Osteonecrosi: l'intervento di chirurgia protesica
Alcuni traumi o patologie possono causare la morte del tessuto osseo con gravi ripercussioni sulla mobilità, la capacità di deambulazione e, di conseguenza, la qualità della vita.
L’osteonecrosi è una condizione clinica che causa la morte dei tessuti ossei compromettendo in modo significativo la qualità della vita di chi ne è affetto.
In questo senso, l’implantologia protesica si presenta come un’ottima soluzione per contrastare e migliorare la mobilità quotidiana di coloro che soffrono di questa malattia altamente debilitante.
Indice
1 Che cos’è l’osteonecrosi?
Nota come necrosi avascolare o necrosi asettica, la osteonecrosi è una condizione clinica in cui una parte dell’osso perde il suo regolare afflusso di sangue portando, conseguentemente, alla morte del tessuto osseo. Tale condizione può avere un impatto significativo sulla vita di chi ne è affetto impedendogli di svolgere anche le più semplici attività quotidiane.
2 Quali sono le parti del corpo colpite?
Le parti del corpo più colpite sono le articolazioni portanti come l’anca e il ginocchio ma l’osteonecrosi può interessare indistintamente anche tutte le ossa del corpo umano come, ad esempio, il femore e l’omero.
Inoltre, la patologia può colpire qualsiasi fascia d’età ma, secondo le ultime statistiche, l’osteonecrosi colpirebbe maggiormente gli individui maschi tra i 30 e i 60 anni.
3 Quali sono le cause dell’osteonecrosi?
Le cause principali dell’osteonecrosi sono:
- traumi, come fratture o lesioni, che vanno a danneggiare i vasi sanguigni;
- il trattamento radioterapico per il cancro;
- l’anemia a cellule falciformi;
- l’uso prolungato e/o elevato di farmaci corticosteroidi;
- l’abuso di alcool;
- malattie del sangue come la leucemia.
4 Quali sono i sintomi della malattia?
Poiché l’osteonecrosi inizialmente si rivela come asintomatica, è importante prestare attenzione ai primi campanelli d’allarme che possono far presagire l’insorgenza della patologia. I sintomi della malattia possono variare in base all’area compromessa, ma i più frequenti sono dolore acuto o cronico, gonfiore e rigidità muscolare, e anche fratture insolite.
Per diagnosticare l’osteonecrosi è necessario, dunque, effettuare degli esami di imaging che consentono di osservare l’area non visibile dall’esterno, come la radiografia o la risonanza magnetica, strumenti necessari per evitare una diagnosi tardiva. Fondamentale è, infatti, agire tempestivamente per non rischiare che le cure risultino insufficienti o addirittura inefficaci.
5 È possibile trattare l’osteonecrosi?
Per trattare l’osteonecrosi, oltre al riposo assoluto, si ricorre frequentemente all’utilizzo di farmaci - prescritti dal medico - che aiutano ad alleviare il dolore, ed, eventualmente, a delle terapie volte a migliorare la funzionalità articolare.
La fisioterapia, in particolare, viene consigliata quando l’infarto osseo ha ridotto la mobilità di un’articolazione. Altri trattamenti utilizzati nella terapia conservativa sono l’ossigeno-terapia iperbarica e le iniezioni di difosfonati, farmaci osteolitici impiegati principalmente nelle patologie caratterizzate da aumentato riassorbimento osseo. Qualora, però, la patologia abbia raggiunto uno stadio avanzato, e gli approcci iniziali risultino insufficienti, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente con l’implantologia protesica.
L’implantologia protesica è, dunque, un valido rimedio?
Fortunatamente, per i casi più gravi, l’implantologia protesica risulta essere una soluzione efficace per ripristinare la mobilità quotidiana, consentendo al paziente di riprendere in mano la propria vita. Questa procedura consiste nell’inserire una protesi artificiale intervenendo sulla parte danneggiata.
Nel caso specifico dell’implantologia protesica all’anca, si può intervenire con tecnica mini-invasiva grazie alla quale, durante l’intervento, viene rimossa la testa del femore colpita e sostituita con una protesi artificiale. Nel caso dell’implantologia di ginocchio, grazie all’alta precisione della chirurgia robotica, possono essere rimosse le superfici articolari compromesse e sostituite con componenti protesiche. Con il giusto intervento medico è pertanto possibile affrontare la malattia e tornare a vivere una vita normale.
Come gestire al meglio la riabilitazione?
Per permettere la totale e buona riuscita dell’operazione è indispensabile, inoltre, che dopo l’intervento d’implantologia i pazienti seguano un programma di esercizi e terapie fisiche per rafforzare i muscoli e la mobilità delle articolazioni. La guarigione e la riabilitazione sono pertanto fondamentali per ottenere dei risulti a lungo termine.
Gli interventi mini-invasivi, in questo senso, sono la metodica ottimale per un post-operatorio meno doloroso e un recupero veloce. La frontiera dell’implantologia protesica si dimostra, ad oggi, una delle soluzioni migliori ed efficaci nei casi gravi di osteonecrosi, restituendo ai soggetti affetti la libertà di muoversi senza dolori migliorando notevolmente la propria qualità di vita.
Francesco Barcaro
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