Il trattamento della rizoartrosi
L’artrosi del pollice colpisce in maggioranza le donne dopo la menopausa e causa una progressiva perdita di forza della mano che può diventare invalidante.
È chiamata Rizoartrosi la degenerazione artrosica dell’articolazione che sta alla radice del pollice. Quest’articolazione è l’unione tra il 1° metacarpale e l’osso del carpo chiamato trapezio.
La conformazione di quest’articolazione è detta a “sella” con due superfici concavo-convesse. Tale aspetto permette un ampio grado di movimenti nei piani, con un complesso legamentoso e muscolare che li permette e, allo stesso tempo, mantiene la stabilità.
Indice
1 Quando si può parlare di rizoartrosi?
Quando vi è un’eccessiva lassità legamentosa, uno squilibrio muscolare o una conformazione del trapezio ipoplasica, l’articolazione lavora non centrata e come conseguenza vi è l’usura delle superfici articolari con l’instaurarsi dell’artrosi: tale quadro porta a delle superfici articolari non più lisce e che alla lunga si deformano nel tentativo di stabilizzarla.
Il dolore è una costante che inizialmente si presenta durante i movimenti di presa e di forza, come quello per aprire la macchinetta del caffè o girare le chiavi fino a essere costante anche a riposo diventando molto invalidante. La deformità con il tempo è visibile portando la zona ad assumere un aspetto detto “a spalla”. Con il tempo ci può essere una rigidità che limita l’abduzione (apertura del pollice) riducendo la capacità di presa.
2 Chi è più colpito?
I sintomi dolorosi possono iniziare già nella 3a 4a decade di vita e interessano prevalentemente le donne, perché costituzionalmente presentano una maggiore lassità legamentosa. Nell’età della menopausa ne sono colpite 20 volte più degli uomini.
3 Dopo la diagnosi come si procede al trattamento?
La diagnosi è fatta dallo specialista che a un esame clinico farà seguire una radiografia con proiezioni mirate all’articolazione trapeziometacarpale.
A volte la radiografia si esegue per entrambe le mani in modo da poter confrontare i due lati e studiare la lesione secondo criteri radiologici definiti. Fatta la diagnosi e la valutazione dello stadio di progressione della patologia, si potrà procedere a delle proposte di trattamento in base al quadro.
I trattamenti della rizoartrosi comprendono quelli conservativi, che vanno dalla somministrazione di farmaci antinfiammatori con uso di tutori dedicati associando della fisioterapia mirata a ridurre l’infiammazione ed a un riequilibrio dell’attività muscolare.
Una fase successiva potrà includere l’infiltrazione intrarticolare di farmaci a base di acido ialuronico e/o cortisone. Vi sono anche trattamenti infiltrativi con concentrati piastrinici (PRP) che richiedono un’attrezzatura particolare poiché prevedono un prelievo sanguigno e la sua centrifugazione per ottenere il preparato da infiltrare.
Lo scopo è quello di sfruttare la proprietà in qualche modo rigenerativo di tale concentrato che comunque non potrà rigenerare lesioni gravi. Ultima scelta o prima, sempre in base al quadro clinico radiografico sarà quella chirurgica.
4 In cosa consiste l’intervento chirurgico?
L'intervento consiste fondamentalmente nell'eliminare l'articolazione malata. Questo si ottiene per mezzo di varie tecniche che il chirurgo specialista sceglierà in base al quadro clinico e le esigenze funzionali del paziente.
Tali metodiche possono prevedere l’osteotomia correttiva (Osteotomia di Wilson), la formazione di giunto fibroso tra i due capi articolari (pseudoartrodesi), la fusione articolare (artrodesi), l’asportazione del trapezio (trapeziectomia) con o senza tenosospensione. Per quest’ultima tecnica vi sono molte modalità che possono prevedere anche l’uso di sistemi di sospensione o spaziatori artificiali.
Non ultima vi è la tecnica che sostituisce in toto l’articolazione mediante l’applicazione di una vera e propria artroprotesi. Ognuna di queste tecniche prevede benefici e rischi che andranno valutati e conosciuti mediante un’accurata informazione.


Daniele Gianolla
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