Il crollo vertebrale: le cause e i trattamenti della frattura delle vertebre
La frattura da insufficienza avviene spesso a causa della demineralizazione ossea dovuta all'osteoporosi, anche in assenza di trauma.
Il crollo vertebrale o frattura da insufficienza è una condizione medica in cui una o più vertebre, le ossa che compongono la colonna vertebrale, subiscono una frattura o un cedimento strutturale.
Questo si verifica principalmente a causa di una riduzione della densità minerale ossea, come nel caso dell’osteoporosi che è la condizione patologica maggiormente associata.
Indice
1 Il metabolismo delle ossa
La struttura ossea si sviluppa con la crescita dell’individuo, soprattutto negli anni della pubertà: è in questo periodo che con una dieta adeguata, l’attività fisica e l'esposizione al sole (necessaria per la produzione di vitamina D e l’assorbimento di Calcio) si consolida l’architettura e la densità ossea.
Dopo i 30 anni lo scheletro non aumenta più la propria massa, ma inizia una fase di rimodellamento osseo che ha la funzione di distruzione e ricostruzione dei tessuti che ne hanno necessità.
Questo processo è regolato dal fabbisogno soggettivo di Calcio, dai fattori di crescita e dagli ormoni (tra cui androgeni, estrogeni, ormoni tiroidei) nonché dalla necessità di rinnovo e di riparazione delle zone logorate dall’uso.
L'invecchiamento, con il calo della produzione ormonale, altera l’equilibrio del processo di rimodellamento osseo che tenderà sempre più a favorire il riassorbimento e non la ricostruzione. Così, possono insorgere fragilità e diminuzione della resistenza della struttura scheletrica.
Le ossa principalmente colpite dalla demineralizzazione sono le vertebre (oltrecchè il collo del femore e il polso), quindi può essere sufficiente anche un movimento semplice come sollevare un oggetto o una torsione della schiena, in assenza di trauma, per causare una frattura.
2 Quali sono i sintomi del crollo vertebrale?
I tipici sintomi del crollo vertebrale sono:
- forte dolore improvviso alla schiena
- difficoltà di movimento e nel mantenere la posizione eretta
- nausea e stipsi serrata
Spesso capita che le fratture spinali vengano sottovalutate dal paziente, perché confuse con i sintomi dell’artrosi o di uno strappo muscolare, e scoperte durante un controllo per altre cause. In questo può concorrere il fatto che non sempre sono dolorose e possono anche avere un’insorgenza progressiva che le rende difficili da riconoscere.
Ci sono, quindi, degli ulteriori segnali da prendere in considerazione come la diminuzione dell’altezza (anche di 3 cm) e l’accentuazione della curva dorsale (il cosiddetto “gibbo di bufalo”).
Le fratture si verificano principalmente nell’area toracica e lombare e la durata del dolore è di circa 6-12 settimane, tempo necessario alla frattura di ricomporsi.
3 Le cause delle fratture vertebrali
Una delle principali cause del crollo vertebrale è la ridotta densità ossea dovuta all'osteoporosi, una patologia sempre più diffusa in cui le ossa diventano fragili, perdono la densità minerale e sono sempre più a rischio di frattura. In questa situazione, quando il carico sulla colonna vertebrale supera la sua capacità di resistenza, una vertebra può cedere o fratturarsi in assenza di un evento traumatico.
Non sempre è necessario uno specifico trauma per causare la frattura, questa può manifestarsi improvvisamente con un dolore inaspettato alla schiena o con la comparsa progressiva di deformità e la riduzione dell’altezza.
Spesso il dolore diventa cronico, la schiena si deforma sempre di più portando a una serie di disturbi correlati come difficoltà di respirazione e di equilibrio.
Oltre all’osteoporosi, anche alcune malattie delle ossa possono colpirne la struttura aumentando il rischio di fratture vertebrali, come:
- il morbo di Paget che causa un eccessivamente rapido rinnovamento osseo che va a generare un nuovo osso troppo morbido e debole
- infezioni del tessuto scheletrico come l’osteomielite in cui un batterio o un fungo colpisce osso e midollo
- malformazioni vertebrali congenite o acquisite
- malattie degenerative come la spondilosi deformante o la malattia di Scheuermann
- artrite reumatoide
4 Gli esami diagnostici
Per diagnosticare un crollo vertebrale si possono eseguire una serie di esami clinici e una valutazione della storia clinica del paziente.
Gli esami possono essere:
- anamnesi fisica durante la quale il medico ricerca segni di dolore, deformità o alterazioni della postura
- anamnesi clinica in cui il medico raccoglie la storia medica del paziente con eventuali traumi o malattie pregresse
- radiografie in proiezione antero-posteriore e laterale per rilevare l’entità della frattura e il suo posizionamento
- risonanza magnetica (RMI) per confermare (GOLD Standard) e analizzare nel dettaglio la struttura ossea, le parti molli circostanti e individuare eventuali danni spinali
- tomografia computerizzata (TC) in approfondimento delle radiografie per localizzare la frattura e la sua entità (meno utile)
- scintigrafia ossea per rilevare le anomalie nella distribuzione del tessuto osseo e aree di attività metabolica anormale nelle vertebre (per escludere secondarismi)
- densitometria ossea per misurare la densità minerale delle ossa e ottenere una diagnosi di osteoporosi e impostare un adeguato trattamento preventivo
5 Il trattamento conservativo
Il gold standard per il trattamento delle fratture vertebrali da insufficienza è ancora oggi il trattamento conservativo che dura 3 mesi:
- 30 gg di allettamento quasi assoluto
- 30 gg di cauta ripresa dell’ortostatismo solo con busto ortopedico indossato, corsetto Lombare o Camp C-35 per le fratture dorsali
- 30 gg di graduale dismissione del busto e ripresa funzionale
Il trattamento farmacologico prevede l’utilizzo di farmaci antiriassorbitivi e anabolici assieme a una supplementazione di calcio e vitamina D per ridurre il rischio di fratture.
Mentre nel caso di fratture accertate possono essere somministrati antinfiammatori, analgesici o steroidi per attenuare il dolore.
È utile far seguire a una fisioterapia mirata con esercizi posturali e di rinforzo muscolare per la zona dorsale e addominale (esercizi di Core Stability).
6 Il trattamento chirurgico
In alcuni casi la cronicizzazione del dolore legata alla progressiva deformità della colonna vertebrale o alla pseudoartrosi (mancato consolidamento spontaneo) della frattura richiede un trattamento chirurgico.
Ci sono degli approcci chirurgici mini-invasivi che possono aiutare quei pazienti che non traggono beneficio dal trattamento conservativo o che non vogliono e non possono (per comorbilità associate) seguire l’iter prognostico classico di 3 mesi.
Tali procedure sono la vertebroplastica o la cifoplastica.
La vertebroplastica è l’iniezione di cemento sintetico biocompatibile all’interno del corpo vertebrale in modo da fornire un immediato consolidamento della frattura stessa ed impedirne un ulteriore riduzione di altezza e quindi causare una maggiore deformazione del rachide.
La cifoplastica è l’inserimento di uno o due palloncini gonfiabili (approccio mono o biportale) all’interno della vertebra che creano uno spazio da riempire successivamente con il cemento osseo per stabilizzare la frattura, correggere e prevenire la deformazione della colonna vertebrale.
L’artrodesi vertebrale è un intervento chirurgico che permette di unire tra di loro alcune vertebre attraverso l’uso di impianti (viti peduncolari e barre) e un innesto osseo. Lo scopo è quello di stabilizzare la spina dorsale e correggere le deformità.
Maurizio Piredda
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