Tecnica Smile: un sorriso per gli occhi
L’evoluzione delle tecniche laser impiegate ha permesso di perfezionare e rendere meno invasivi gli interventi di chirurgia refrattiva.
Verso la fine dello scorso millennio l’applicazione della strumentazione laser per la correzione dei difetti refrattivi ha aperto nuovi orizzonti. Il laser ad eccimeri, con la metodica PRK, ha permesso a molti pazienti miopi, e poi anche astigmatici, di raggiungere l’autonomia dagli occhiali.
Dottore, le è mai capitato di incontrare pazienti operati in passato?
Sì, ed è un fenomeno non raro. I pazienti che ho operato 20 anni fa mi riferiscono che da allora la loro vita è cambiata, ma nessuno di loro ha dimenticato l’intenso dolore postoperatorio nei giorni successivi ed il lento recupero: spesso trascorreva qualche settimana tra gli interventi dei due occhi (veniva infatti applicato un bendaggio per diversi giorni).
È cambiato qualcosa nelle tecniche impiegate con il passare degli anni?
Negli anni duemila la tecnica LASIK, con il sollevamento di un lembo corneale, ha permesso di risparmiare il tessuto epiteliale superficiale. Le prime applicazioni venivano però effettuate con un carrellino meccanico, che poteva essere fonte di problemi tecnici d’esecuzione. L’avvento del femtolaser ha reso possibile la realizzazione del flap corneale in maniera assolutamente più precisa e personalizzata alle esigenze del singolo caso clinico. Grazie a questa tecnica operatoria, ed al progressivo affinamento del laser ad eccimeri, è oggi possibile correggere tutti i principali difetti refrattivi: non solo miopia ed astigmatismo, ma anche l’ipermetropia e, in pazienti particolarmente selezionati, anche la presbiopia.
Quali sono le novità apportate dal femtolaser?
Permette di personalizzare i piani di taglio secondo le esigenze (per esempio anche in caso di trapianti corneali). Utilizzando questo principio, si è sviluppata una moderna tecnica chirurgica denominata SMILE (acronimo di SMall Incision Lenticule Extraction).
Questa tecnica rappresenta la nuova frontiera della chirurgia refrattiva: il laser disegna all’interno dello spessore corneale un lenticolo (che viene poi asportato dal chirurgo) in modo da far focalizzare correttamente i raggi luminosi sulla retina. Il passaggio di entrata per il chirurgo avviene attraverso una piccola apertura periferica di soli 2-3mm che assomiglia ad un sorriso (SMILE!), a differenza della tecnica LASIK dove il lembo viene sollevato con un’apertura circolare di circa 20mm.
Che vantaggi porta la SMILE?
Innanzitutto la salvaguardia delle fibre nervose superficiali della cornea, responsabili dello stimolo alla lacrimazione. In secondo luogo una miglior resistenza meccanica della cornea dopo l’intervento e, infine, la possibilità di correggere difetti più elevati. L’intervento SMILE è quindi da considerare in primis nel caso di pazienti con evidenza di problemi di lacrimazione e di occhio secco, nel caso di soggetti esposti a contatti cruenti come gli sportivi, ed infine in miopi più elevati, in quanto questa tecnica “consuma” una quantità di tessuto inferiore.
Sino a quali diottrie le miopie e gli astigmatismi possono essere curati?
La metodica SMILE corregge miopie fino a 10 diottrie ed astigmatismi fino a 5 diottrie: viene realizzata con un unico passaggio laser, è di rapida esecuzione, è indolore e garantisce tempi di recupero molto ridotti; richiede comunque un addestramento specifico dell’operatore.
La SMILE sostituisce le altre tecniche?
No, non va a sostituire la più versatile LASIK, con cui è possibile correggere tutti i tipi di difetto, ma costituisce sicuramente una soluzione più efficace nei casi sopracitati. È dunque consigliabile affidarsi ad un chirurgo in grado di scegliere e praticare la tecnica più adatta alle esigenze del caso clinico.
Roberto Marsilio
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