Esofagite da reflusso: cos’è, sintomi, diagnosi e terapie
Con sintomi molto simili al reflusso gastrico, l'esofagite è un'infiammazione da tenere sotto controllo per evitare complicazioni future.
L’esofagite da reflusso è una forma di infiammazione erosiva dell’esofago terminale, causata da una malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) di grado medio-grave. In pratica, il contenuto acido o acido-biliare che risale dallo stomaco verso l’esofago danneggia la mucosa esofagea, provocando dolore, bruciore e altri disturbi tipici e atipici.
Si tratta di una condizione frequente, che molte persone indicano impropriamente come “gastroesofagite”, e che richiede una valutazione accurata da parte del gastroenterologo per prevenire complicanze nel lungo periodo.
Indice
1 Cos’è l’esofagite da reflusso (o gastroesofagite)
Per esofagite da reflusso si intende l’infiammazione erosiva di un tratto più o meno esteso dell’esofago terminale, secondaria a una malattia da reflusso gastro-esofageo non adeguatamente controllata.
È una diagnosi endoscopica: solo l’esofago-gastro-duodenoscopia (EGDS) permette di visualizzare direttamente la mucosa dell’esofago, identificare le erosioni e valutarne l’estensione tramite una classificazione standardizzata (classificazione di Los Angeles).
Le erosioni sono ulcerazioni superficiali della mucosa esofagea che, nella maggior parte dei casi, guariscono dopo un adeguato ciclo di terapia con inibitori di pompa protonica (IPP). Se non trattate, però, possono dare origine a complicanze come sanguinamento digestivo o modificazioni della mucosa (esofago di Barrett).
2 Classificazione di Los Angeles e gradi di esofagite
La classificazione di Los Angeles è la scala più utilizzata per descrivere la gravità dell’esofagite erosiva da reflusso. Si basa sull’estensione e sulla confluenza delle erosioni:
Grado A: una o più erosioni della mucosa, di dimensioni inferiori a 5 mm, che non si estendono tra due pliche della mucosa.
Grado B: una o più erosioni maggiori di 5 mm, che tuttavia non si estendono tra due pliche adiacenti.
Grado C: erosioni che si estendono tra due o più pliche mucose, coinvolgendo meno del 75% della circonferenza esofagea.
Grado D: erosioni che interessano almeno il 75% della circonferenza esofagea.
Domande frequenti come “cos’è l’esofagite di grado A?” o “cosa significa esofagite di grado B secondo la classificazione di Los Angeles?” trovano risposta proprio in questo sistema di stadiazione.
3 Complicanze: esofago di Barrett e restringimenti
Se l’esofagite da reflusso non viene adeguatamente trattata, l’infiammazione cronica può portare a:
- emorragie digestive (in genere modeste), dovute alla fragilità della mucosa erosiva
- metaplasia intestinale dell’esofago terminale, cioè la trasformazione del normale epitelio squamoso in epitelio colonnare simile a quello intestinale.
Questa condizione prende il nome di esofago di Barrett ed è considerata una lesione precancerosa. Per questo motivo, i pazienti con esofago di Barrett necessitano di controlli endoscopici periodici con biopsie mirate, per valutare nel tempo l’estensione della metaplasia e rilevare precocemente eventuali segni di trasformazione neoplastica.
In un numero non trascurabile di casi, l’estensione della metaplasia può ridursi con una terapia antisecretiva gastrica prolungata. Al contrario, nei pazienti che mostrano un incremento progressivo della metaplasia o la presenza di cellule con potenziale trasformazione maligna, si può valutare il ricorso a procedure endoscopiche di ablazione del tessuto sospetto.
È più rara, ma possibile, anche la formazione di restringimenti cicatriziali (stenosi) dell’esofago terminale, che possono manifestarsi con disfagia persistente.
4 Sintomi dell’esofagite da reflusso: tipici e atipici
I sintomi dell’esofagite da reflusso sono sovrapponibili a quelli della malattia da reflusso gastro-esofageo, in genere con maggiore intensità.
Sintomi tipici
I disturbi più caratteristici sono:
- bruciore retrosternale (pirosi), spesso descritto come una sensazione di fuoco che risale dallo stomaco verso la gola
- rigurgito acido, cioè la risalita di contenuto gastrico amaro o acido fino in bocca.
Sintomi atipici
Tra i sintomi atipici dell’esofagite da reflusso possono comparire:
- tosse secca, soprattutto al mattino
- mal di gola ricorrente
- raucedine o abbassamento della voce, senza segni di infezione faringea o delle vie respiratorie
- sensazione di nodo in gola o di secrezioni che non si riescono a eliminare
In alcuni casi può comparire una disfagia “bassa”, cioè una difficoltà al transito del bolo alimentare nell’esofago, dovuta a spasmi esofagei legati all’irritazione infiammatoria.
Quando la disfagia è persistente, è fondamentale effettuare uno studio radiologico o endoscopico dell’esofago per escludere altre cause, anche più serie.
5 Come si fa la diagnosi di esofagite da reflusso
La diagnosi di esofagite da reflusso è endoscopica: solo l’esofago-gastro-duodenoscopia (EGDS) permette di:
- identificare l’eventuale esofagite erosiva
- valutarne grado ed estensione secondo la classificazione di Los Angeles
- evidenziare la presenza di ernia iatale e altre patologie che possono mimare o contribuire ai sintomi del reflusso.
Diverso è il discorso per la malattia da reflusso gastro-esofageo in senso lato, che spesso è una diagnosi clinica, basata sui sintomi tipici e atipici riferiti dal paziente. Un’anamnesi accurata deve approfondire:
- da quanto tempo sono presenti i disturbi
- in quali momenti della giornata compaiono
- il rapporto con i pasti
- il rapporto con la posizione del corpo (eretta o supina).
Quando il paziente non risponde in modo soddisfacente alla terapia standard o quando il quadro clinico è complesso, possono essere indicati esami di approfondimento:
- pH-impedenzometria esofago-gastrica delle 24 ore: misura con precisione il tempo di esposizione acida dell’esofago e rileva anche i reflussi non acidi ed è utile per correlare i sintomi agli episodi di reflusso e per valutare l’efficacia della terapia in corso.
- Esofago-gastro-duodenoscopia (EGDS): valuta la presenza e il grado di esofagite, la dimensione di un’eventuale ernia iatale e altre patologie (ulcere, tumori, ecc.).
- Manometria esofagea: fornisce informazioni sulle anomalie motorie dell’esofago che possono causare sintomi simili a quelli del reflusso (es. disfagia, dolore toracico non cardiaco).
6 Alimentazione, cibi da evitare e comportamenti utili
Anche se non esiste una dieta valida per tutti, alcune indicazioni generali possono aiutare a ridurre i sintomi.
Cibi e bevande da limitare
In linea generale, nei pazienti con malattia da reflusso ed esofagite è consigliabile:
- evitare i superalcolici
- assumere il caffè preferibilmente a stomaco pieno o con latte, anziché a digiuno
- evitare pasti molto abbondanti, in particolare se ricchi di grassi animali
In passato si è osservato che alimenti come cioccolato e menta possono ridurre il tono dello sfintere esofageo inferiore, favorendo il reflusso; tuttavia, la loro reale rilevanza clinica è ancora un argomento di discussione.
Comportamenti utili nella vita quotidiana
Tra i comportamenti utili:
- nei pazienti con reflusso prevalentemente in posizione supina è opportuno evitare di sdraiarsi nelle prime due ore dopo un pasto completo
- può essere utile valutare con il medico piccoli aggiustamenti dello stile di vita (ad esempio gestione del peso corporeo, orari dei pasti, eventuale rialzo della testata del letto), in base al quadro individuale.
Per quanto riguarda i cosiddetti “rimedi naturali”, è sempre opportuno parlarne con lo specialista: alcune sostanze possono interagire con i farmaci o non essere adatte a tutti.
7 Quando rivolgersi allo specialista
È consigliabile rivolgersi a un gastroenterologo quando:
- i sintomi tipici del reflusso (bruciore retrosternale, rigurgiti acidi) compaiono frequentemente o persistono da tempo
- sono presenti sintomi atipici (tosse secca mattutina, mal di gola ricorrente, raucedine, abbassamento della voce) senza un’evidente causa infettiva
- si manifesta disfagia o la sensazione che il cibo “si fermi” in esofago
- i sintomi non rispondono o rispondono solo parzialmente alla terapia prescritta in precedenza.
In questi casi, lo specialista valuterà se approfondire con EGDS, pH-impedenzometria, manometria o altri esami.
8 Terapia dell’esofagite da reflusso
La terapia dell’esofagite da reflusso rientra nel trattamento delle malattie acido-correlate.
Storicamente, i primi farmaci utilizzati per ridurre la secrezione acida gastrica sono stati gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina (come Cimetidina, Ranitidina, Famotidina), che hanno migliorato in modo significativo la prognosi delle patologie correlate all’acidità gastrica, tra cui la malattia da reflusso gastro-esofageo.
Successivamente, questi farmaci sono stati in buona parte sostituiti da molecole con maggiore efficacia e migliore tollerabilità, gli inibitori di pompa protonica (IPP), tra cui:
- Omeprazolo
- Lansoprazolo
- Rabeprazolo
- Pantoprazolo
- Esomeprazolo
Nelle forme di reflusso più lievi e sporadiche, e nei casi in cui gli IPP non coprono l’intera giornata, si possono associare, su indicazione medica:
- antacidi “diretti”
- farmaci “da contatto” (es. alginati, magaldrato, idrossido di magnesio), la cui azione però è in genere limitata a circa due ore.
In definitiva, farmaco, dose, orario di assunzione e durata della terapia devono essere sempre stabiliti dal gastroenterologo, sulla base della visita e degli eventuali esami strumentali.
9 Prevenzione, monitoraggio e follow-up nel lungo termine
La prevenzione dell’esofagite da reflusso si basa su un trattamento adeguato e personalizzato della malattia da reflusso gastro-esofageo.
Poiché esiste una grande variabilità interindividuale in termini di gravità, durata e manifestazioni del reflusso, è compito del gastroenterologo valutare, caso per caso:
- quale sia il farmaco più adatto
- il dosaggio
- l’orario di assunzione
- la durata ottimale della terapia.
Per il monitoraggio clinico, spesso viene consigliata una visita di controllo ogni 6–8 mesi, mentre il monitoraggio endoscopico è indicato principalmente:
- nei pazienti con esofago di Barrett
- nei casi non responsivi alle dosi massimali di IPP
- quando compaiono sintomi nuovi o sospetti (ad esempio disfagia persistente).
10 Domande frequenti
Quali sono i sintomi dell’esofagite da reflusso?
I sintomi principali sono bruciore retrosternale e rigurgito acido. Possono essere presenti anche tosse secca, mal di gola, raucedine, sensazione di nodo in gola e, talvolta, difficoltà a deglutire.
Che differenza c’è tra reflusso gastro-esofageo ed esofagite?
La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) è la condizione in cui il contenuto gastrico risale in esofago causando sintomi.
L’esofagite da reflusso è una complicanza della MRGE, in cui la mucosa esofagea risulta effettivamente infiammata ed erosiva all’endoscopia.
Quanto dura l’esofagite da reflusso?
La durata è variabile. Nelle forme lievi, l’infiammazione può migliorare in poche settimane con una terapia adeguata e correzioni dello stile di vita; nei casi più complessi o in presenza di fattori di rischio persistenti, può essere necessario un trattamento prolungato e un follow-up regolare.
Con l’esofagite da reflusso cosa si può mangiare e cosa è meglio evitare?
In generale, è utile evitare pasti molto abbondanti, superalcolici e caffè a stomaco vuoto. È preferibile privilegiare pasti più piccoli e frazionati, consumati con calma, e parlare con il medico di eventuali alimenti che sembrano peggiorare i sintomi (es. cibi molto grassi, fritti, cioccolato, menta in alcune persone).
Si può guarire dall’esofagite da reflusso?
In molti casi, l’esofagite da reflusso guarisce con un trattamento farmacologico adeguato, associato a modifiche dello stile di vita. La presenza di complicanze come l’esofago di Barrett richiede però un monitoraggio periodico e una gestione personalizzata da parte dello specialista.
Giuseppe Parisi
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