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L’ultima frontiera per la cura dell’artrosi della mano

L’ultima frontiera per la cura dell’artrosi della mano

L'infiltrazione endo e peri-articolare di collagene può aiutare nel trattamento della rizoartrosi

La rizoartrosi, cioè il processo degenerativo a carico dell’articolazione trapezio-metacarpale della mano (TMC), si manifesta generalmente tra i 50 e 60 anni. Nella donna esordisce frequentemente con la menopausa, mentre nell’uomo è più legata a fenomeni di uso eccessivo.
 

Dottore, quali sono i sintomi più comuni della rizoartrosi?

Generalmente il paziente accusa un dolore localizzato e fastidioso alla base del pollice, che compare quando vengono eseguiti movimenti come girare una chiave, aprire un coperchio o svitare un tappo. Il dolore può comparire anche a riposo e di notte e si può irradiare al polso ed avambraccio. Si assiste inoltre ad una progressiva riduzione della forza, della mobilità e ad una deformazione della base del pollice.
 

Come può essere curata?

Il trattamento iniziale è di tipo conservativo. Il primo step è l’applicazione di uno splint o tutore H24 per alcune settimane: la riduzione dei movimenti e dell’attrito dei capi articolari porta ad una diminuzione del dolore e ad un irrigidimento delle strutture ligamentose che contengono l’articolazione.
Contemporaneamente si devono assumere condroprotettori, che sono il secondo cardine della terapia: essi trovano la massima efficacia se l’articolazione è immobilizzata, poiché non essendoci “l’effetto usura” dovuto allo sfregamento dei due capi articolari, la cartilagine si può rigenerare. Con la sinergia di questi due provvedimenti si ottiene il massimo risultato.
Può accedere però che questa terapia iniziale non funzioni, si passa quindi a cure più invasive come la terapia infiltrativa con acido ialuronico, oppure il trattamento con le cellule staminali mesenchimali prelevate dal proprio grasso addominale.
 

Esistono tecniche alternative?

Sì, si può usare l’infiltrazione endoarticolare e periarticolare di dispositivi medici a base di collagene di origine suina, il più simile ed affine al collagene umano, che associa sostanze definite ancillari o veicolanti, di origine vegetale o minerale, che veicolano il collagene con maggiore efficacia e specificità.

Quali sono i suoi vantaggi?

Questi dispositivi migliorano l’assetto istologico delle strutture anatomiche in cui è presente il collagene e forniscono un supporto meccanico, con evidente effetto positivo sulla “stabilizzazione della ipermobilità articolare”. Svolgono un’attività ristrutturante, di riparazione e rimodellamento agendo così sul dolore, sul movimento e quindi sulla qualità della vita. Inoltre, contribuiscono al contenimento del deterioamento fisiologico delle articolazioni e dei tessuti, controbilanciando gli effetti dovuti a varie cause tra cui l’invecchiamento, vizi posturali, malattie croniche concomitanti, traumi e lesioni.
 

Per quale tipologia di soggetti può essere maggiormente indicata?

Considerata la sua efficacia terapeutica, è uno step quasi obbligatorio per tutti i pazienti con rizoartrosi.

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