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Fratture vertebrali e osteoporosi: il dramma della fragilità ossea

Fratture vertebrali e osteoporosi: il dramma della fragilità ossea

Le fratture alle vertebre sono più frequenti tra chi soffre di osteoporosi e colpiscono 4,8 milioni di italiani

Dott. Simone Peressutti

L'osteoporosi è una malattia caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dal deterioramento microarchitettonico del tessuto osseo.
Le probabilità di ammalarsi aumentano non l'aumentare dell'età, per la donna già a partire dalla menopausa.

 

Quanto sono frequenti le fratture vertebrali in chi soffre di osteoporosi, e perché

Le fratture alle vertebre sono le più frequenti tra chi soffre di osteoporosi, e colpiscono il 23% delle donne e il 15% degli uomini per un totale di 4,8 milioni di italiani, dato molto elevato.

Nelle donne tra i 50 e i 60 anni, l'incidenza è superiore di circa un terzo rispetto agli uomini, addirittura raddoppiando dopo i 70 anni. Il rischio di fratture aumenta nelle donne dopo la menopausa a causa di un mutato assetto ormonale che favorisce, tra l'altro, l'osteoporosi.
In questo contesto, l'aumentata fragilità dell'osso fa sì che anche semplici attività quotidiane come flessioni in avanti, torsioni o sollevamento di pesi anche leggeri possano provocare una frattura.

 

Come avviene la diagnosi

L’osteoporosi è una malattia asintomatica, che si aggrava senza dar segno di sé, finché non avviene una frattura. Quando un paziente si rivolge al curante, lamentando tipicamente un dolore acuto, talvolta anche lieve ma costante per alcune settimane tipicamente nella zona dorso-lombare, deve essere subito inviato a consulenza specialistica, soprattutto se soggetto a rischio (donna, anziano, osteoporotico).

In tale sede verrà effettuato un esame obiettivo, indagata la storia del paziente (soprattutto se ci sono stati dei traumi diretti o indiretti) ed avviato un eventuale percorso diagnostico, che si può avvalere di radiografie, TAC e risonanza magnetica.
 

Quali sono le possibilità di trattamento non invasivo

Il primo atteggiamento solitamente è quello conservativo: se la frattura non ha causato deficit neurologici, possiamo procedere gestendo il dolore con una terapia farmacologica a base di antiinfiammatori ed analgesici, riposo per brevi periodi e uso di busti.
In una fase successiva, sarà necessario un programma di riabilitazione motoria e terapia farmacologica per l’osteoporosi, per evitare delle recidive.

In questi casi, in cui il trattamento deve proseguire per settimane o mesi, si verifica purtroppo una scarsa partecipazione da parte del paziente. Se il percorso non va a buon fine, o il dolore è particolarmente invalidante, le moderne tecniche percutanee permettono in regime di day surgery di riparare la vertebra mediante iniezione di cemento, l’uso di palloncini o di “protesi vertebrali” che risollevano la vertebra.

 

Che procedure prevedono? 

Le moderne tecniche di vertebroplastica o cifoplastica sono in grado di riportare la vertebra alla normale anatomia risolvendo immediatamente il dolore e correggendo il difetto con immediatezza. Il controllo anestesiologico consente al paziente di non avvertire dolore.
Inoltre, i rischi chirurgici sono minimi e il recupero delle normali funzioni è molto rapido.

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