Perdite di urina post parto: che fare?
Durante la gravidanza il corpo della donna subisce molti cambiamenti. La zona pelvica, in particolare, è sottoposta a diverse sollecitazioni
I muscoli del pavimento pelvico possono perdere la loro elasticità e causare possibili perdite di urina.
Dottore, cosa succede nel corso della gravidanza e del parto?
Lo stiramento delle fasce connettivali che sorreggono l’utero e le sollecitazioni meccaniche a cui vengono sottoposti i muscoli del pavimento pelvico e la vescica durante la gravidanza, travaglio e parto, possono causare delle lacerazioni dei tessuti di sostegno e denervazioni temporanee che a loro volta predispongono a piccole perdite di urina dopo il parto, ma anche a lievi prolassi dell’utero e delle pareti vaginali.
Quali possono essere le cause?
La macrosomia fetale, cioè il peso del bambino alla nascita superiore ai 4 kg, i travagli eccessivamente lunghi e difficoltosi, ma soprattutto una cattiva qualità del tessuto connettivo sono i principali fattori favorenti. Tuttavia, un ruolo non trascurabile può averlo anche una inadeguata preparazione del perineo al parto.
Cosa si può fare per ovviare a questi problemi?
La prevenzione dovrebbe iniziare già nel corso della gravidanza, dando alla donna alcune informazioni sulle modificazioni anatomiche e biologiche che avverranno in questa fase della vita. Fondamentale è la presa di coscienza della muscolatura del pavimento pelvico ed alcuni esercizi di rilassamento muscolare. Altrettanto importante, nel dopo parto, è la corretta igiene al fine di favorire la guarigione di eventuali lacerazione o ferite da parto. Piccole perdite di urina con lo starnuto o colpo di tosse saranno comunque sempre possibili.
C’è da preoccuparsi?
No, questo non deve preoccupare la donna e neppure essere la causa di modificazioni della propria sessualità: il ripristino della normale funzionalità muscolare sarà graduale con il completamento dei processi di cicatrizzazione e con la ripresa dei rapporti sessuali. In una minoranza di donne sarà necessaria una rieducazione perineale, che consisterà in una serie di tecniche riabilitative basate soprattutto sulla chinesiterapia e l’esecuzione degli esercizi di Kegel, con lo scopo di migliorare la percezione della sensibilità perineale, il tono e la contrattilità dei muscoli del pavimento pelvico.
Occorre ricorrere alla chirurgia?
Solo in una piccola minoranza di donne sarà proponibile il ricorso ad una chirurgia ginecologica, cosiddetta mininvasiva, che consisterà nel posizionare un sottile patch di tessuto sintetico sotto l’uretra. Si tratta di un intervento di 20 minuti circa che può essere eseguito in anestesia locale.
Rosario Pignalosa
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