prostatico) è una neoplasia maligna che origina dalle cellule ghiandolari della prostata.
È il tumore più frequente negli uomini dopo i 65 anni e la seconda causa di morte per cancro maschile nei Paesi occidentali. Tuttavia, la maggior parte dei tumori prostatici ha una crescita lenta e può rimanere asintomatica per anni.
I principali fattori di rischio sono:
- Età avanzata: l’incidenza aumenta nettamente dopo i 60 anni
- Familiarità: avere un parente di primo grado (padre o fratello) con carcinoma prostatico raddoppia il rischio
- Predisposizione genetica (mutazioni BRCA1/2 e HOXB13)
- Alimentazione ricca di grassi animali e povera di fibre
- Origine etnica: gli uomini afroamericani mostrano una maggiore incidenza e aggressività del tumore.
Nelle fasi iniziali il tumore prostatico non dà sintomi evidenti e spesso viene scoperto durante un controllo di routine tramite dosaggio del PSA o visita urologica.
Quando la malattia progredisce, può provocare:
- difficoltà a urinare o sensazione di ostruzione
- presenza di sangue nelle urine (ematuria) o nel liquido seminale
- dolore lombare o osseo se il tumore si è diffuso oltre la ghiandola.
Nei casi più avanzati, possono comparire affaticamento, perdita di peso e dolore diffuso, segni di una malattia in fase metastatica.
Dal punto di vista clinico, il carcinoma prostatico è una malattia eterogenea: alcune forme sono indolenti e a lenta evoluzione, altre invece più aggressive e potenzialmente letali.
Per questo motivo la diagnosi precoce e la valutazione accurata del grado di aggressività (tramite biopsia e analisi istologica) sono fondamentali per definire la strategia terapeutica più appropriata.
5 Dalla comparsa dei sintomi alla diagnosi
Che si tratti di prostatite, ipertrofia benigna o tumore, i sintomi urinari e pelvici sono spesso simili.
Bruciore, urgenza o difficoltà minzionale non permettono, da soli, di distinguere le diverse condizioni.
Per questo motivo, di fronte a disturbi persistenti o ricorrenti, è fondamentale sottoporsi a una valutazione urologica completa, in grado di chiarire la causa e impostare un percorso diagnostico mirato.
La diagnosi dei problemi alla prostata non si basa su un solo esame, ma su un insieme di valutazioni cliniche, di laboratorio e strumentali che, integrate, consentono di definire la natura del disturbo.
6 Diagnosi: come si controlla la prostata
Il percorso diagnostico parte da una visita urologica e può comprendere diversi passaggi, a seconda dei sintomi e dell’età del paziente.
Anamnesi e valutazione clinica
La prima fase è il colloquio medico, in cui l’urologo raccoglie informazioni sui sintomi, la loro durata, l’intensità e le abitudini del paziente (stile di vita, farmaci, familiarità per tumore prostatico).
Vengono spesso utilizzati questionari validati come l’IPSS (International Prostate Symptom Score), che quantifica la gravità dei disturbi urinari e il loro impatto sulla qualità di vita.
Già in questa fase, la combinazione tra età, sintomi e fattori di rischio orienta la diagnosi verso prostatite, IPB o sospetto neoplastico.
Esame obiettivo ed esplorazione rettale digitale
L’esplorazione rettale digitale è un esame rapido e indolore che permette al medico di valutare, attraverso la parete del retto, dimensioni, consistenza e simmetria della prostata.
Una prostata aumentata di volume, liscia ed elastica suggerisce ipertrofia benigna; una ghiandola dolente al tatto orienta verso prostatite; la presenza di noduli o irregolarità può far sospettare una forma tumorale.
È un passaggio diagnostico semplice ma di grande valore clinico, che resta tuttora insostituibile nel primo approccio ai disturbi prostatici.
Analisi del sangue e delle urine
Tra gli esami di laboratorio, il principale è il dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico), una proteina prodotta dalle cellule della prostata.
Il PSA non è un “test per il tumore”, ma un indicatore di alterazione prostatica: i valori possono aumentare in caso di infiammazione, ipertrofia o neoplasia.
Per questo motivo, il risultato va sempre interpretato insieme al quadro clinico e all’età del paziente.
Oltre al PSA totale, si misurano spesso:
- PSA libero e rapporto libero/totale, utili per distinguere cause benigne da maligne
- velocità di incremento del PSA nel tempo, un parametro sensibile alle variazioni precoci.
In presenza di sintomi irritativi o sospetto infettivo, possono essere richieste urinocoltura e spermiocoltura, per identificare eventuali batteri responsabili di prostatite.
Ecografia prostatica e uroflussometria
L’ecografia prostatica, eseguita per via sovrapubica o transrettale, consente di valutare volume, forma, ecostruttura e residuo urinario dopo la minzione.
Nei casi di IPB, mostra l’entità dell’ingrossamento e il grado di ostruzione.
In caso di sospetto tumore, l’ecografia può evidenziare aree sospette, ma la sua funzione principale è complementare: orienta la diagnosi, ma non la conferma.
L’uroflussometria, invece, misura la forza e la velocità del flusso urinario.
Un flusso debole o interrotto suggerisce un ostacolo meccanico, tipico dell’ipertrofia prostatica, mentre un flusso normale in presenza di dolore può indicare un’origine infiammatoria.
Risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI)
Negli ultimi anni, la risonanza magnetica multiparametrica della prostata è diventata uno strumento diagnostico di riferimento.
Consente di visualizzare con elevata precisione eventuali lesioni sospette, differenziando i tessuti sani da quelli potenzialmente neoplastici grazie all’analisi combinata di immagini morfologiche e funzionali (diffusione, perfusione, spettroscopia).
Biopsia prostatica
La biopsia prostatica è l’unico esame in grado di confermare con certezza la presenza di cellule tumorali. Viene eseguita prelevando piccoli frammenti di tessuto, solitamente guidati da ecografia o risonanza.
L’esame istologico permette di definire il grado di aggressività (Gleason score) e l’estensione della malattia, dati essenziali per pianificare il successivo trattamento.
7 Trattamenti e cure
Il trattamento dei problemi alla prostata dipende dalla natura della patologia, dalla gravità dei sintomi e dallo stato generale di salute del paziente.
Non esiste una cura universale: ogni disturbo — infiammatorio, benigno o neoplastico — richiede un approccio specifico, definito dallo specialista sulla base di una diagnosi accurata.
L’obiettivo comune è ridurre i sintomi, preservare la funzione urinaria e sessuale e, nei casi più gravi, intervenire precocemente sulla malattia per evitarne la progressione.
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Dott. Claudio Milani - urologiaIl trattamento della prostatite
Nel caso della prostatite acuta, l’obiettivo primario è eliminare l’infezione e alleviare l’infiammazione.
Il medico prescrive antibiotici mirati (scelti in base all’esito dell’urinocoltura), associati a farmaci antinfiammatori e analgesici per controllare dolore e febbre.
Nei casi più severi, con febbre alta o difficoltà a urinare, può essere necessario un breve ricovero per la terapia endovenosa e il monitoraggio.
La prostatite cronica, invece, è una condizione complessa e multifattoriale.
Non sempre è dovuta a un’infezione: spesso entrano in gioco fattori muscolari, neurologici e psicologici.
Il trattamento richiede quindi un approccio più articolato, che può comprendere:
- farmaci antinfiammatori per modulare la risposta del tessuto prostatico
- tecniche di rilassamento muscolare o fisioterapia del pavimento pelvico, nei casi con ipertono muscolare
- fitoterapici e integratori (come serenoa repens, quercetina, licopene) per il supporto antiossidante e antinfiammatorio
- gestione dello stress e dello stile di vita, che può influire sui sintomi cronici.
Il percorso terapeutico della prostatite è spesso personalizzato e multidisciplinare, con risultati migliori quando il paziente viene seguito nel tempo da uno specialista esperto.
Le cure per l'ipertrofia prostatica benigna (IPB)
Nel caso dell’ipertrofia prostatica benigna, l’obiettivo è ridurre l’ostruzione urinaria e migliorare la qualità di vita.
La strategia terapeutica dipende dalla gravità dei sintomi e dal volume della prostata.
- Nei casi lievi o iniziali, può essere sufficiente una sorveglianza attiva, con modifiche dello stile di vita: evitare alcol e caffè, ridurre l’assunzione di liquidi serali, svuotare regolarmente la vescica e mantenere un peso corporeo adeguato
- Nei casi moderati o severi, si ricorre a una terapia farmacologica mirata.
I principali farmaci utilizzati sono:- alfa-bloccanti, che rilassano la muscolatura prostatica e dell’uretra migliorando il flusso urinario
- inibitori della 5-alfa-reduttasi, che agiscono sul metabolismo del testosterone riducendo il volume della prostata nel tempo
- farmaci combinati, in presenza di sintomi sia irritativi che ostruttivi.
- Quando la terapia medica non è sufficiente, l’urologo può valutare un intervento mini-invasivo o chirurgico, finalizzato a rimuovere l’ostruzione e ripristinare il flusso urinario.
Tra le tecniche più diffuse figurano la resezione transuretrale della prostata (TURP) e le procedure con laser, che permettono un recupero più rapido.
L’IPB, pur essendo una condizione benigna, può ridurre significativamente la qualità di vita se trascurata: il monitoraggio periodico è parte integrante del trattamento.
Il trattamento del tumore alla prostata
Il carcinoma prostatico richiede un approccio terapeutico molto più articolato e personalizzato.
La scelta della cura dipende dal tipo di tumore, dal grado di aggressività (Gleason score), dallo stadio della malattia e dallo stato di salute del paziente.
- Nelle forme a basso rischio, con crescita lenta e localizzazione limitata, si può optare per una sorveglianza attiva: controlli periodici di PSA, visite e risonanze senza intervento immediato, riservando la terapia solo in caso di progressione.
- Nei tumori localizzati e potenzialmente curabili, le opzioni principali sono:
- chirurgia radicale (prostatectomia), oggi eseguibile anche con tecniche robotiche che migliorano precisione e recupero post-operatorio
- radioterapia esterna o brachiterapia, che distruggono le cellule tumorali preservando il più possibile i tessuti circostanti.
- Nelle forme avanzate o metastatiche, la terapia si concentra sul controllo della crescita tumorale e sul miglioramento della qualità di vita.
Si utilizzano trattamenti ormonali, che bloccano l’azione del testosterone, associati a farmaci di nuova generazione o, in alcuni casi, a chemioterapia.
L’evoluzione della medicina oncologica ha reso il tumore della prostata una malattia sempre più curabile, soprattutto se diagnosticata in fase precoce.
Fondamentale è il follow-up regolare, per monitorare l’efficacia del trattamento e prevenire eventuali recidive.
Leggi le nuove direttive europee sui farmaci per il trattamento del tumore alla prostata.
Un approccio globale alla cura
Indipendentemente dalla patologia, il trattamento dei disturbi prostatici deve essere visto come un percorso globale, che coinvolge anche la gestione delle abitudini quotidiane e del benessere generale del paziente.
Una corretta alimentazione, il controllo del peso, l’attività fisica regolare e il monitoraggio medico costante sono elementi che supportano e potenziano l’efficacia delle terapie.
La collaborazione tra medico, paziente e — quando necessario — fisioterapista o nutrizionista, rappresenta oggi la via più efficace per preservare la salute prostatica e ridurre il rischio di complicazioni a lungo termine.
8 Come mantenere in salute la prostata
La salute della prostata dipende da numerosi fattori: ormoni, metabolismo, alimentazione, attività fisica e abitudini quotidiane.
Mantenere la prostata in buone condizioni significa non solo prevenire disturbi fastidiosi come infiammazione o ingrossamento, ma anche ridurre il rischio di tumore prostatico e migliorare la qualità della vita maschile nel tempo.
La prevenzione non si limita ai controlli medici: inizia a tavola, nello stile di vita e nelle scelte quotidiane.
Alimentazione e salute prostatica
L’alimentazione ha un ruolo centrale nella prevenzione delle malattie della prostata. Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che le popolazioni che seguono un modello alimentare di tipo mediterraneo — ricco di vegetali, pesce e grassi insaturi — presentano una minore incidenza di patologie prostatiche, anche tumorali.
Ecco i principi fondamentali:
- Prediligere frutta e verdura fresche, in particolare quelle ricche di antiossidanti (pomodori, broccoli, cavoli, agrumi, melograno). Il licopene, contenuto nel pomodoro cotto, ha un’azione protettiva documentata contro l’infiammazione e l’ossidazione cellulare
- Consumare pesce azzurro e semi oleosi, fonti di omega-3, che aiutano a regolare l’attività ormonale e riducono i processi infiammatori cronici
- Limitare grassi saturi e carni rosse, il cui consumo eccessivo è associato a un aumento del rischio di patologie prostatiche
- Evitare eccessi di alcol e caffeina, che possono irritare la mucosa vescicale e peggiorare i sintomi urinari
- Favorire una buona idratazione, assumendo acqua regolarmente durante la giornata, senza concentrare grandi quantità la sera per non aumentare la nicturia (bisogno di urinare di notte).
In generale, una dieta equilibrata e ricca di fibre aiuta anche a mantenere la funzionalità intestinale: la stipsi cronica può infatti aumentare la congestione pelvica e peggiorare i disturbi prostatici.
Attività fisica e stile di vita
La sedentarietà è uno dei principali fattori di rischio per i disturbi della prostata.
Restare a lungo seduti — per lavoro o mancanza di movimento — può ridurre la circolazione sanguigna nella zona pelvica, favorendo congestione e infiammazione.
L’attività fisica regolare, al contrario, migliora l’ossigenazione dei tessuti, il metabolismo ormonale e la risposta immunitaria.
Sono consigliati:
- Camminata veloce, nuoto o bicicletta moderata, praticati 3-4 volte a settimana
- Esercizi posturali e di stretching pelvico, utili per rilassare i muscoli del pavimento pelvico e migliorare il controllo urinario
- Evitare sforzi eccessivi o sport con pressione perineale prolungata, come ciclismo intenso o sollevamento pesi, se si soffre di prostatite.
Anche il peso corporeo incide: il sovrappeso e l’obesità alterano il metabolismo ormonale (aumentano gli estrogeni e riducono il testosterone), con effetti negativi sulla salute prostatica e sessuale.
Equilibrio ormonale e sessualità
L’attività sessuale regolare è considerata un fattore protettivo per la prostata.
L’eiaculazione favorisce il drenaggio del liquido prostatico e contribuisce a ridurre fenomeni di stasi e infiammazione.
Diversi studi suggeriscono che uomini con un’attività sessuale equilibrata presentano un minor rischio di prostatite e di ipertrofia benigna.
Nei periodi di infiammazione acuta, invece, è bene ridurre i rapporti per evitare dolore o peggioramento dei sintomi.
La ripresa deve sempre essere graduale e valutata in base al comfort del paziente.
Anche la gestione dello stress psicologico gioca un ruolo importante: l’ansia cronica e la tensione muscolare possono contribuire a mantenere contrazioni anomale del pavimento pelvico, aggravando i disturbi prostatici cronici.
Controlli periodici e diagnosi precoce
La prevenzione secondaria, ovvero la diagnosi precoce, è l’arma più efficace per riconoscere le patologie della prostata in tempo.
Le raccomandazioni generali prevedono:
- Visita urologica annuale a partire dai 50 anni, anche in assenza di sintomi
- Anticipare a 40-45 anni in presenza di familiarità per carcinoma prostatico o sintomi urinari precoci
- Dosaggio del PSA con cadenza annuale o biennale, in base all’età e al rischio individuale
- Ecografia prostatica e uroflussometria, se compaiono disturbi come getto debole, urgenza o bruciore persistente.
Il medico urologo valuterà la necessità di approfondimenti (come risonanza magnetica o biopsia) solo in caso di anomalie.
È importante ricordare che il PSA non va interpretato isolatamente: valori lievemente aumentati non significano automaticamente tumore, ma richiedono un inquadramento completo.
Sonno, stress e salute generale
Anche la salute generale incide sulla prostata. Dormire poco, vivere in condizioni di stress cronico o condurre una vita irregolare altera il metabolismo e la risposta infiammatoria dell’organismo.
La mancanza di sonno riduce la produzione di testosterone e può peggiorare sia i sintomi urinari che quelli sessuali.
Per questo, nella prevenzione prostatica è utile:
- mantenere ritmi di sonno regolari
- gestire lo stress con tecniche di rilassamento, meditazione o attività fisica
- limitare fumo e alcol, che aumentano lo stato infiammatorio sistemico.
Un approccio integrato alla prevenzione
La salute della prostata non dipende da un singolo fattore, ma da un insieme di abitudini costanti e scelte consapevoli.
Un’alimentazione equilibrata, il movimento quotidiano, l’attenzione alla sessualità e i controlli periodici rappresentano i quattro pilastri della prevenzione.
La consapevolezza e la diagnosi precoce consentono di individuare eventuali alterazioni in fase iniziale, quando i trattamenti sono più semplici e meno invasivi.
In questo modo, la salute prostatica diventa parte integrante del benessere maschile a lungo termine.
9 Quando preoccuparsi per la prostata
Bisogna rivolgersi tempestivamente a un urologo se compaiono:
- dolore o bruciore durante la minzione
- sangue nelle urine o nel liquido seminale
- difficoltà persistente a urinare
- dolore pelvico continuo o lombare
- febbre associata a disturbi urinari.
Questi segnali possono indicare un’infezione acuta, un’ostruzione o, più raramente, una neoplasia.
Una valutazione precoce consente di individuare la causa e scegliere la terapia più adeguata.
10 FAQ
Come si capisce se si ha un problema alla prostata?
I sintomi più comuni sono bruciore, minzione frequente, difficoltà a urinare o dolore pelvico. Un controllo medico e l’esame del PSA aiutano a individuare eventuali anomalie.
Dove fa male la prostata?
Il dolore può localizzarsi nella parte bassa del ventre, tra scroto e ano o nella zona lombare.
Avere rapporti sessuali fa bene alla prostata?
Sì, l’attività sessuale regolare favorisce il drenaggio del liquido prostatico e aiuta a prevenire congestione e infiammazione.
Come sfiammare la prostata in modo naturale?
Si possono adottare rimedi come l’assunzione di molti liquidi, una dieta povera di alcol e cibi irritanti e, su consiglio medico, integratori a base di serenoa repens o licopene.
Quando preoccuparsi della prostata?
Se i disturbi urinari persistono o peggiorano, oppure se compare sangue nelle urine, è importante consultare un urologo.
Quali cibi fanno bene alla prostata?
Pomodori, pesce azzurro, soia, semi di zucca e frutta ricca di vitamina C sono considerati protettivi per la salute prostatica.


