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Umberto Veronesi, una vita per la ricerca contro i tumori

Umberto Veronesi, una vita per la ricerca contro i tumori

Quadrantectomia e linfonodo sentinella sono concetti che fortunatamente conosciamo, oggi, proprio grazie a Umberto Veronesi e alla sua ricerca del 1969.

Se parliamo di chirurgia conservativa della mammella, il pensiero va inevitabilmente a lui. Umberto Veronesi, il “Prof” per i suoi allievi e per le molte persone che lo amavano, aveva presentato la sua ricerca sulla quadrantectomia già nel 1969, all'assemblea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. All'epoca, le pazienti colpite da tumore al seno venivano trattate in un solo modo: con la mastectomia, ossia l'asportazione totale della mammella.
 

Ma Veronesi, che si rifiutava di pensare che la donna dovesse sottoporsi a interventi così invasivi se non ve ne fosse la necessità, aveva proseguito imperterrito la sua ricerca sviluppando quel concetto di “minimo efficace” che ha poi, negli anni, salvato la salute e il benessere di milioni di donne. Su questa idea si fonda la “sua” quadrantectomia, ossia l'intervento che coinvolge unicamente il quadrante della mammella colpito, senza procedere all'asportazione totale. Un'idea rivoluzionaria che gli americani – più propensi alla mastectomia totale - non compresero immediatamente.
 

Più di 30 anni dopo, però, nel 2002 il New England Journal of Medicine pubblica un lavoro in cui si riconosce ufficialmente la validità dell'intervento. L'evidenza prova che, a distanza di 20 anni, la percentuale di donne sottoposte a quadrantectomia che sopravvivono equivale a quella delle donne che hanno subito l'asportazione totale. Nel rallegrarsi di questo riconoscimento, Veronesi è però già andato oltre: nel frattempo, le sue ricerche sono continuate, ha salvato molte vite ed evitato ulteriori disagi alla popolazione femminile. Sua l'intuizione del “linfonodo sentinella”, che ha risparmiato a moltissime donne il vecchio “scavo ascellare” per rimuovere tutti i linfonodi possibili responsabili della diffusione del tumore, monitorando invece solo quelli che possono segnalare il problema.
 

Più recente, ma ugualmente importante, l'introduzione della tecnica chiamata nipple sparing che, durante la medesima operazione di asportazione della massa tumorale, interviene con la ricostruzione di areola e capezzolo in sole 2 ore totali di intervento.
 

La prevenzione era uno dei suoi chiodi fissi perché “In meno di 50 anni il tasso medio di guarigione per il tumore del seno è passato dal 40% dei casi al 80% di oggi. E il processo innescato non si è ancor fermato: ora il nostro prossimo obiettivo è eliminare il cancro del seno dall’elenco delle cause di mortalità della donna.”, diceva il Professore non molti anni fa.
 

Ne parlano a ragione come l' “umanizzatore della medicina”, perché ha saputo rendere più sopportabile un problema delicato, e ridare speranza alle persone colpite da patologie tumorali.
 

Nel sito di Fondazione Umberto Veronesi, da lui fondata nel 2003 per sostenere la ricerca scientifica attraverso borse di ricerca per medici e ricercatori, si legge che le sue ultime parole ai suoi allievi siano state queste: “Andate avanti, perché il mondo ha bisogno di scienza e ragione”.
 

Una raccomandazione valida per tutti. #GrazieProf

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