Quando ricorrere alla protesi per l'artrosi d'anca?
L'intervento di sostituzione dell'anca mira a ridurre il dolore e migliorare la qualità della vita attraverso la rimozione delle parti danneggiate e la loro sostituzione con componenti artificiali.
L'artrosi di anca, o coxartrosi, è un disturbo articolare degenerativo che colpisce prevalentemente l'articolazione dell'anca, provocando un deterioramento progressivo della cartilagine.
Questa patologia può originare da una varietà di cause, tra cui l'invecchiamento naturale, sollecitazioni meccaniche eccessive dovute ad attività fisiche intense o a lungo termine, sovrappeso che aumenta la pressione sulle articolazioni, nonché deformità articolari congenite o acquisite.
La perdita di cartilagine porta a un contatto diretto tra le ossa, causando dolore, infiammazione, e limitazione nei movimenti.
I sintomi si manifestano tipicamente come dolore acuto all'inguine, alla coscia, o al ginocchio, che si intensifica durante e dopo l'attività fisica e si attenua con il riposo.
La rigidità mattutina o dopo periodi di inattività è comune, così come la diminuzione della flessibilità dell'anca, che compromette la capacità di piegarsi o di camminare normalmente.
Nei casi avanzati, i sintomi possono diventare persistenti, limitando severamente le attività quotidiane e influenzando negativamente la qualità della vita. L'avanzamento della coxartrosi può portare a un dolore costante, anche durante il riposo notturno, limitando ulteriormente la mobilità e peggiorando le condizioni generali del paziente.
Indice
1 Quali sono le principali tipologie di protesi d'anca?
Le protesi d'anca rappresentano una soluzione chirurgica per i casi avanzati di artrosi, quando i metodi conservativi non sono più efficaci. La scelta della protesi dipende da diversi fattori come l'età, il livello di attività del paziente e le sue condizioni generali di salute.
Le protesi totali dell'anca sostituiscono sia la cavità acetabolare che la testa del femore, offrendo un'alternativa per i pazienti con danni estesi a entrambe le parti dell'articolazione.
Le emiprotesi, invece, sono indicate per i pazienti che necessitano della sostituzione di una sola parte dell'articolazione.
I materiali usati nelle protesi sono:
- metallo
- ceramica
- polietilene
Questi materiali sono scelti per le loro proprietà di durata e compatibilità con il corpo umano.
La ceramica offre eccellenti proprietà di resistenza all'usura e minima generazione di detriti, il che è cruciale per evitare reazioni infiammatorie e garantire la longevità dell'impianto. Il metallo, noto per la sua resistenza e durabilità, è una scelta comune per i pazienti più giovani e attivi. Il polietilene, utilizzato principalmente nei componenti acetabolari, è apprezzato per la sua capacità di ridurre l'attrito, essenziale per il corretto movimento e la funzionalità dell'anca artificiale.
2 In che cosa consiste l'intervento di sostituzione dell'anca?
L'intervento di sostituzione dell'anca, conosciuto anche come artroplastica, è una procedura chirurgica finalizzata a alleviare il dolore e ripristinare la mobilità in pazienti con artrosi avanzata.
Durante la chirurgia, il chirurgo ortopedico rimuove le parti danneggiate dell'articolazione e le sostituisce con le componenti artificiali della protesi.
Questo processo può essere realizzato attraverso diverse tecniche chirurgiche, determinate principalmente dall'accesso all'articolazione, che può essere anteriore, laterale o posteriore.
La scelta della tecnica dipende dall'esperienza del chirurgo e dalle specifiche necessità del paziente.
Dopo la rimozione delle parti lesionate, si procede con l'inserimento della protesi, che può essere fissata all'osso tramite cemento chirurgico o mediante tecniche di fissazione biologica, che permettono una crescita ossea intorno all'impianto.
Segue un periodo critico di riabilitazione, durante il quale il paziente lavora con fisioterapisti per recuperare la forza, la mobilità e la funzionalità dell’anca.
3 Quali sono i rischi e le complicazioni associate all'intervento?
Nonostante l'alta percentuale di successo, l'artroplastica dell'anca comporta rischi e potenziali complicazioni, come:
- infezioni post-operatorie
- trombosi venosa profonda
- lussazione della protesi
- possibile usura o rottura dei componenti impiantati.
Inoltre, esiste il rischio di reazioni allergiche ai materiali della protesi o di differenze di lunghezza degli arti post-intervento.
Un'attenta selezione del paziente, una pianificazione chirurgica precisa, e un rigoroso protocollo post-operatorio sono essenziali per ridurre questi rischi. La collaborazione del paziente nel seguire le indicazioni post- operatorie e nel partecipare attivamente al programma di riabilitazione è fondamentale per un recupero sicuro e per massimizzare i risultati dell'intervento.
4 Qual è il percorso di recupero post-operatorio?
Il percorso di recupero post-operatorio dall'intervento di sostituzione dell'anca è un aspetto cruciale per garantire il successo dell'operazione e una buona qualità di vita successiva.
Questo processo inizia subito dopo la chirurgia, quando al paziente viene richiesto di iniziare a muoversi il più presto possibile per evitare complicazioni quali la trombosi venosa profonda. La mobilizzazione precoce è fondamentale per promuovere la circolazione sanguigna e prevenire la formazione di coaguli.
Il programma di riabilitazione prosegue con esercizi mirati e graduati, che puntano al rafforzamento muscolare e al recupero della mobilità articolare. L'uso di ausili come stampelle o deambulatori può essere necessario nelle prime fasi per aiutare il paziente a muoversi in sicurezza, riducendo il carico sull'anca operata.
La durata del recupero varia individualmente e può estendersi da tre a sei mesi, a seconda delle condizioni preoperatorie del paziente, della sua età e del tipo di protesi impiantata.
Durante tutto il periodo di convalescenza, è essenziale mantenere una stretta comunicazione con il team medico e seguire attentamente le raccomandazioni fornite, incluse quelle relative alle attività da evitare per non sovraccaricare l'articolazione e compromettere il successo dell’intervento.
Filippo Cardillo
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