Incubi alimentari in adolescenza: cibo, odio e amore delle nuove generazioni
Da un rapporto sbagliato con il cibo ne conseguono diete estreme e dannose.
Tra l’essere e l’apparire c’è una sostanziale differenza che dovrebbe essere chiara nella mente di ognuno di noi, soprattutto in quella degli adulti e di chi è genitore. Spesso succede che l’eccessivo desiderio di magrezza o la percezione sbagliata del nostro corpo, possano portare ad affidarsi a diete drastiche, perdendo di vista quali siano le problematiche di fondo e non mettendo in atto sistemi risolutivi corretti.
Perché si riscontrano prevalentemente nell’adolescenza?
Perché è una fase di importante cambiamento sotto tutti i profili. Quotidianamente nel mio lavoro, vivo situazioni di disagio da parte degli adolescenti, turbati dal proprio aspetto fisico che, se non affrontate, diventano delle possibili premesse di diete estremizzate o di futuri disturbi alimentari. Possiamo individuare due tipologie ricorrenti di casistiche: maschi di 10-12 anni, non necessariamente in sovrappeso, ma forniti di una “bella pancetta”, che non sono paciocconi e allegri come possono essere nell’immaginario collettivo i bambini un po’ in carne, ma sono bambini tristi, affaticati, che sembrano già vecchi.
In questi casi, spesso, le mamme sono iperprotettive ma al tempo stesso severe: li accompagnano dal nutrizionista, perché si rendono conto che c’è un eccesso ponderale che comincia a diventare pericoloso (anche il mister glielo ha fatto notare, non solo il pediatra) sperando solo in una dieta restrittiva e velocemente risolutiva.
E per quanto riguarda le ragazze?
La seconda tipologia, a cui facevo inizialmente un accenno, è rappresentata proprio dalle ragazze adolescenti, caratterizzate da una crescita squilibrata in peso e larghezza. Le forme che cambiano, nuove curve che spuntano in un corpo spigoloso di bambina e che mettono in allarme-dieta anche le ragazze più magre. Altro non è che il normale cambiamento fisiologico della pubertà legato a modifiche ormonali.
Anche in questo caso si trovano ragazze spaventate e madri intrappolate tra atteggiamenti punitivi e difensivi. C’è un bisogno di vedere le figlie perfette come modelle, ma allo stesso modo paura di competere con tanta giovane bellezza. Se si riesce ad entrare in sintonia con queste adolescenti e far capire che stanno attraversando una fase di passaggio, si riesce a superare questo periodo critico con meno difficoltà; in caso contrario l’ansia della dieta diventa prepotente e devastante e più si ingegnano a seguire diete drastiche, fantasiose o vendute per miracolose, più peggiorano la situazione con paradossale raggiungimento di pericoloso sovrappeso.
Che atteggiamento dovrebbe tenere un genitore in queste situazioni?
Accogliente e comprensivo, ma soprattutto i genitori devono dare il buon esempio: non si può portare il figlio a fare la dieta come se il nutrizionista fosse un tecnico che impartisce delle istruzioni per dimagrire, non si tratta di un intervento chirurgico o un’estrazione dentaria, ma invece deve essere intrapreso un percorso di impegno quotidiano e da parte di tutta la famiglia per cambiare lo stile di vita. La dieta non deve essere percepita come un percorso di sofferenza e rinunce di quel cibo prelibato come le caramelle, la cioccolata spalmabile, le patatine fritte che una volta finito il proibizionismo, alias dieta, può ritornare legale e prepotente sulla tavola.
E qual è il compito del nutrizionista?
Il nutrizionista ha il compito di insegnare a mangiare in modo corretto, di fornire ai ragazzi, ma anche ai genitori, un corretto legame con il cibo, che va assaporato con piacere.
L’unico modo che abbiamo per aiutare i nostri ragazzi è quello di insegnare loro a mangiare cibi sani, dai sapori autentici; educarli a riconoscere i prodotti industriali edulcorati e zuccherati ed insieme capire che non hanno nessun sapore particolare e che non possiedono nessun valore nutritivo: anzi, sono solo fortemente dannosi per la salute.
Gli adolescenti rispetto a noi adulti sono più entusiasti ai cambiamenti e propositivi e quindi se sono correttamente pungolati, diventano bravissimi a fare la spesa leggendo le etichette dei prodotti, si divertono a cucinare, capiscono in fretta il corretto bilanciamento dei piatti da preparare, tenendo conto di tutti i fabbisogni nutritivi, superando quindi quella falsa convinzione che mangiare sano sia sinonimo di mangiare triste e scondito.
I risultati si vedono nel fisico, che diventa ben proporzionato e muscoloso privato del grasso in eccesso, nelle capacità intellettive perché aumenta l’energia e la concentrazione e in generale nello stato di salute.
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