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Chirurgia refrattiva: quale tecnica scegliere?

Chirurgia refrattiva: quale tecnica scegliere?

Facciamo un po’ di chiarezza sulle diverse tecniche impiegate per correggere miopia, ipermetropia e astigmatismo.

Dott. Giancarlo Caprioglio

La chirurgia refrattiva ha lo scopo di correggere i principali difetti dell’occhio, cioè miopia, ipermetropia e astigmatismo. Scopriamo le tecniche a disposizione per correggerli.
 

Si sente spesso parlare di PRK. Quali sono le sue principali caratteristiche?

La PRK, o cheratectomia fotorefrattiva, ha inaugurato la stagione della chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri. Si tratta di una tecnica di superficie che consiste nell’ablazione meccanica dell’epitelio corneale sub-totale (circa 9 mm), dell’applicazione del laser ad eccimeri sulla cornea sottostante e successivamente di una lente corneale che favorisce la proliferazione dell’epitelio nel giro di 3-4 giorni. A epitelio riformato si asporta la lente corneale. La ripresa della capacità visiva è lenta e graduale e si completa nel giro di un paio di settimane. Durante la fase di guarigione si potrebbero avvertire dolori e una sensazione di corpo estraneo.
 

E la tecnica LASIK invece?

La LASIK ha rivoluzionato la chirurgia refrattiva in quanto è un intervento veloce, indolore e con un recupero visivo sorprendentemente rapido.
Si esegue una sezione corneale sub-totale, di misura prestabilita, con una cerniera nasale o superiore. Tale sezione viene eseguita dal laser a femto secondi (femto lasik). Il lembo corneale viene successivamente sollevato dal chirurgo e si esegue il trattamento della cornea sottostante con laser ad eccimeri. A fine intervento la cornea è riposizionata nella sua sede abituale. L’occhio viene bendato per alcune ore in maniera da favorire l’attecchimento della cornea sezionata. Molti pazienti già il giorno dopo vedono bene e possono riprendere la normale attività lavorativa.

Negli ultimi anni è stata introdotta la tecnica SMILE. Ci può spiegare in cosa consiste?

È una tecnica che esiste già da tempo e consiste nel ricavare un lenticolo all’interno della cornea. Il laser a femto secondi esegue un taglio superiore ed inferiore di 360°.
L’estrazione di tale lenticolo avviene attraverso un’apertura pe- riferica della cornea, con una incisione di circa 2-3 millimetri. In questo modo viene rispettata la superficie corneale e si evita la denervazione parziale della cornea che può portare, in alcuni pazienti con diminuita produzione lacrimale (occhio secco), a sequele post operatorie, peraltro risolvibili in breve tempo (senso di corpo estraneo). Ciò difficilmente succede se si è eseguito un attento esame pre operatorio che comprende l’esame della produzione lacrimale (Test Shirmer). La SMILE, pur avendo il vantaggio che si esegue con un solo laser (femto laser), è decisamente una tecnica più indaginosa della LASIK: non sempre il lenticolo si stacca subito facilmente ed è necessario completarne la liberazione con una spatolina adatta per facilitarne l’estrazione.
 

In cosa differiscono SMILE e LASIK?

La SMILE prevede un intervento più lungo rispetto alla LASIK, e spesso la ripresa del visus non è così immediata. Mi preme sottolineare che la Smile è una tecnica che affianca la LASIK e non la sostituisce. Certamente è preferibile usarla in un occhio secco dove la LASIK sarebbe assolutamente controindicata.
 

Lei quale tecnica utilizza?

Attualmente io mi comporto come molti chirurghi refrattivi e preferisco continuare con la tecnica LASIK, con la quale ho trattato numerosissimi pazienti con grande soddisfazione, tra cui mia figlia, riservando la SMILE ai casi che la richiedono obbligatoriamente.

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