Dal 1990 al 2003 l'incidenza del tumore della prostata è aumentata in modo significativo con una variazione annua pari al 7,59%, in concomitanza con la diffusione del test PSA (Antigene Prostatico Specifico); a partire dal 2003 l'incidenza è in costante diminuzione, con una riduzione media annua del 5,62%.
Dottore, come mai si è registrato un aumento dei casi di tumore della prostata?
La ragione fondamentale di questo aumento è dato dalla anticipazione diagnostica dovuta all’introduzione del test del PSA come metodo di screening opportunistico, spontaneo e non organizzato. C’è stato inoltre l’anticipo del momento in cui avviene la diagnosi, ed un miglioramento delle cure per il tumore in fase localizzata o avanzata.
Quali sono le percentuali di sopravvivenza?
La sopravvivenza dei soggetti con tumore della prostata è nettamente migliorata nel corso degli anni: chi ha avuto una diagnosi di tumore della prostata nel quadriennio 2004-2007, calcolata a 5 anni dalla diagnosi, è del 91%, significativamente più alta di quella calcolata nei periodi di osservazione precedenti che, negli anni 1990-1995, era del 68%.
Quali sono i fattori di rischio?
Il carcinoma della prostata ha un'eziologia multifattoriale e rappresenta il prodotto di interazione tra una componente genetica ed una ambientale. Il ruolo dell’influenza genetica è dimostrata dall'esistenza di un certo grado di familiarità,
visto che il 25% dei pazienti ha una storia familiare positiva per tumore prostatico. La componente ambientale si estrinseca attraverso una dieta troppo ricca di calcio, un eccessivo introito calorico, di grassi ed un elevato consumo di carne rossa e latticini. Tuttavia il più importante fattore di rischio rimane l'età: il carcinoma prostatico è infatti una neoplasia tipica degli uomini sopra i 50 anni, e soprattutto dei soggetti tra i 70 e 80 anni. Per quanto riguarda invece fumo e obesità, la letteratura riporta che non aumentano il rischio di insorgenza di per sé della malattia, ma accentuano l’aggressività del tumore, che si traduce in un innalzamento del rischio di mortalità.
Come si può prevenire?
È opportuno che gli uomini di età compresa fra 50 e 75 anni, in condizioni di salute che consentano di sostenere terapie ad intento di radicalità e con una attesa di vita superiore a 10-15 anni, siano informati della possibilità di un approccio diagnostico per il riconoscimento precoce del cancro della prostata, a condizione che vengano messi a conoscenza dei benefici e dei rischi. L’approccio al paziente e la strategia diagnostica devono essere personalizzati sulla base dei fattori di rischio individuali (ad esempio, la familiarità).