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Nuove linee guida per la PMA
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Nuove linee guida per la PMA

Con le nuove norme per la fecondazione eterologa l'Italia fa un passo avanti nella procreazione assistita.

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Sono state pubblicate le nuove linee guida ministeriali (Gazzetta Ufficiale nr. 107 del 9 maggio 2024) in merito alla Procreazione Medicalmente Assistita. Un aggiornamento atteso da ben 9 anni, soddisfacente per gli specialisti e le coppie che desiderano un figlio, anche se c’è ancora molto da fare. A parlarcene in questa intervista, il Dr. Francesco Tomei, Ginecologo, Direttore PMA Centro di Medicina San Donà di Piave e vice-presidente di CECOS Italia.

1 In cosa consistono le linee guida ministeriali in merito alla PMA?

La legge 40/2004 che norma la PMA in Italia prevede che il Ministero della Salute definisca, con proprio Decreto, ogni 3 anni, le linee guida contenenti l’indica- zione delle procedure e delle tecniche di PMA.

Le ultime linee guida pubblicate nella GU 107/2024, - arrivate dopo nove anni, quindi con un ritardo di sei anni - sostituiscono le ultime pubblicate nel 2015 e tengono in considerazione, oltre all’ evoluzione tecnico scientifica del settore, le modifiche apportate da alcune sentenze della Corte Costituzionale che abrogano alcuni divieti della Legge originaria.

Ricordiamoci, infatti, che nel 2014 l’articolo 4, comma 3, della legge della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo nella parte in cui stabilisce, per la coppia, - di cui all’art. 5, comma 1, della medesima legge - il divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, qualora si riscontrino situazioni d’ infertilità/sterilità comprovata di uno o entrambi i partner in cui non si possa disporre di propri gameti competenti.

2 Qual è il cambiamento più significativo apportato da queste nuove linee guida?

Oltre alla riabilitazione delle procedure con donazioni di gameti, viene definita la possibilità di trattare coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche o infettive, la selezione degli embrioni grazie al loro studio genetico, e la possibilità di crioconservazione dei gameti per patologie o terapie a rischio di esaurimento funzionale delle gonadi.

Di fatto, le linee guida valorizzano il fattore temporale, che si concretizza in 3 differenti aspetti e condiziona le strategie diagnostiche e terapeutiche: età della donna, riserva ovarica e tempo dedicato alla ricerca di prole.
Viene considerato che:

  • la fertilità della donna diminuisce a partire dai 25-28 anni con considerevole calo a partire dai 35 anni
     
  • il patrimonio follicolare (riserva ovarica) presente già dalla nascita è suscettibile di irreversibile depauperamento oltre che di invecchiamento cellulare; esiste una soglia critica al di sotto della quale vi è una riduzione della potenzialità riproduttiva della donna
     
  • la durata dell'infertilità è un criterio che seleziona la prognosi riproduttiva

Tali concetti hanno permesso:

  • di definire infertile la coppia con assenza di concepimento dopo 12 mesi di ricerca, che si riducono a 6 mesi compiuti i 35 anni

  • di sconsigliare le inseminazioni intrauterine (IUI) superati i 35 anni

  • di porre indicazione alla fecondazione in vitro (FIVET) dopo 2 anni di ricerca prole infruttuosa, che si riducono a 12 mesi superati i 38 anni

  • di porre indicazione alla fecondazione in vitro (FIVET) in caso di bassa riserva ovarica.

 

3 Queste nuove disposizioni come intervengono a tutela della salute della donna e del nascituro?

È raccomandato il trasferimento di un singolo embrione e, in casi selezionati, fino a un massimo di due: in caso di ovodonazione mai più di uno.

Si raccomanda un’attenta valutazione clinica nell’ ammissione alla PMA in donne con rapporto rischi-benefici sfavorevole per concomitanti patologie di base (diabete, indice di massa corporea (BMI) superiore a 30, patologie autoimmuni genetiche, pregressi interventi sull’utero.

Si raccomanda di offrire alla coppia l’attività di consulenza e sostegno psicologico.

4 Qual è il valore del consenso informato nella PMA?

È molto importante sapere che il valore del consenso informato è revocabile fino al momento della fecondazione dell’ovulo o, in caso di diagnosi preimpianto, fino al momento del transfer. I doveri genitoriali si acquisiscono con la sottoscrizione del consenso iniziale; in caso di congelamento embrionario la donna può richiedere in futuro l’impianto dell’embrione anche se il partner sia deceduto o la coppia sia separata o divorziata.

5 Con queste nuove linee è stato fatto davvero un passo avanti?

Sì, certo, ma purtroppo c’è ancora molta strada da percorrere. Ancora oggi la PMA, e in particolare la donazione dei gameti, è uno dei grandi tabù della società italiana. Questo è da imputare principalmente alla scarsa informazione e alla mancanza, da parte delle istituzioni, di ideare campagne di sensibilizzazione volte a favorire la conoscenza.

Di fatto, in Italia non ci sono donatori di spermatozoi e ovociti, né banche apposite. Il 99% dei gameti, infatti, proviene dall’estero. Quello che manca è la consapevolezza su un tema di estrema importanza, e a dirlo sono i dati: nel nostro Paese circa il 20% della popolazione soffre di infertilità! Ignorare un problema di questo tipo è controproducente, oltre che assolutamente anacronistico, in un periodo di ”pericolosa” denatalità.

6 Come si fa a donare gli ovuli o gli spermatozoi?

Donare è un atto di altruismo, ma anche di impegno sociale. Possono donare tutte le donne tra i 20 e i 35 anni e tutti gli uomini tra i 18 e i 40 anni, screenati per le maggiori patologie genetiche e infettive e che godono di buona salute generale.

Ovviamente chi si presta a donare deve esprimere, nel corso di counselling psicologico, una reale e convinta volontà. Chi fosse interessato può collegarsi al sito di CECOS Italia, per verificare i centri specializzati, e intraprendere questo percorso.

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