Il futuro dei trattamenti ortopedici di ginocchio e anca
Tra chirurgia robotica, realtà aumentata e protesi stampate su misura in 3D, passando dalla medicina rigenerativa.
Assistiamo in questi anni ad una prepotente invasione della tecnologia nel mondo della chirurgia articolare, il cui obiettivo
è sempre più quello di conservare, risparmiare, minimizzare le perdite di osso ed il danno ai tessuti, visti i risultati non sempre soddisfacenti del passato. La meno invasività, da non confondere con mini invasività, è il concetto che racchiude il topic dell’ortopedico moderno.
Indice
1 Le infiltrazioni articolari sono sempre efficaci?
Fino a 10 anni fa si proponevano ai pazienti, prima di giungere all’indicazione di una protesi, solo due possibilità: sopportare il dolore, migliorando però stile di vita e avvalendosi della fisioterapia, oppure adiuvare il dolore con le infiltrazioni di acido ialuronico.
Pur essendo un trattamento ancora oggi molto utilizzato, gli studi scientifici dimostrano che in molti casi un uso prolungato, spesso eccessivo in termini di numero di infiltrazioni, pur riducendo il dolore peggiorano lo stato articolare e fisico, in quanto il paziente avendo meno dolore non si applica né nel lavoro di tonificazione muscolare né nel cambiamento dello stile di vita (peso, fumo, alimentazione).
Il risultato è un peggioramento silente della patologia artrosica, che si manifesterà in maniera aggressiva e che porterà il paziente ad un decadimento fisico, poi difficile da recuperare anche dopo l’intervento di protesi articolare.
2 Quali sono i trattamenti chirurgici meno invasivi per il trattamento di anca e ginocchio?
La coxartrosi e la gonartrosi, patologie degenerative derivanti dall’usura della cartilagine dell’articolazione, rappresentano oggi una patologia prevalente nel giovane adulto e nel grande anziano.
I soggetti che ne soffrono sono distribuiti in fasce di età che vedono un aumento importante tra i 40 e i 60 anni, e che sono stabili nelle fasce di età superiori (tra i 60 e gli 80 anni). Per questo motivo è importante poter avere a disposizione più scelte chirurgiche, commisurandole e adattandole al paziente che si presenta in ambulatorio.
Il concetto di protesi, ad esempio, oggi è riduttivo perché nell’immaginario collettivo rappresenta un intervento sempre molto importante ed invasivo con uno strumento molto demolitivo.
In realtà non è più così perché, ad esempio, per il ginocchio oggi possiamo beneficiare di strumenti che ci permettono di tappare un buco della cartilagine con scaffold sintetici e biologici, oppure di rivestire in maniera anatomica un solo comparto del ginocchio con la protesi parziale, che può essere interna, esterna o della sola rotula, a seconda del caso.
Se invece il danno è maggiore, ed il paziente è giovane, la tecnologia ci può già offrire strumenti ed impianti protesici su misura stampati in 3D, molto leggeri e performanti in termini di movimento, per poter ricostruire al meglio l’intera articolazione, salvaguardando tutto ciò che non è danneggiato (ad esempio i legamenti crociati).
Ci possono essere delle alternative?
Sì, io pratico infiltrazioni più attive e propositive nel salvaguardare l’articolazione, provando ad iniziare questa cura con i più avanzati gel piastrici o concetrati di cellule mesenchimali da grasso, specie quando i danni sono iniziali.
Lo scopo è di ottenere un miglioramento non solo nei sintomi ma anche nell’ambiente articolare dove legamenti, menischi e superfici cartilaginee possono beneficiare di un ringiovanimento.
Queste tecniche, praticabili in ambulatorio o in piccole sale operatorie ambulatoriali, hanno molta più possibilità di allontanare il problema artosico di quanto non lo abbia l’acido ialuronico, specie nel paziente giovane o che comunque è molto attivo fisicamente, a prescindere dall’età.
3 Ci sono delle novità in arrivo per quanto riguarda le tecniche disponibili?
Sì, il settore di recente ha ripreso in mano tecnologie già esistenti, ma non ancora fruibili in questi anni, come la Realtà Virtuale e Realtà Aumentata. Le due tecnologie si sono fuse tra loro creando Realtà miste.
Queste tecniche di visualizzazione vengono applicate nella pianificazione degli interventi: si può simulare l’intervento stesso, cercando di comprendere come potrebbe essere il risultato, capire i passaggi cruciali ed allenarsi virtualmente nell’esecuzione.
Oggi si può utilizzare anche intra-operatoriamente un visore che sovrappone immagini ricostruite dell’intervento per verificare che tutto sia preciso e corretto, sia durante che al termine dell’impianto di una protesi.
Come si ottiene la meno invasività?
Si raggiunge con tecniche chirurgiche moderne che permettono di impiantare la protesi (che può durare a lungo nel caso di anca) rispettando i muscoli che sono il motore dell’articolazione grazie, ad esempio, alla via diretta anteriore che pratico in quasi tutti i casi con risultati, in termini di recupero dello stile di vita dei pazienti, spesso al di là delle mie stesse aspettative.
L’ausilio poi della chirurgia robotica, specie nell’impianto di protesi parziali di ginocchio e nei casi complessi di ginocchio e anca, ci forniscono un valido aiuto, come un amico fidato che non sbaglia mai.
4 Lei quale utilizza?
Utilizzo spesso la pianificazione perché ritengo, come la maggior parte della comunità scientifica ortopedica, che sia il momento più importante di ogni gesto protesico. Sto inoltre sviluppando un progetto di sensoristica intraoperatoria e, in parallelo, un sistema di realtà aumentata per agevolare alcuni passaggi cruciali ed ottenere dei dati sempre più realistici tra pianificazione e realtà di esecuzione.
5 Cosa immagina per il futuro?
Immagino che la tecnologia, oltre ad esserci di ausilio in ambito chirurgico, possa migliorare anche la gestione del paziente prima, durante e dopo l’impianto di una protesi.
La pandemia ha manifestato grandi lacune anche nel nostro campo, mostrandoci quanto è importante poter essere presenti quando non lo si può essere fisicamente. La werable tecnology (tecnologia indossabile) è il mezzo per poter colmare questa lacuna e presto, anche grazie a nuove APP, sarà possibile seguire e monitorare l’andamento di ogni paziente sempre più da vicino, senza violarne la privacy.
Davide Ranaldo
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