Protesi anatomica e inversa per l'artrosi di spalla
Come affrontare l’usura dell’articolazione e dei tessuti della spalla o intervenire dopo un trauma ristabilendo l’utilizzo ottimale dell’arto.
L’artrosi della spalla è una condizione patologica cronica degenerativa caratterizzata dalla progressiva usura del rivestimento cartilagineo articolare, ovvero quello strato di tessuto che riveste i capi ossei articolari e permette all’articolazione di muoversi in modo fluido e con meno attrito possibile. Si assiste pertanto a una progressiva deformazione delle strutture articolari con inevitabile perdita della funzionalità articolare. Si distinguono due principali forme di artrosi di spalla: la artrosi eccentrica (o artropatia eccentrica) e la artrosi concentrica.
Indice
1 Che differenza c’è tra artrosi eccentrica e artrosi concentrica?
Per capire questi due concetti bisogna prima fare una piccola precisazione sulla biomeccanica dell’articolazione della spalla: la stabilità della spalla, ovvero il corretto centramento della testa omerale sulla scapola, garantita da alcuni stabilizzatori. Tra questi troviamo una serie di tendini e relativi muscoli che dalla scapola si portano ad abbracciare la testa omerale garantendo la stabilità alla spalla ed al tempo stesso permettendone i movimenti di rotazione, motivo percui viene chiamata cuffia dei rotatori.
Una ampia lesione a questi tendini altera l’equilibrio di forze e la testa omerale non rimane più centrata e risale progressivamente verso l’alto usurandosi poi progressivamente. Ecco quindi che si parla di artrosi eccentrica.
Al contrario, l’artrosi concentrica è caratterizzata da un quadro artrosico gleno omerale con usura delle superfici articolari ma con la cuffia dei rotatori integra senza quindi una risalita della testa omerale.
2 Quali sono i sintomi dell’artrosi di spalla?
Il sintomo principale è il dolore. A questo nelle forme gravi di artrosi concentrica si aggiunge una progressiva rigidità articolare causata dalla formazione di protuberanze ossee chiamate osteofiti e dall’alterazione della normale morfologia sferica della testa omerale che con il progredire della patologia si appiattisce impedendo quindi il suo fisiologico scivolamento sulla glena scapolare.
La conseguenza è una progressiva impotenza funzionale, che nei casi più gravi può portare il paziente a non esser più capace ad sollevare il braccio e quindi a svolgere anche le più normali e banali attività quotidiane (es. lavarsi la faccia, pettinarsi, mangiare, ecc...).
Nelle forme gravi di artrosi eccentrica al dolore si associa la perdita di forza secondaria a un’insufficienza muscolare causata dalla lesione della cuffia dei rotatori.
3 Come si tratta l’artrosi di spalla?
Nelle forme meno gravi caratterizzate da una sintomatologia sfumata il trattamento di prima scelta è quello conservativo, ovvero non chirurgico.
Questa si avvale principalmente di:
- riposo
- terapia farmacologica anti-infiammatoria
- terapia infiltrativa da farsi con cortisonici, con acido ialuronico o con PRP (concentrato piastrinico) o cellule mesenchimali
Alla terapia medica si può associare eventualmente della terapia fisica strumentale antalgica oppure della kinesiterapia mirata al mantenimento o recupero del movimento articolare e al riequilibrio muscolare.
Nei casi più gravi è indicata una soluzione chirurgico protesica. Esistono due grandi tipologie di protesi: protesi anatomiche e protesi inverse. Le prime sono costituite da una componente omerale e una glenoidea e richiamano la struttura dell’articolazione nativa, cioè una glena leggermente concava che accoglie la testa omerale sferica. Vengono utilizzate in caso di artrosi concentriche e richiedono la presenza e integrità della cuffia dei rotatori.
Le protesi inverse, come suggerisce il loro nome, hanno una struttura inversa rispetto all’articolazione nativa: la componente glenoidea ha una forma sferica e la componente omerale richiama la forma della glena. Caratteristica di queste protesi è che per funzionare non necessitano della cuffia dei rotatori e quindi sono indicate proprio per trattare le artrosi eccentriche secondarie a una lesione massiva inveterata della cuffia dei rotatori.
Le tipologie protesiche sono in continua evoluzione con design che richiedono sempre meno sacrificio d’osso e con impianti sempre meno invasivi. Recentemente sono stati disegnati impianti con steli omerali sempre più corti fino ad arrivare a impianti chiamati “stemless”, ovvero senza stelo.
4 Com’è il decorso postoperatorio dopo un impianto di protesi di spalla?
La ripresa funzionale post-operatoria è piuttosto rapida. Il paziente deve indossare un tutore per tre o quattro settimane e inizia da subito un programma rieducativo con l’aiuto di fisioterapisti.
Dopo qualche giorno di ospedalizzazione può rientrare al proprio domicilio e, una volta rimosso il tutore, iniziare a utilizzare attivamente la spalla e riprendere progressivamente la funzionalità quotidiana.
Giovanni Battista Vinanti
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