La dieta chetogenica: cos’è, come funziona e a chi è consigliata
Facciamo chiarezza sulla dieta chetogenica con il Dott. Paolo Favretto, dietologo specializzato in Scienza dell'Alimentazione.
Il drammatico aumento della prevalenza di obesità e diabete è diventato un grave problema di salute per tutti i sistemi sanitari. E sappiamo bene che quando si parla di sovrappeso e obesità, subito si associa il concetto a quello della dieta. Forse anche per questo negli ultimi anni sono nate tante diete, alcune corrette altre meno, tutte diverse tra di loro, spesso opposte.
Tra queste la dieta chetogenica, ormai molto in voga, invece non è “nuova”: le sue origini sono antiche, diciamo che è nata insieme all’uomo, in quanto è un meccanismo fisiologico del nostro organismo e gli studi sui pazienti risalgono ai primi anni del ‘900 per la cura dell’epilessia.
La sua grande popolarità si basa sulla rapida perdita di peso, soprattutto di massa grassa preservando quella magra, l’aumento del senso di sazietà e l’aderenza alla dieta rispetto a quelle a basso contenuto in grassi.
Indice
1 Quanti tipi di alimentazione chetogenica esistono?
Parlando di dieta chetogenica, sarebbe meglio dire diete chetogeniche, perché non si fa riferimento ad un unico regime dietetico, in quanto la caratteristica comune alle diete chetogeniche è quella di apportare bassissime quantità di carboidrati, ma possono variare nelle percentuali dei lipidi (grassi) e delle proteine. Proprio questa varietà potrebbe generare confusione e essere all’origine delle apparenti contraddizioni che a volte ricorrono parlando di dieta chetogenica.
Il primo “mito” da sfatare è che la dieta chetogenica non è necessariamente, come spesso si sente dire, una dieta iperproteica (come ad esempio la Dukan) e quindi non espone il soggetto a potenziali rischi per la salute dovuti all’eccesso proteico.
Per semplificare in questo articolo tratterò solo della dieta chetogenica classica e in particolare della VLCKD (very low calorie ketogenic diet).
2 Quali sono le differenze tra dieta chetogenica classica e VLCKD?
La dieta chetogenica classica, utilizzata già ai primi del ‘900 per la terapia dell’epilessia, è una dieta normocalorica, cioè la quantità di calorie viene calcolata in base al fabbisogno energetico del singolo individuo e si raggiungono tranquillamente le 1500-2500 kcal al giorno.
Invece, la dieta VLCKD, è una dieta fortemente ipocalorica, sempre al di sotto delle 800 kcal giornaliere. L'altra differenza sostanziale è che la dieta chetogenica classica apporta molti più lipidi rispetto alla VLCKD.
La VLCKD è una dieta
- normoproteica
- ipoglucidica
- ipolipidica (ha un basso contenuto grassi)
La dieta chetogenica classica, invece, è
- normoproteica
- ipoglucidica
- iperlipidica (ha un alto contenuto di grassi)
A questo punto, d’ora innanzi, farò riferimento alla sola VLCKD in quanto è la dieta che negli ultimi anni ha avuto più riscontri scientifici in questo ambito e le informazioni che arrivano dai numerosissimi studi la definiscono ormai non più come una “semplice” dieta, ma come una vera e propria “terapia non farmacologica”, con numerosissimi riscontri positivi in ambito clinico e per un ampio spettro di patologie, che vanno ben oltre il trattamento del solo sovrappeso e dell’obesità.
Ad esempio una delle patologie più severe in crescita esponenziale, strettamente correlata ai problemi del peso, è sicuramente il diabete. Il diabete mellito di tipo 2 è stato a lungo identificato come una malattia cronica incurabile. Recentemente invece sono comparse evidenze scientifiche del fatto che la reversibilità del diabete tipo 2 è realizzabile utilizzando diete a basso contenuto calorico e con restrizione di carboidrati (VLCD e VLCKD).
3 La chetosi: cos’è e come indurla
La chetosi o chetogenesi è un meccanismo fisiologico fondamentale del nostro organismo per la metabolizzazione e genesi energetica.
La chetosi è il nostro “farmaco“ brucia grassi: uno stato particolare che induciamo nel nostro corpo con un’alimentazione controllata, sotto tutela medica, per far sì che al posto degli zuccheri (che introdurremo in misura ridotta e quindi non sufficiente a soddisfare le richieste, in particolare del cervello) vengano utilizzati come fonte di energia i nostri stessi grassi che saranno il carburante sostitutivo.
Quando inizia la chetosi?
La chetosi si ottiene quando l’apporto di zuccheri è inferiore ai 50 g al giorno.
Questo provoca un abbassamento dell’insulina (ormone che abbassa la glicemia), mentre l’apporto esogeno di amminoacidi induce un aumento di glucagone (ormone che alza la glicemia) che, per i suoi effetti sul metabolismo lipidico, promuove un’aumentata lipolisi dei tessuti adiposi, che verranno utilizzati a scopo energetico.
In questa situazione nelle cellule epatiche verranno prodotti anche i corpi chetonici (da qui il nome di dieta chetogenica), questi sono: l’acetoacetato, il 3-idrossibutirrato e l’acetone che si accumulano nel sangue e vengono utilizzati da altri tessuti o eliminati con le urine.
In particolare il cervello, utilizza come combustibile al posto degli zuccheri proprio i corpi chetonici che, a differenza degli acidi grassi, possono oltrepassare la barriera emato-encefalica.
I corpi chetonici sono una “benzina” molto performante, più dello zucchero, questo spiega per esempio l’aumentata energia che molte persone percepiscono durante una dieta chetogenica, ma anche il migliore controllo che si ha della fame rispetto a tutte le altre tipologia di diete anche se più caloriche.
I chetoni, in particolare il 3-idrossibutirrato, sono anche potenti antinfiammatori e questo spiega in parte gli effetti “farmacologici” di questo tipo di dieta nei confronti di svariate patologie.
Un ultimo aspetto che va chiarito è quello che durante la VLCKD si instaura una chetosi fisiologica, che non ha implicazioni negative sulla salute e va nettamente distinta dalla chetosi patologica, che può comparire ad esempio in un diabete scompensato in forma di chetoacidosi diabetica, situazione pericolosa per la vita.
4 Dieta chetogenica a basso contenuto calorico con pasti sostitutivi
La VLCKD è standardizzata da un lavoro europeo pubblicato nel 2021 che ne definisce modalità, quantità e tempi, sarà comunque lo specialista che vi seguirà a individualizzare questi aspetti.
Un punto fondamentale è l’utilizzo di pasti sostitutivi, oramai grazie all’industria alimentare, molto simili ai comuni pasti che consumiamo tutti i giorni, ma ottimizzati nelle loro caratteristiche.
I pasti sostitutivi apportano molti vantaggi come:
- alto valore biologico delle proteine che permettono di tamponare una eventuale perdita di massa magra
- alta digeribilità delle proteine
- elevato assorbimento.
Inoltre, i pasti sostitutivi possono contribuire ad una dieta meglio bilanciata dal punto di vista nutrizionale, soprattutto se inferiore alle 1000 kcal come nella VLCKD, dove con soli alimenti “normali” si rischia la carenza di micronutrienti.
L’esperienza insegna che i pasti sostitutivi migliorano l’aderenza e l’accettabilità della dieta e fanno sentire meno la mancanza dei carboidrati; inoltre sono già grammati e spesso pronti all’uso, quindi anche la preparazione dei pasti richiede poco tempo.
Con i pasti sostitutivi il protocollo è semplice da seguire ed è più difficile incorrere in errori involontari.
Per evitare di bloccare il meccanismo della chetosi, è importante controllare l’introduzione dei carboidrati, spesso nascosti in cibi insospettabili o presenti in molte bevande, ma anche in farmaci in particolare: sciroppi, compresse effervescenti o bustine ne possono contenere in quantità significativa.
Oltre ai pasti sostitutivi ci deve essere un’adeguata introduzione di verdure, nei due pasti principali, ma non tutte le verdure sono concesse, per lo meno durante le due fasi iniziali strettamente chetogeniche.
L'idratazione è un aspetto da non trascurare ed è fondamentale per la corretta esecuzione della dieta. È importante l’introduzione di non meno di due litri di acqua al giorno.
A causa della ridotta quantità calorica dei primi due step di questa terapia dietetica, l’attività fisica dovrà essere limitata e leggera.
Con l’uscita dalla chetosi nel terzo step, invece, l’attività fisica andrà programmata in quanto cardine di uno stile di vita corretto, atto a mantenere nel tempo gli ottimi risultati che la VLCKD sarà in grado di farci ottenere.
5 A chi è consigliata la dieta cheto?
Soggetti con:
- BMI (indice di massa corporea) superiore a 30 (obesità), ma anche chi è in sovrappeso (BMI tra 25 e 30) in presenza di altre patologie.
- Diabete mellito tipo 2
- Sindrome metabolica
- Ipertensione arteriosa
- Dislipidemie (colesterolo e trigliceridi elevati)
- Steatosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso”)
- OSAS (sindrome delle apnee ostruttive notturne) in soggetti sovrappeso
- PCOS (policistosi ovarica) ed endometriosi
- Problematiche relative alla fertilità, sia femminile che maschile
- Post-gravidanza se il peso residuo è eccessivo
- Emicrania
- Psoriasi
- Pre-intervento di chirurgia bariatrica
- Adiposità localizzata (cellulite)
- Problematiche ortopediche correlate all’eccesso di peso corporeo
- Menopausa con aumento ponderale
6 Quali sono le controindicazioni?
Non tutti possono sottoporsi a questa dieta, ci sono alcune patologie che pregiudicano l’approccio a questo piano alimentare, come:
- grave insufficienza epatica o renale
- Diabete Mellito di tipo 1 (insulino-dipendente)
- recente infarto miocardico
- neoplasia in atto
- gravi disturbi alimentari (ad. esempio l’anoressia)
- gravidanza e allattamento
Nei bambini non è consigliata, salvo il caso di patologie gravi genetiche e non, che la richiedano.
7 Quali sono i sintomi della chetosi?
- Fame
- Cefalea
- Stanchezza
- Insonnia
- Nausea e vomito
- Vertigini
- Stato confusionale/ difficoltà di attenzione e concentrazione.
- Stitichezza.
I sintomi possono esserci, ma anche no: molte persone entrano in chetosi senza accorgersi. È importante sapere che eventuali sintomi sono transitori nei primi giorni e autolimitanti, in particolare se si seguono le indicazioni del proprio referente sanitario.
A questo proposito è importante ribadire che trattandosi di una terapia dietetica è assolutamente sconsigliato il fai da te e anzi va sempre seguita sotto stretto controllo medico o di altre figure abilitate in ambito nutrizionale, che siano pratiche nell’attuazione di questo tipo di protocolli nutrizionali.
Paolo Favretto
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