Ti senti esausto anche dopo aver dormito a lungo? Ti manca l’energia per affrontare la giornata, come se ogni attività richiedesse uno sforzo enorme?
Potrebbe non essere semplice stanchezza, ma un disturbo riconosciuto dalla medicina: la sindrome da stanchezza cronica (CFS/ME).
Questa condizione, spesso sottovalutata, provoca affaticamento persistente, dolori diffusi e difficoltà cognitive che possono durare mesi, compromettendo la vita quotidiana.
In questa guida scopri cos’è la stanchezza cronica, quali sono le cause, i sintomi e le strategie terapeutiche più efficaci per gestirla e migliorare il benessere nel lungo periodo.
Indice
1 Cos’è la sindrome da stanchezza cronica
La sindrome da stanchezza cronica (CFS), nota anche come encefalomielite mialgica (ME), è una condizione complessa caratterizzata da stanchezza fisica e mentale persistente che non migliora con il riposo e peggiora con lo sforzo.
Non si tratta di semplice affaticamento: la CFS compromette in modo significativo la qualità della vita, limitando attività quotidiane, lavorative e sociali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità la riconosce come una malattia neurologica cronica e invalidante.
2 Sintomi della stanchezza cronica
La sindrome si manifesta con una combinazione di sintomi che possono variare da persona a persona.
I più comuni includono:
- Stanchezza intensa e costante, non proporzionata allo sforzo compiuto.
- Dolori muscolari e articolari diffusi.
- Disturbi cognitivi, come difficoltà di concentrazione, memoria e attenzione.
- Sonnolenza diurna, insonnia o risveglio non ristoratore.
- Cefalea persistente e ipersensibilità a luce o rumori.
- Senso di spossatezza dopo piccoli sforzi (detta “fatica post-esercizio”).
- Sintomi simil-influenzali o malessere generale.
- Alterazioni dell’umore, ansia o depressione secondaria.
Questi sintomi possono persistere per mesi e presentarsi in modo fluttuante, con fasi di miglioramento e ricadute.
3 Stanchezza cronica: quali sono le possibili cause?
Le cause della stanchezza cronica non sono ancora del tutto chiarite, ma diversi studi evidenziano una combinazione di fattori biologici, immunitari e psicologici.
Tra le ipotesi più accreditate:
- Infezioni virali o batteriche (come Epstein-Barr, Citomegalovirus, SARS-CoV-2).
- Disfunzioni del sistema immunitario o processi infiammatori cronici.
- Alterazioni ormonali (cortisolo, tiroide, sistema nervoso autonomo).
- Carenze nutrizionali, in particolare di ferro, vitamina D, vitamina B12 e magnesio.
- Disturbi del sonno, stress cronico o depressione.
- Predisposizione genetica e fattori ambientali.
La stanchezza post-virale (ad esempio dopo Covid-19) rappresenta oggi una delle forme più studiate di CFS.
4 Come viene diagnosticata la stanchezza cronica
Non esiste un test specifico per diagnosticare la CFS/ME.
La diagnosi è clinica e si basa su un’accurata valutazione medica che esclude altre cause di affaticamento cronico (anemia, ipotiroidismo, disturbi metabolici o psichiatrici).
Il medico può prescrivere:
- Esami del sangue per controllare infiammazione, funzione tiroidea e carenze nutrizionali.
- Visite specialistiche (neurologiche, endocrinologiche, immunologiche).
- Valutazioni psicologiche per escludere ansia o depressione primaria.
È consigliabile rivolgersi a un internista o neurologo esperto di sindrome da affaticamento cronico, che possa impostare un percorso diagnostico multidisciplinare.
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Prof. Bruno Giometto - neurologia5 Trattamento della sindrome da stanchezza cronica
Non esiste al momento una cura definitiva per la sindrome da stanchezza cronica (CFS/ME), ma diversi approcci terapeutici possono ridurre in modo significativo i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Il trattamento è sempre personalizzato e mira a gestire i disturbi principali — stanchezza, dolore, disturbi del sonno e difficoltà cognitive — con un approccio multidisciplinare che coinvolge medico internista, neurologo, psicologo e fisioterapista.
Approccio medico e farmacologico
Il trattamento farmacologico serve principalmente ad alleviare i sintomi, piuttosto che a curare la malattia alla radice. Tra le opzioni più utilizzate:
- Analgesici e antinfiammatori per ridurre dolori muscolari e articolari.
- Farmaci per la regolazione del sonno, come melatonina o, in alcuni casi, antidepressivi triciclici a basso dosaggio (es. amitriptilina), utili anche nel controllo del dolore neuropatico.
- Modulatori del sistema nervoso centrale, prescritti in casi selezionati per migliorare concentrazione e livelli di energia.
- Integratori mirati in presenza di carenze diagnosticate, in particolare:
- vitamina D e vitamina B12, per il supporto neuromuscolare;
- magnesio e coenzima Q10, per ridurre la fatica muscolare e migliorare la funzione mitocondriale;
- acidi grassi omega-3 e antiossidanti, per contrastare i processi infiammatori e ossidativi.
In alcuni casi specifici, il medico può valutare terapie ormonali o immunomodulanti, ma solo dopo un’attenta analisi clinica.
Riabilitazione fisica graduale
L’attività fisica rappresenta un pilastro importante della gestione della CFS, ma deve essere attentamente dosata e monitorata.
Programmi di attività fisica adattata (AFA) o graded exercise therapy (GET) prevedono un incremento graduale dell’attività motoria, partendo da esercizi dolci (camminate brevi, stretching, esercizi respiratori) fino a raggiungere, nel tempo, una migliore tolleranza allo sforzo.
L’obiettivo non è “spingersi oltre la fatica”, ma imparare a rispettare i limiti del corpo e prevenire le ricadute dovute all’eccessivo affaticamento (post-exertional malaise).
L’affiancamento di un fisioterapista esperto o di un professionista della riabilitazione cronica è fondamentale per evitare peggioramenti.
Supporto psicologico e gestione dello stress
Le persone con stanchezza cronica convivono spesso con frustrazione, ansia o sintomi depressivi secondari.
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare a:
- migliorare la gestione emotiva della malattia;
- riconoscere e ridurre i fattori di stress che aggravano la sintomatologia;
- modificare comportamenti disfunzionali legati alla paura dello sforzo fisico.
Sono utili anche tecniche di rilassamento e regolazione del sistema nervoso autonomo, come mindfulness, biofeedback, yoga e respirazione diaframmatica, che contribuiscono a ridurre la tensione e migliorare il sonno.
Interventi sullo stile di vita
Un piano di gestione efficace comprende anche modifiche delle abitudini quotidiane:
- Igiene del sonno: andare a letto e svegliarsi alla stessa ora, ridurre esposizione a schermi prima di dormire, creare un ambiente riposante.
- Alimentazione equilibrata: prediligere cibi freschi, ricchi di fibre, vitamine e minerali; limitare zuccheri semplici e caffeina in eccesso.
- Gestione delle energie (pacing): pianificare la giornata alternando attività e momenti di riposo per evitare sovraccarichi fisici e mentali.
- Supporto sociale: partecipare a gruppi di sostegno o associazioni di pazienti può aiutare a sentirsi compresi e meno isolati.
Terapie complementari in studio
Alcuni centri specializzati integrano approcci complementari, sempre in coordinamento con il medico curante:
- Agopuntura e tecniche di stimolazione nervosa per il controllo del dolore.
- Ossigenoterapia o ozonoterapia per migliorare l’ossigenazione dei tessuti.
- Terapie di riequilibrio ormonale o micronutrizionale personalizzate dopo valutazione specialistica.
Sebbene le evidenze scientifiche siano ancora in evoluzione, molti pazienti riportano benefici in termini di benessere generale e riduzione della stanchezza.
Obiettivo del trattamento
L’obiettivo realistico non è l’eliminazione totale della fatica, ma il miglioramento progressivo della funzionalità e della qualità della vita.
Con un approccio coordinato e costante, la maggior parte dei pazienti riesce a recuperare autonomia, ridurre i sintomi e ritrovare equilibrio fisico e mentale.
6 Esistono rimedi naturali per la stanchezza cronica?
Un aiuto può arrivare anche dalla medicina naturale con tecniche quali l’aromaterapia o particolari cibi che consentono di stimolare il corpo ridandogli energie utili.
Vediamo, dunque, le principali indicazioni terapeutiche per combattere l’encefalomielite mialgica.
Una dieta variegata e ricca in nutrienti, senza eccessi di alcol, carboidrati e latticini, consente di massimizzare le energie e di favorire un riposo migliore.
Si possono prediligere alimenti come:
- cereali integrali
- super food quali quinoa ed amaranto
- banane
- agrumi
- fichi
- frutta secca come mandorle, noci e nocciole
- carni magre (pollo e tacchino)
- pesce (salmone, tonno, sgombro e pesce azzurro)
- uova
- legumi (fagioli, lenticchie, ceci)
- zucca
- cavolo nero
- spinaci
- olio d’oliva
- cioccolato fondente
- the verde
- zenzero
- caffè
- semi di chia
Riposo migliore e più ore di sonno corrispondono a meno stanchezza. Curando l’alimentazione si genera, dunque, un circolo virtuoso che consente di ridurre la sindrome da stanchezza cronica.
Un notevole contributo nel combattere la sindrome da fatica cronica può arrivare anche dall’aromaterapia. Essa prevede, infatti, di sfruttare le diverse proprietà degli oli essenziali per incrementare il benessere psicofisico delle persone. Particolarmente indicati per combattere la sindrome da stanchezza cronica sono l’olio essenziale di basilico e l’olio essenziale di arancio dolce.
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7 Vivere con la stanchezza cronica
Gestire la CFS richiede consapevolezza e strategie quotidiane.
Tra le più efficaci:
- Rispettare i limiti del proprio corpo e pianificare le attività in modo sostenibile.
- Favorire il riposo, ma evitare immobilità prolungata.
- Seguire una dieta equilibrata, idratarsi e ridurre zuccheri e alcol.
- Creare una routine del sonno regolare.
- Chiedere supporto psicologico o unirsi a gruppi di pazienti.
Piccoli miglioramenti, nel tempo, possono avere un grande impatto sulla qualità della vita.
8 Stanchezza cronica e altre patologie correlate
Molte persone con CFS presentano disturbi concomitanti, come:
- Fibromialgia
- Depressione e disturbi d’ansia
- Ipotirodismo
- Sindrome del colon irritabile
- Disturbi del sonno o apnee notturne
- Sindrome post-virale e Long Covid
Indagare e trattare eventuali condizioni associate aiuta a migliorare il decorso della sindrome.
9 Quando la stanchezza diventa cronica: segnali da non ignorare
Se la stanchezza persiste per più di sei mesi, limita le attività quotidiane e non migliora con il riposo, è importante consultare un medico.
Un intervento precoce aiuta a escludere altre cause e ad avviare un trattamento mirato.
10 Stanchezza cronica, dove e a chi rivolgersi
Al momento non esiste un test per diagnosticare la stanchezza cronica, quindi, se sospetti di soffrire di stanchezza cronica, è importante rivolgersi a un medico.
Ecco alcuni specialisti che possono aiutare:
- medico di base: può fare una prima valutazione e indirizzarti verso specialisti appropriati
- neurologo: può esaminare possibili cause neurologiche della tua stanchezza
- immunologo: utile per esplorare eventuali disfunzioni del sistema immunitario
- psicologo o psichiatra: può offrire supporto per affrontare gli aspetti emotivi della malattia.
11 FAQ – Domande frequenti sulla stanchezza cronica
Che cos’è la sindrome da stanchezza cronica?
È una malattia complessa caratterizzata da stanchezza persistente, dolori muscolari e difficoltà cognitive, senza cause evidenti.
Quali sono i sintomi più comuni?
Spossatezza fisica e mentale, disturbi del sonno, dolori, problemi di memoria e concentrazione.
Che esami fare per la stanchezza cronica?
Esami del sangue per escludere carenze o patologie, valutazioni tiroidee, immunitarie e neurologiche.
A quale medico rivolgersi?
A un internista, neurologo o immunologo con esperienza in sindromi da affaticamento cronico.
Come si cura la sindrome da stanchezza cronica?
Con un approccio multidisciplinare: terapia di supporto, riabilitazione graduale, gestione dello stress e integrazione mirata.
Qual è la differenza con la fibromialgia?
La fibromialgia si caratterizza soprattutto per dolori diffusi; nella CFS prevale la fatica persistente e la ridotta tolleranza allo sforzo.
La stanchezza cronica si può guarire?
Non esiste una cura definitiva, ma con il giusto approccio i sintomi possono migliorare nel tempo.

